Spesso, leggendo del Morse o del Braille, si usa impropriamente il termine linguaggio per il solo fatto che ogni lettera dell’alfabeto corrisponda a una determinata sequenza di punti o di linea (come per il Morse) ovvero di disposizione di punti in rilievo (come per il Braille).
In realtà sia il Morse, che il Braille e ancor meno il Talking Cars © non sono propriamente dei linguaggi bensì solo dei codici di comunicazione dal momento che non si avvalgono, oltre all’alfabeto che per ciascuno di essi è specifico, di quelle particolare regole di composizione del linguaggio stesso che chiamiamo grammatica e sintassi.
In particolare il Morse e il Braille altro non fanno che sostituire l’alfabeto di un determinato linguaggio (l’italiano, l’inglese) con altri segni convenzionali che vanno a loro volta interpretati secondo, appunto, una codifica rigidamente prefissata in una tabella di conversione.
Anche se il Talking Cars © appartiene alla grande famiglia dei codici di comunicazione a distanza ed è un mezzo espressivo diverso da quelli nominati non risolvendosi in una mera traduzione delle lettere dell’alfabeto in punti o in linee, bensì nell’assegnazione di un determinato significato a una data sequenza di segnali luminosi secondo un preciso standard prefissato.
Sotto questo aspetto il Talking Cars ©, pur conservando attinenza con il Morse, è una sorta di linguaggio iconico o ideogrammatico, rimandando infatti, ogni sequenza luminosa, ad un concetto che è una espressione ben più complessa di una semplice lettera dell’alfabeto.
[space]
<– articolo precedente (Cenni introduttivi)
–> articolo seguente (Sulla teoria dell’informazione)
<– Torna all’indice della sezione Talking Cars;