Es la fiesta – Dietro al racconto

Il racconto “Es la fiesta” è calato nell’atmosfera pittoresca dell’encierro, la famosa corsa di tori verso Plaza de Toros che si svolge dal 7 al 14 Luglio di ogni anno a Pamplona in occasione dei festeggiamenti per il patrono della città: San Firmino (per saperne di più su questo evento, anche dal punto di vista storico –> Encierro, mentre per conoscere il Percorso dei tori –> Percorso dell’encierro).

La corsa è molto particolare e suggestiva (in questo video, meno cruento di altri, si può averne un’idea –> El primer encierro de San Fermín 2017) ed è sicuramente un evento da non perdere per chi si trova in Navarra in quel periodo.

Il racconto nasce dalla lettura di un articolo apparso ieri su Paris Match (la foto qui accanto è tratta proprio dal quotidiano), versione on-line (–> Paris Match, 14 luglio) che riportava la notizia che nella giornata, appunto, del 14 luglio 2018, vi erano stati 42 feriti (di cui due incornati dai tori) durante l’ultima corsa (quinto encierro) della feste.

L’articolo riportava anche la notizia che la Croce Rossa aveva riferito di aver medicato più di 630 persone durante le Sanfermines, tra cui 437 durante le uscite dei toro. L’anno scorso, secondo il governo regionale, 64 persone sono rimaste ferite, dodici delle quali incornate, con un afflusso di pubblico di oltre 17.000 partecipanti. La notizia mi ha colpito (una manifestazione simile sarebbe impensabile in Italia e ritengo a ragione, per tutta una serie di motivi) e ne ho tratto spunto.

Il racconto fa riferimento ai luoghi reali dell’encierro (Calle Estafeta, salita di Santo Domingo); ma ho inserito anche ulteriori particolari della corsa che mi sono ritornati in mente dalla lettura di “Fiesta” di Hemingway di qualche tempo fa (come il rilascio prima della corsa di mucche in calore per far correre i tori e la macellazione in giornata dei bovini dopo averli fatti esibire nell’arena; l’indicazione che la carne sia poi distribuita alla gente povera della città è una tradizione medioevale che, credo, si sia invece perduta).

Il nome di Anita della protagonista, mi è rimasta invece impressa dalla recente lettura del libro “Garibaldi. Una grande vita in breve” di Denis Mack Smith (leggi  –> Garibaldi. Una grande vita in breve). Anita (al secolo Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva) è stata, com’è noto, la prima moglie (brasiliana) di Garibaldi.

La storia nasce anche per dar voce alla mia (forte) avversione all’utilizzo degli animali per far divertire gli esseri umani (anche a prezzo della sofferenza dei primi), tradizione medioevale a parte. In particolare non condivido gli zoo e soprattutto i circhi nella versione diversa dal Cirque du Soleil (–> Cirque du Soleil).

L’immagine di apertura della storia ritrae un particolare del vestito pamplonico che si indossa durante questa festa (camicia e pantaloni bianchi, cintura e fazzoletto rossi).

La frase finale del racconto pronunciata da uno degli spagnoli che salva il protagonista vuol dire: “Ma è stupido? È inutile, signore, questa notte i tori saranno tutti macellati e la carne distribuita alla gente; è la festa, signore, è la festa.”
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