Cercò allora di ignorarla nei limiti del possibile, gli sarebbe passata quella infatuazione, pensò; ma poi parteciparono insieme alla gita sociale al Santuario della Maddalena Nera. Stettero in giro tutto il giorno e lui, pur non avendo il coraggio di farsi avanti, aveva avuto modo più volte di starle vicina. A tavola, sedendosi poco distante da lei, in alcuni tratti di camminata sul sentiero che portava alla chiesa, all’uscita dalla messa. Si era accorto che ne era davvero attratto riportando per fortuna l’impressione di essere in qualche modo ricambiato. Era bastato uno sguardo di lei un po’ più trattenuto, un contatto accidentale con il suo braccio, una battuta di lei che poteva avere, ripensandoci, un significato allusivo. Forse era la persona giusta, si disse. Forse non sarebbe stato più solo.
Così decise di farsi avanti, ma non mettendosi a parlarle, per carità. Non era mai stato infatti ‘l’arte sua’ il parlare. Le parole, soprattutto quando era agitato, gli venivano fuori come avrebbero potuto fare le persone accalcate in una discoteca in fiamme che avessero voluto mettersi in salvo attraverso un’unica uscita di emergenza. Si affastellavano l’una all’altra, senza un ordine e, a volte, senza neppure un senso logico. No, lui preferiva le parole scritte. Quelle rimanevano ferme, e poteva gestirle egregiamente. Sì, aveva deciso: le avrebbe inviato non una volgare mail, ma una lettera cartacea, come si usava una volta, scritta per di più con la penna stilografica del nonno. E se lei era, come lui era convinto che fosse, proprio quel tipo di persona, non solo avrebbe capito, ma anche apprezzato. E l’avrebbe conquistata.
Così, per un po’, non andò più alle riunioni del martedì del Club del Libro. Voleva concentrarsi sulla lettera senza distrazioni di sorta.
Così scrisse e riscrisse il testo più volte. Voleva che tutto fosse perfetto. Desiderava dire e non dire, usando parole che non fossero ricercate, ma neppure banali, che fossero intriganti ma non noiose. E anche il testo non avrebbe dovuto essere né breve da sembrare superficiale, né eccessivamente lungo da apparire prolisso. Voleva insomma farsi conoscere, interessarla, ma anche farle comprendere, con velati sottintesi, che avrebbe voluto qualcosa di più da lei di una semplice conoscenza amicale. Così, dopo svariati tentativi, finalmente il testo era pronto. In brutta copia, però. Ora doveva ‘solo’ riportarlo in bella grafia, visto che aveva deciso di scrivere la lettera a mano. Al computer o a macchina sarebbe stato infatti troppo impersonale e un modo freddo e distaccato di comunicare. E ricominciò il tormento. Fece diversi tentativi. Non aveva una buona grafia, è vero, ma non voleva neppure far sembrare la scrittura infantile. Doveva avere carattere rimanendo tuttavia leggibile, doveva essere dolce, ma forte. Non poteva accettare poi che lei potesse non capire qualche parola. Ognuna di esse aveva il suo posto e il suo significato irrinunciabile.
Infine, quando tutto fu pronto, preparò la busta e comprò il francobollo.
Ci aveva messo ben quindici giorni. Ma ne era valsa la pena.
L’indomani mattina uscì di buon grado. C’era una cassetta delle lettere vicino alla stazione, proprio accanto alla rivendita di tabacchi. Vi si recò deciso.
Ma durante il pur breve tragitto si accorse che, ad ogni passo, lo assaliva un nuovo dubbio. In che guaio si stava cacciando? Era proprio quello che voleva? E se poi lei lo avesse corrisposto? Come avrebbe dovuto comportarsi? Doveva davvero seguire il cuore, alla sua età?
Per un paio di volte si arrestò sul marciapiede a riflettere. Poi ripartiva titubante. Una volta addirittura fece per tornare sui suoi passi. Ma poi l’interesse per lei prevalse e, quando fu davanti alla cassetta, imbucò di getto la lettera prima di ripensarci.
Sulla via del ritorno sentì di essere felice. Aveva fatto la cosa giusta e poteva ritenersi soddisfatto. Si fermò poco distante a un bar per prendere un caffè e assaporare quella nuova sensazione piacevole. Sarebbe andato tutto bene, si disse, adesso ne era sicuro. Non restava che attendere.
Di lì a poco, un furgoncino delle poste si fermò accanto alla cassetta rossa. Ne uscì in fretta un ragazzo con un giubbotto giallo fosforescente. Da una tasca del marsupio estrasse un grosso sacco grigioscuro della spazzatura; in pochi gesti, la aprì imbustando dall’esterno l’intera cassetta. Poi, dopo aver messo lo scotch un po’ dappertutto, applicò un cartello autoadesivo sul bustone:
Come da programmazione aziendale la presente cassetta è dismessa a decorrere dalla data odierna.