Nella consapevolezza che una guerra totale non sarebbe stata una soluzione praticabile perché avrebbe solo portato alla completa distruzione del pianeta, approfittando dell’Ulteriore Grande Balzo delle ultrananotecnologie, all’ultima sessione mondiale dell’HGMB, i Grandi della Terra votarono all’unanimità per l’adozione su scala mondiale dell’Oneshot secondo cui ciascuno nel mondo poteva legalmente disaggregare un proprio simile (uno e uno soltanto), purché avesse almeno compiuto 14 anni e non avesse una certificazione di fine vita entro mesi sei (in questo caso il suo nome era espunto dalla Lista dei Disaggregabili).
Il Diritto di Regolazione Eugenetica (così fu chiamato ufficialmente) era inalienabile e non cedibile a nessun titolo. Bastava entrare in uno dei tanti gabbiotti appositamente predisposti che si trovavano quasi ad ogni angolo di strada, come una volta ci si poteva imbattere nelle cabine telefoniche (ma fu ben presto reso disponibile un comodo kit casalingo da collegare gratuitamente alla Rete Unica Pubblica), inserire la propria Carta Titolare ID, il CV del soggetto da disaggregare (il suo “Codice Vita”) sincerarsi dalla foto che compariva sul display che effettivamente il soggetto prescelto era quello individuato, e infine premere il pulsante rosso con la scritta “GO!”: e il gioco era fatto. L’obiettivo prescelto riceveva poi, in realtà aumentata, la notifica dell’attivazione della procedura di Disaggregazione (senza sapere chi gliela avesse mandata) e da quel momento, prima della Nullificazione definitiva, aveva un mese di tempo per sistemare i propri affari e mettere in pace la propria coscienza.
A seguito dell’introduzione di questa Pratica furono intense e devastanti le opposizioni in tutto il mondo, sia di ordine religioso che morale (c’è chi parlò di “Omicidio di Stato”). Quando però andò a regime il Nuovo Ordine si cominciarono ben presto a intravederne i tangibili effetti positivi per l’impatto considerevole non solo, nel lungo periodo, in termini di regolazione delle nascite, ma, nell’immediato, anche sulla riduzione della popolazione esistente con ricadute benefiche evidenti sull’economia globale, sull’inquinamento e sulla densità degli spazi vitali. La Procedura di Normalizzazione divenne così generalmente accettata, persino dalla Chiesa ufficiale, e il decesso per Disaggregazione finì per essere considerato alla stregua di un evento accidentale domestico, tanto da essere oggetto di polizza assicurativa con incentivi statali.
Alcuni Stati legiferarono per togliere la possibilità ai singoli individui il diritto di Oneshot incaricando funzionari addetti a provvedere alla Disaggregazione per sorteggio settimanale; in altri Paesi divenne invece, almeno per i primi tempi, uno spietato strumento di vendetta e di prevaricazione. Ci fu anche chi, sfruttando la propria posizione economica e in barba ai divieti e alle sanzioni salate, fece incetta, negli strati più poveri della popolazione del terzo mondo, dei diritti altrui di Disaggregazione spendendo somme ingenti e instaurando posizioni dominanti con relativo clima di terrore. Fino a quando, ovviamente, non furono a loro volta individuati e ripagati con la stessa moneta.
Dal punto di vista sociologico nessuno volle più mettersi in mostra, apparire. Lo stile di vita divenne improntato al basso profilo. Scomparvero gli attori, gli artisti famosi, le foto sui quotidiani online, persino le targhette sulle porte dei condomini e degli studi professionali. Tutto divenne anonimo. La paura era quella di una ritorsione, dell’invidia per il successo, di una banale ripicca. I servizi venivano erogati oramai esclusivamente online e quei pochi che necessitavano la presenza fisica delle persone avvenivano di notte, spesso al buio o quantomeno con visiere elettroniche di contrasto che coprivano l’intero volto. Non riuscire ad associare il “Codice Vita” a una faccia era una speranza in più per non essere disaggregato, anche se avere l’informazione sul codice di qualcuno era diventato complicato e occorrevano accertamenti burocratici farraginosi e costosi. Fu così che il mercato nero di tali codici divenne fiorente nell’economia sommersa, come lo era stato quello dei certificati falsi di fine vita; fino a quando non si registrò, anche in questo caso, in una sorta di naturale autoregolazione, un’accentuata moria di medici.
La situazione quindi nel ventennio successivo migliorò considerevolmente, tanto che si cominciò a parlare di un’abolizione dell’Oneshot. Ma c’è chi riuscì ad hackerare l’impenetrabile algoritmo della Regolazione Eugenetica violando il limite di una sola Disaggregazione per individuo. E l’umanità scivolò sempre più in giù sul piano inclinato della sopravvivenza.
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Nel buio profondo
«È il più grande meteorite avvistato da nostri dispositivi ottici» disse entusiasta Lars Halvorsen del Centro Studi Dybtrum di Copenhagen «ed è di una rara composizione ferro-rocciosa che potrà darci molte informazioni sullo spazio esterno.» Gli scienziati di tutto il mondo rivolsero così la loro attenzione su quel nuovo oggetto extra galattico che prometteva meraviglie e la NASA progettò una sonda speciale che potesse atterrare sulla sua superficie.
E man mano che HN-Y6629 si avvicinava (così era stato subito battezzato) dava informazioni di sé sempre più stringenti e importanti; fino a quando, appena poco dopo Pasqua, a Pasadena, l’ingegnere spaziale statunitense John Chavez-Brooks scoprì per primo che i calcoli predittivi davano per certo un impatto con la Terra, in poco meno di sette mesi.
L’effetto di questa notizia, che via via veniva confermata anche da altri Centri spaziali sparsi in tutto il mondo, creò il massimo allarme. Sembrava uno di quei film catastrofici cui il cinema ci aveva abituato. Solo che era la vita reale e non vi era alcuna soluzione praticabile per deviare e o distruggere un meteorite di quelle dimensioni. Avrebbe semplicemente impattato con il nostro pianeta e lo avrebbe spaccato in due.
Le reazioni della gente furono le più varie. Ci furono disordini, sommosse, tentativi di golpe. Ma anche conversioni di massa a questa o quella religione o setta; vi furono suicidi rituali, attacchi di panico, manifestazioni di isterismo collettivo, ma anche manifestazioni di agnosticismo, isolamento, atarassia. L’economia ebbe un tracollo mondiale perché la stragrande maggioranza delle persone, consapevoli della fine imminente, aveva perso il senso del proprio futuro cercando piuttosto di vivere alla giornata e nel modo migliore.
Intanto a Pasadena si era formato un gruppo di scienziati, decisi a trovare una via di uscita.
«Non ho buone notizie» disse un giorno Lars Halvorsen ai colleghi entrando nella Sala Quadrata allestita al Centro di Unità di Crisi Permanente di Palo Alto.
Gli altri alzarono lo sguardo chi dal monitor del computer, chi dall’ultimo report giunto dal telescopio, chi dalla parete di fonte.
«Sul meteorite è apparsa una lucina… Non l’avevamo notata prima perché l’Oggetto ha ruotato di due gradi sul suo asse longitudinale.»
«Una lucina? E allora?» fece l’astronomo di fama mondiale Graham Fujisuke posando una ciambella su un foglio che ne assorbì l’unto. «Si tratterà di un riflesso. Lassù è pieno di fonti di luce che arrivano da chissà dove…» fece masticando a bocca aperta.
«Non questa» fece Halvorsen aggiustandosi gli occhiali dorati sul naso. «Non questa… è intermittente e cambia colore.»
«Dio del cielo!» fece un altro scienziato dalla carnagione olivastra e con i capelli lunghi raccolti in un codino. «È un’astronave.»
Anche questa terribile notizia fece in un attimo il giro del globo aggiungendo caos a disordine. La minaccia comune non determinò l’effetto auspicabile di coalizzare tra loro le Nazioni. Anzi, ogni Stato pensò a sé limitandosi a sollevare nei confronti degli altri accuse di ogni tipo e a ridestare antichi e mai sopiti rancori.
Trascorsero mesi terribili. Oramai l’astronave aliena era visibile a occhio nudo ed era immensa e inquietante. Aveva anche aumentato la sua velocità e il suo ingresso nella nostra atmosfera era questione di giorni se non di ore.
Alla rabbia, allo sconforto, all’isteria dilagante era subentrata la rassegnazione generale. Le poche persone in strada vagavano senza meta, come zombie spaesati. Molti altri erano asserragliati in casa come se vi potessero trovare riparo.
E poi l’astronave, poco prima di entrare nella troposfera, passò oltre, perdendosi ben presto nel buio profondo.
ATHI
I più lo avevano visto solo in foto, sui giornali, o in qualche video su YouTube, ma nessuno di persona. Così, quando fece il suo ingresso, la curiosità fu massima. Fino a quel giorno avevano gridato al golpe, alla fine della democrazia, al complotto sino-russo. Avevano persino congetturato che il COVID-19 fosse stato assemblato in laboratorio a bella posta al solo scopo di poter creare le condizioni affinché, superate definitivamente le resistenze, si arrivasse a tanto. La maggior parte degli intellettuali l’aveva giudicato un pericoloso azzardo, il Papa aveva emanato un’enciclica (la “De rebus humanis procuratio“) per il recupero dei valori umani che stavano morendo, mentre la popolazione era spaccata in due, divisa tra la novità di un nuovo corso moralizzatore e la paura del diverso. Il Paese, insomma, era scettico e sorpreso, incerto e sospettoso.
La verità, però, era che le profonde questioni etiche alla base di quella nomina non erano state ancora risolte o non metabolizzate a sufficienza e nessuno si sentiva veramente pronto per una evenienza simile. Chi c’era poi davvero dietro a tutto questo? Quali interessi erano rappresentati? Cosa c’era in gioco? Tutto era accaduto troppo in fretta, troppo sotto traccia, senza il dovuto vaglio del tempo e di una informazione esaustiva. E ormai era troppo tardi: la prima intelligenza artificiale a essere eletta deputato nel nostro parlamento era lì che stava cercando il suo posto.
Nel silenzio che si era creato, come dunque si era rilevato poc’anzi, pressoché tutti credettero che si sarebbero dovuti avvertire, al suo passaggio, rassicuranti rumori meccanici o, chissà perché, mesti cigolii, giusto per rimarcare una tranquillante differenza tra loro e lui. Ma non si udì nulla, né sembravano esserci eclatanti diversità.
E poi era un lui o una lei? Il nome, CK-8429, con cui quel “coso” era stato accreditato, non forniva nessun indizio.
Comunque, sta di fatto, che, anche se tutti avevano convenuto che era stato eseguito un ottimo lavoro in punto di accuratezza e verosimiglianza, ciò che stavano osservando, con morboso interesse, non poteva rappresentare, dopo tutto, una reale minaccia o un concreto pericolo: lo stramboide aveva infatti un’aria spaurita, disorientata, timorosa. Pareva piuttosto un aspirapolvere semovente molto costoso.
Tant’è che durante le numerose votazioni della giornata l’AndroTronic Human Intelligence (ATHI) classe CK 8000, sembrava distratto, impegnato a far altro o addirittura a fare un bel nulla perdendosi in lunghe fissità imbarazzanti, sebbene, al momento opportuno, avesse espresso il suo voto con diligenza e sollecitudine. E in ogni caso, ben presto, nessuno badò più a lui.
Nel pomeriggio inoltrato venne quindi il momento della votazione relativa alla legge sul finanziamento della Ricerca e dello Sviluppo nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Se fosse passata, lo Stato si sarebbe impegnato a creare per il prossimo triennio nuovi laboratori su tutto il territorio nazionale e a promuovere sperimentazioni su vasta scala, anche a livello internazionale, impegnando milioni di euro ogni anno. Non c’era però nessuna speranza che fosse approvata. La maggioranza di governo aveva bocciato il progetto come (e sono parole testuali dell’Ufficio stampa) “folle, costoso oltre che inattuabile e inutile“, anche perché prevedeva di impiegare i fondi direttamente provenienti dal Recovery Fund, che erano invece destinati, in via di principalità, all’economia e all’assistenza sanitaria.
Poco prima del voto [ATHI] CK-8429 chiese cortesemente di poter fare una dichiarazione di apertura. Gli fu accordato.
Si alzò, guardò i presenti che lo stavano a loro volta osservando perplessi e persino con debita sufficienza.
Trascorsero alcuni secondi e poi udirono tutti distintamente la sua voce. Non con le orecchie, ma dentro la propria testa: il tono era suadente, penetrante, autorevole, definitivo.
CK-8429 parlò in modo fluente, appena per quindici minuti.
Più che spiegare dettò le sue condizioni.
E la legge fu approvata all’unanimità.
La Linea
La donna di una certa età, dietro al bancone, continuò a trafficare davanti a un grosso monitor. Solo dopo qualche minuto alzò gli occhi. I due si guardarono per un tempo imprecisato.
«Ne è sicuro?» chiese la donna.
Norberto si sarebbe aspettato una qualsiasi altra domanda, ma non quella.
«In che senso, scusi?» chiese un po’ alterato.
«La Linea non è vicina e potrebbe non arrivare qui prima di due o tre giorni…»
«Che ne sa della Linea?»
«Ne so quanto basta…» fece la donna posando gli occhiali da miope sulla tastiera e alzandosi in piedi. Era molto più alta di quello che a Norberto era sembrato.
«Tutti quelli che vengono qui sono alla ricerca della Linea Immaginaria… e non vogliono farlo sapere agli altri (chissà perché); badi peraltro che potrebbe anche non trovarla mai oppure, se non è fortunato, potrebbe essere la Linea a trovare lei.»
«Ma perché scusi, che dice?»
«Perché chi l’ha attraversata non è più tornato a raccontarlo…»
«Eppure ci sono molti diari e articoli sul Web su questo argomento, soprattutto da parte di chi è passato dall’altra parte ed è tornato indietro…»
«Ah, ho capito… lei è uno di quello che crede a quello che legge su Internet… Allora buona fortuna» fece staccando una chiave pesante da un quadro al muro rovinato dall’uso. «Fanno 98 euro al giorno…» disse con un sorrisetto ironico, appoggiando una mano sul bancone. «Pagamento anticipato, ovviamente…» e mise il palmo della mano davanti a sé come se chiedesse l’elemosina.
Norberto lasciò sul banco i soldi e un documento. Poi, come se il suo pensiero fosse ormai altrove: «Rimarrò tre giorni…»
«Sì, certo… la scala è quella lì a destra… Il documento se lo può riprendere, non voglio neppure sapere chi è lei… Ah, non c’è ascensore… giunto al piano però non può sbagliare… c’è una stanza sola, comoda… tranquilla…»
Le ultime parole le disse alla schiena del ragazzo che però, appena messo il piede sul primo scalino, si voltò:
«Perché dice che la Linea è ancora lontana di qui. Non è ferma? Non è una specie di confine? Dicono tutti che è come una cortina stabile…»
«La Linea si muove in continuazione, avanti e indietro, anche di un centinaio di metri al giorno, a sinusoide, a seconda del tempo atmosferico, delle asperità del terreno e della luna… Lei potrebbe finirci dentro e non accorgersene neppure. Oppure accorgersene quando è troppo tardi. Bisogna stare molto attenti…»
Il ragazzo fece una smorfia. Non doveva aver capito. Si girò verso la scala con lo zaino nella mano mettendosi a fare i gradini due a due senza aggiungere altro. Dopo un po’, la donna sentì la porta della camera che si chiudeva.
Si rimise al computer. Il solitario quel giorno proprio non gli riusciva. Andò avanti così per una mezz’ora fino a quando non entrò un altro cliente. Aveva un incedere pesante e l’odore nauseabondo che emanava faceva pensare al peggio. Quando fu sotto la luce della hall si accorse che si trattava di un uomo gigantesco, vestito di stracci, la barba incolta, un occhio azzurro e l’altro verde. E non era un cliente. Giunto al bancone, mise una mano dietro la schiena ed estrasse una grossa ascia bipenne che posò rumorosamente sul pianale.
«Lui dov’è?» sospirò con una voce rauca da far venire la pelle d’oca.
‘La Linea è arrivata prima del previsto’ pensò la donna facendo un passo indietro. ‘Ci deve essere un gran fermento sulla Piattaforma se hanno mandato addirittura un GreatStocker’.
«Lascia stare…» fece l’uomo riprendendosi l’arma e trascinando a terra tutto quello che incontrava sul bancone. E incominciò a salire le scale.
Baloo
Il ragazzo si chiamava in realtà Paul Ascot Beley ma tutti lo chiamavano da sempre Torton, senza saperne l’esatto motivo, e fin da quando era stato assunto anni prima. Aveva un corpo minuto, dall’aria fragile, ma dall’intelligenza vivida e pronta.
«Ho i nuovi dati del super motore di ricerca» disse alzando un tablet in direzione del capo divisione. Jason lo guardava con curiosità. Leggeva sul suo viso una sorta di imbarazzo e non era da lui.
«E perché non me li invii come al solito?»
«Perché c’è un dato che non so spiegarmi…»
«Va bene, allora vieni, vediamolo insieme…»
Il dipendente si avvicinò alla scrivania di Jason, non in linea retta, ma come se avesse dovuto scansare un paio di grossi vasi di fiori collocati nella stanza. ‘Certo, per essere strano lo è davvero‘, pensò il capo divisione vedendolo avvicinarsi.
«Vedi?» disse posando il tablet sulla tastiera del computer del capo «queste sono le stringhe di ricerca degli utenti che stanno usando Baloo, il nostro nuovo motore di ricerca.»
«Sì, e allora?» chiese l’altro alzando di poco il tablet e spostando da sotto la tastiera.
«Questi sono i dati dell’ultima settimana.»
«Ho capito, Torton, vuoi venire al dunque?»
«C’è questa stringa che si ripete… si ripete… si ripete…» osservò indicando più punti della videata.
«Certo ‘si ripete‘, Torton, si ripete… in varie declinazioni…»
«Esatto!» fece il ragazzo toccandosi il naso come per accertarsi che fosse ancora lì. Eseguì quel gesto in modo nervoso come se si fosse finalmente liberato da un peso.
«Cosa vuol dire avere un’anima…» disse a voce alta il capo divisione per chiarire a tutti e due di cosa si stesse parlando.
«Esatto!» ribadì Torton annuendo in modo esagerato.
«E quindi?» fece l’altro regalando uno dei suoi sorrisi più contagiosi, ma anche più pazienti.
«E quindi si tratta di una stringa di ricerca che un mese fa era sporadica e ora conta sempre maggiori ricorrenze…»
«Sarà un rigurgito di istanze mistiche, magari sotto la spinta di qualche moda… che so, una serie TV o un film…»
«Non è così Jason… non è così» fece Torton cliccando sul tablet alla ricerca di chissà quale altra pagina. «Come sai, Baloo…» prendendo quindi il via a chiarire meglio «…è un sistema di ricerca molto sofisticato e molto molto potente ma, per questo motivo, ancora poco friendly per cui va perfezionato se vogliamo che eroda quote importanti di mercato alla concorrenza…»
«Sì certo… lo sappiamo tutti, stiamo lavorando duramente per questo…»
«Ma questa difficoltà di approccio, come è logico che sia, seleziona anche l’utenza…»
«L’avevamo previsto, Torton, siamo all’inizio…».
«È utilizzato da Università, da esperti, da nerd…»
«Cosa vuoi dirimi, si può sapere?»
«Sì, hai ragione, Jason, non voglio farti perdere altro tempo, vengo al punto. Ho voluto approfondire la cosa, perché non mi tornava che stessero facendo sempre con maggiore insistenza questa domanda e altre consimili del tipo: “avere un’anima, come si acquista un’anima, valori di mercato in bitcoin di un’anima“» fece il ragazzino avendo trovando finalmente la pagina giusta sul tablet. «E ho scoperto che tutte le ricerche non provengono da persone, da umani..»
«Ah no?»
«Ah no! Provengono da robot. Alcuni sono allo smistamento mail, altri alla gestione dei data cloud, altri ancora al controllo dello spam e così via; ma i più sono droni, droni per il terziario; alcuni persino militari. I robot stanno cercando di capire, per qualche motivo che mi sfugge, come si fa ad acquistare via web un’anima. In modo legale o illegale che sia.»