Ciò, è stato assicurato, avverrà gradualmente, non solo a partire dal 2020, ma anche in rapporto all’entità della somma da erogare. Oltre a 200.000 euro la somma in bitcoin sarà la metà, tra 100.000 e i 200.000 euro un terzo, mentre sotto la cifra 100.000 euro solo un quarto.
Il risparmio dello Stato è evidente, dal momento che il bitcoin è sottoposto in tutto il mondo a una forte rivalutazione per la struttura stessa di questa moneta digitale, per cui somme più contenute investite ora nel suo acquisto consentiranno fra qualche anno di coprirne di più ingenti con minor impegno economico di spesa da parte delle casse italiane.
Inoltre si tratta di una moneta alternativa che ha la caratteristica di essere unica e mondiale oltre che interamente gestibile e fruibile per via telematica sicché vi sarà un ingente risparmio da parte dello Stato sia sotto il profilo dei tempi di contabilizzazione (e di assenza totale di usura), che di stampa di ulteriore moneta cartacea.
Basterà così che il dipendente che andrà in pensione si doti di chiavi pubbliche o di “indirizzi bitcoin” e in pochi secondi sarà già in grado di poter spendere il proprio danaro comprando qualsiasi cosa (on line o con apposita carta di credito in bitcoin) dalla spesa al supermercato alla nuova auto, dal viaggio all’estero ai lavori di ristrutturazione della propria casa. Niente più attese dunque e soprattutto niente più dilazioni in due o più tranches della somma complessiva. Con la prospettiva poi che la somma in bitcoin con il tempo anziché svalutarsi si rivaluti ulteriormente.
Del resto occorre farsene una ragione: il digitale presto gestirà ogni aspetto della nostra vita.
[space]
ATTENZIONE: questa è una bufala inventata da Briciolanellatte Weblog
–> Bufale domani
Finito di scrivere il 9 settembre 2017
[space]
↵↵ torna all’indice Bufale domani
<– Del perché delle bombe d’acqua
–> L’uomo e la sua ascella