La fabula e l’intreccio del racconto

Strettamente collegato al discorso sul tempo narrativo, di cui al capitolo precedente (–> La scelta della persona narrante, il punto di vista dell’Autore), è quello sulla differenza tra la fabula e l’intreccio del racconto.

La fabula è la cronistoria del racconto nell’accadimento reale dei fatti che lo compongono.

Un esempio: Orlando scopre che la moglie lo tradisce con un amico che vive in paese, tale Menico. Dopo tanti tentennamenti Orlando decide di affrontare il rivale, ma lo trova già morto. In paese, si pensa subito che a uccidere Menico sia stato Orlando anche se non ci sono prove. L’uomo, per fugare ogni sospetto, paga tutte le spese del funerale aiutando concretamente la vedova. La moglie di Orlando, rimasta con lui, cerca di rappacificarsi con il marito fino all’amara scoperta che chiuderà il racconto.

Come si vede, questa è l’ossatura sottostante il narrato ma non è ancora il racconto che altro non è se non la fabula piegata alla logica della narrazione; perché infatti ‘vi sia’ il racconto occorre che la fabula venga filtrata attraverso tutte quelle strategie che la rendano ‘raccontabile’ facendola diventare e, con una parola altisonante, letteratura. La fabula è dunque la parte fredda del racconto, la sinopia (–> sinopia), lo scheletrato su cui andrà innestata altra sostanza narrativa, ma anche e soprattutto la forma del narrato.

E per strategie narrative intendo tutti quegli espedienti che consentono per esempio di iniziare il racconto in un momento qualsiasi della fabula, recuperando la parte omessa attraverso i dialoghi dei personaggi o un flashback dell’Autore.

Possiamo cioè fare in modo che i personaggi, parlando tra loro, svelino gli antefatti contestualizzandoli nel presente, dando un senso alla realtà che stanno vivendo e che l’Autore va descrivendo. Continuando con l’esempio precedente di Orlando e Menico si potrebbe pensare di descrivere la moglie mentre, per vincere gli imbarazzanti silenzi del marito, nei cui confronti nutre forti sensi di colpa, decide di ringraziarlo per l’aiuto economico prestato alla vedova di Menico in occasione dei funerali. Il dialogo serrato, faticoso (ma sarà la sola moglie a parlare in quanto il marito rimarrà chiuso in un mutismo disarmante e ostinato) ‘spiegherà’ al lettore il perché della tensione tra i due, di quello che è accaduto, della relazione clandestina della donna, del fatto che lei stessa abbia temuto che il marito avesse assassinato il rivale.

Avrei potuto anche aprire il racconto sul cadavere di Menico o addirittura verso la conclusione vale a dire nel preciso momento in cui Orlando guarda attraverso uno sportello, in garage (fatto clou del racconto per la sua carica disvelativa) o in qualsiasi altro momento purché funzionale alla riuscita della composizione.

L’intreccio, dunque, ‘salta’ la scansione ordinaria degli eventi, mischiandoli tra loro e ripresentandoli al lettore in modo diverso, originale, procedendo per novità e sorprendendo costantemente chi legge. Mentre la fabula va dritta alla sua naturale conclusione la trama ha il compito invece di portare il lettore attraverso un percorso ottimale, prefissato, che saprà snocciolare i vari step di progressione e gli aspetti cruciali, in parte nascondendoli, in parte rivelandoli ma sempre con accortezza e solo a momento debito.

L’intreccio ha anche il compito di sviare il lettore dalla naturale conclusione portandolo a credere che il finale sia effettivamente quello che lui congettura, mentre in realtà l’autore ne ha in serbo un altro; così il racconto farà credere che sia imminente la confessione del marito di aver effettivamente eliminato il rivale mentre il racconto nelle ultime righe svelerà il motivo per il quale quest’ultimo si sia accollato le spese funerarie (per saperne di più sul racconto –> Penso a tutto io).

L’intreccio quindi, come si può capire, opera una scelta precisa di cosa mostrare al lettore, di quando mostrarlo e del perché, facendo leva sulla tensione, producendo attese, saziando curiosità ma creandone nel contempo delle altre, usando l’ambiente come valorizzazione di quanto sta accadendo, utilizzando i personaggi ‘per fare la storia’ e per portarla avanti, tracciando per essi ciò che è strettamente necessario al fine di poterli far replicare e muovere nella mente di chi legge.

Ma il travaso della fabula nell’intreccio è solo il primo passo verso la narrazione. Come si vedrà in seguito in altri articoli di questa stessa sezione, molto deve essere perché lo scritto diventi letteratura. Occorrerà intervenire sulla costruzione dei personaggi, sui dialoghi, sull’ambientazione, ma anche sulla modellazione della forma attraverso il taglio delle frasi, la scelta oculata delle parole più adatte, delle metafore più efficaci, incidendo anche sul flusso e sul ritmo narrativi. E tanto altro.

Ecco, da ultimo, una esemplificazione tra fabula e intreccio.


[space]

IN CONCLUSIONE

Dunque, ricapitolando, di cosa si è parlato in questa pagina:

della differenza tra fabula e intreccio e della importanza a tener ben distinti questi due concetti nella costruzione della storia.

[space]

Dai un’occhiata al libro SCRITTURA CREATIVA – ISTRUZIONI PER L’USO

[space]
[space]

[space]

↵↵ torna all’indice Scrittura creativa

<– La scelta della persona narrante, il punto di vista dell’Autore
–> Prendere spunto dalla realtà per creare un buon Personaggio

[space]

1 pensiero su “La fabula e l’intreccio del racconto

Lasciami un tuo pensieroAnnulla risposta