Un lampo di luce

buco-neroFranz e Nora non avevano fatto in tempo a scomparire che già Banco stava cercando di rimuovere il Gator da sotto il termosifone.
«Ma perché ti sei cacciato qui sotto?»
«Non fare lo spiritoso!» l’apostrofò arrabbiato Gator «mi ci hai ficcato tu qui buttandomi addosso il cuscino!»
Banco non rispose, ma stava ridendo. Nonostante tutti i tentativi, la sveglia sembrava però davvero incastrata.
«Collabora, per favore!» la esortò Banco «fa qualcosa, trattieni il respiro!»
«Io non respiro» fece indispettito Gator «io funziono».
Quest’ultima frase fu pronunciata all’unisono anche dal ragazzo giusto per rifargli il verso. Poi Banco sbottò: «Lo so già, Gator! Ti ripeti! Sei un po’ noioso. Lo sai vero?»
Visto che non riusciva a migliorare la situazione, Banco decise di passare alla maniere forti. Afferrò la scopa che si trovava dietro alla porta del bagno e ritornò dalla sveglia chinandosi come se dovesse fare una giocata a biliardo.
«Cosa stai facendo?» urlò preoccupato Gator «non vedo, non vedo, aiuto, non mi fido di te… cosa stai combinando? Aiuto, aiutooooooo…» Ma ormai era troppo tardi: Banco aveva fatto prendere la rincorsa al suo bastone. Si sentì un ‘stock’ secco e il Gator prese a rimbalzare prima contro la gamba del tavolo, poi contro il comodino per finire in un vaso di azalee appena innaffiato. «Aiuto, affogo, salvatemi, salvatemi».
«Guarda che è solo terriccio bagnato: non è il caso che ti fai prendere dal panico» lo rimbrottò Banco tirandolo fuori dal vaso. Lo asciugò alla bell’e meglio e lo mise sul letto.
«Uffi, me la sono proprio vista brutta!» sospirò Gator. «Con tutta quell’umidità. Potevo prendermi un cortocircuito!» Banco stava ridendo di nuovo.
«Siamo un po’ delicatini, eh?» disse.
«Delicatino? Io sono un meccanismo delicatissimo, sofisticato, non devo essere sballottato, urtato, lanciato e sbattuto! È chiaro?» lo ammonì Gator stizzito. Ma il ragazzo non lo stava neppure più a sentire. Aveva preso a pigiare di nuovo a caso i pulsanti della sveglia, spostando levette, indicatori e lancette. «Per carità! Che stai facendo ancora?» gli urlò il navigatore. «Smettila una buona volta, non sono un giocattolo anche se ne ho l’aspetto».
«Allora dimmi come funzioni. Come faccio ad andare alla Sede della Compagnia? Loro hanno detto che avrei dovuto usare te… è una parola! Usarti come? Come una bussola? Un navigatore satellitare?»
«Detesto lavorare con i principianti!» piagnucolò Gator. Seguirono alcuni istanti di silenzio.
«E allora? Ti devo lanciare dal secondo piano?» lo minacciò deciso Banco.
«Ne saresti capacissimo. Va bene d’accordo, hai vinto tu. Se ne accorgeranno quelli della Compagnia, che bell’acquisto han fatto con te. Ma io chi sono del resto? Il loro angelo custode? Un loro consigliere? Hanno forse chiesto il mio parere? Tutti mi trattano come un ascensore, mai nessuno che mi chieda un’opinione! Tutte quello che mi si chiede è di funzionare e basta. Che si arrangino, oh sì, che si arrangino».
«Sembri una vecchietta isterica» gli ribatté Banco. Indubbiamente si stava proprio divertendo a farlo arrabbiare.
«Va bene ho capito, tanto è tutto fiato sprecato. Dài, portami in bagno» invitò Gator cercando di non cadere nella trappola della polemica.
«Perché, devi fare pipì?»
«Guarda, non spreco neppure il fiato a risponderti». Proprio nel momento in cui si stava svolgendo questo dialogo Banco sentì una presenza alle sue spalle:
«Ehi, dove l’hai presa quella sveglia parlante?» chiese Tessa entrando nella stanza.
«Ecco un’altra mocciosa» sussurrò Gator. «Non ne bastava già uno?»
«Non sei affatto gentile!» rimproverò Tessa cambiando subito tono «sei proprio una sveglia maleducata!»
«Non sono una sveglia, sono un Gator, assistente navigatore di primo livello».
Banco, che si trovava ancora con il Gator in mano sulla soglia del bagno, non sapendo esattamente che fare, si sedette sul bordo della vasca; in quel momento comprese anche che non sarebbe stato in grado di liberarsi tanto facilmente della sorella, ancora più curiosa di lui e per giunta impicciona: tanto valeva raccontarle ogni cosa. Banco le fece il resoconto di tutto quello che era accaduto fino a quel momento, tralasciando l’episodio del Bigio e del Polacco, per non spaventarla: parlò quindi dell’incidente stradale, della pallottola nella portiera della vettura di Pellediluna, di Franz e Nora e del loro invito ad andare alla Sede per diventare un operatore CIA.
«Sei sicuro di non aver bevuto?» gli fece la sorella allibita.
«Lascia perdere la ragazzina, tanto capisce meno di te!» sbraitò spazientito il Gator. Senza pensarci due volte Tessa prese una spazzola che trovò su di una mensola e centrò la suoneria della sveglia che scivolò nella vasca da bagno.
«Ahia!»
«Ben ti sta, villana di una sveglia parlante!»
«Sei una ragazzina pericolosa, stammi a debita distanza».
Poi il navigatore, rivolgendosi a Banco con tono sarcastico: «Inoltre, mio caro, stai rivelando notizie riservatissime che non sei assolutamente autorizzato a divulgare».
«Se fosse tutto inventato» seguitò Banco rivolto alla sorella senza tenere in nessun conto il rimprovero del Gator «come spiegheresti allora questa sveglia rompiscatole?»
«Rompiscatole? Chi sarebbe un rompiscatole?» e il Gator, offesissimo si chiuse in un ermetico mutismo.
«Hai capito, allora?» fece ancora il fratello «Faccio un salto in questo posto che ti ho detto e poi torno. Sono appena le tre del pomeriggio, in una mezz’ora penso di cavarmela».
«Nientaffatto!» l’apostrofò la sorella. «Tu non vai da nessuna parte senza di me».
«Ecco, ci siamo» sbuffò il Gator.
«Non puoi venire con me, Tessa, è pericoloso! E poi se manchiamo entrambi e non ci sono i nostri genitori, chi darà da mangiare ai pesci del nostro acquario?»
«Ecco, hanno pure l’acquario» fece eco il Gator «ora diranno anche che hanno la tartarughina Ughetta e il coniglietto Codabianca e il quadro sarà completo!»
«Vuoi tacere sì o no?» lo sgridarono in coro i due gemelli. Il Gator chiuse gli occhi e tacque indispettito.
«Va bene» fece il broncio la sorella incrociando le braccia sul petto «se mi lasci qui, quando tornano mamma e papà gli racconto tutto, così quando vieni a casa avrai un bel comitato di ricevimento. E questa volta non te la caverai tanto a buon mercato».
«OK! OK!» disse arrendevole il fratello «tanto lo sapevo che non l’avrei spuntata con te!» Quindi, raccogliendo il Gator dal fondo della vasca e accostandosi ai suoi sensori, gli gridò
«Ehi tu, svegliati!»
«SONO SVEGLIO!, SONO SVEGLIO!» gridò il navigatore «Non stavo affatto dormendo! Ma che maniere! Piuttosto, se avete finito con l’ora del dilettante, procederei volentieri al trasferimento. Sono pronto da un bel po’, IO».
«Sì, siamo prontissimi» gli disse Banco «dove eravamo rimasti, a proposito? Ah già! Dovevamo andare in bagno se non sbaglio e quindi ci siamo. Poi?»
«Ora abbassati sotto il lavandino e avvicinami al tubo di scarico accanto al sifone. Banco eseguì e subito il Gator si trasformò in un tubo che si posizionò ad arco tra quello che fuoriusciva da sotto il lavandino e quello che entrava nel muro. Il ragazzo quasi si spaventò ritraendo subito la mano. «Non ti preoccupare, non è successo nulla di particolare» lo rassicurò Gator «è la procedura standard questa… ora mettiti davanti al lavandino e fai in modo che tua sorella, se ha proprio deciso di venire con te, cosa che le sconsiglio caldamente, metta le sue mani sui tuoi fianchi». Gator aspettò qualche secondo e poi chiese: «Fatto?»
«Fatto!» rispose Banco, che aveva già il cuore in gola.
«Ma è sicuro questo coso?» gemette Tessa posizionando le mani sui fianchi del fratello.
«Sei sempre in tempo a cambiare idea se hai paura…» la rintuzzò il fratello.
«Ma nemmeno per idea! Dicevo solo per far due parole…» squittì Tessa irritata.
«Dunque se avete finito di far conversazione…» si spazientì il Gator.
«Che devo fare ancora?» si informò ansioso Banco.
«Afferra i rubinetti dell’acqua fredda e dell’acqua calda con entrambe le mani».
«Ma stai scherzando?» fece Banco «pensavo dovessimo partire, non lavarci la faccia!»
«Ed è proprio questa la postura esatta per navigare! Pozzo d’ignoranza!» sbraitò il Gator.
«OK, OK… non t’arrabbiare… farò come dici… anche se mi sembra tutto così buffo! Ah, senti, ma tu, Gator, non vieni con noi?»
«Sciocco di un ragazzino! Se io vengo con te, tu come torni a casa?»
«Hai ragione!»
«Certo che ho ragione». Banco si posizionò a gambe divaricate davanti al lavandino. «Mi hai detto che devo tener ben fermi tutti e due i rubinetti?!? E se ne tenessi solo uno?»
«Semplicemente non funzionerebbe. Allora, ti decidi a fare come ti ho detto? Ecco che cosa capita a far navigare i ragazzini. Uno si impegna a fare il proprio lavoro e loro giocano».
«Va bene, non ti scaldare, non ti scaldare, come sei irascibile!» Banco si riposizionò. Tremò un poco nell’avvicinarsi ai due rubinetti. Poi mormorò: «Perché d’un tratto mi sento così ridicolo?»
«Forse perché lo sei! Adesso poche storie, o stiamo qui fino a domani!» sbottò imperioso Gator. Banco alla fine si decise e afferrò contemporaneamente i due rubinetti.
«Ma non succede un bel niente!» protestò il ragazzo.
«Per me ci sta prendendo in giro!» gli fece da sponda Tessa.
«Non dovete essere impazienti. Deve fare contatto, deve fare contatto… è una cosa molto complicata…» E infatti di lì a poco, un filo di luce sottile disegnò tutta la sagoma di Banco e di sua sorella dietro di lui, poi, la luce si fece rapidamente sempre più intensa, esplodendo in un lampo. E i due gemelli sparirono dalla stanza.
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