Occorre però distinguere correttamente tra il tempo della storia e quello del racconto, tra la durata di accadimento e il ritmo del narrare.
Dal punto di vista della sincronizzazione tra fabula e intreccio posso raccontare la mia storia in tempo reale, vale a dire mentre il fatto si sta svolgendo (o mentre fingo che lo sia, il che è lo stesso, –> La fabula e l’intreccio del racconto).
Questa modalità temporale è tipica del blogtale che, come brano dalle dimensioni contratte, si presta al racconto ‘mentre sta accadendo’.
Posso anche raccontare un qualcosa che è accaduto nel passato ambientandolo in un tempo non presente ovvero muovendo il racconto nel presente ma con analessi o flashback nel passato (ma posso anche adattare il racconto nel passato con anticipazioni del presente con prolessi o flashforward).
Nel racconto per blog, questo ‘lavoro’ su più piani temporali, può però risultare più complesso di quello che può sembrare dovendo l’autore stare attento a non risultare equivoco nel passaggio da una linea temporale all’altra (equivocità che la brevità del blogtale potrebbe non essere in grado di chiarire) magari non facendo comprendere a sufficienza, a chi legge, che, a un certo momento, ci si è spostati in un’altra epoca o in altro tempo diverso da quello di cui si stava narrando.
Ma il ‘tempo’ entra in gioco anche in termini di durata, come decorso della storia e della narrazione. La fabula può ‘accadere’ in pochi minuti o nell’arco di un mese, di un anno. È evidente che il narratore nell’ipotesi di lunga durata della fabula non possa e non debba raccontare tutto quello che il personaggio fa durante tale periodo, ma debba rivolgere la propria attenzione solo su quello che di importante va raccontato ai fini dell’intreccio.
È in questa scelta di ciò che va ‘cristallizzato’ nella trama e di ciò che invece va obliterato, che si nasconde il segreto del saper catturare l’interesse del lettore.
Se la durata della narrazione è più lunga della storia, ciò significa invece che l’autore sta divagando, racconta altri fatti per arricchire il racconto. La dilatazione del tempo narrativo non si concilia, com’è evidente con le esigenze di una storia (ancor più se minima), trovando piuttosto il suo proprio agio nei racconti lunghi o nei romanzi.
Se invece la durata della narrazione è pari o più breve di quella della storia, l’autore ha operato delle scelte di prospettiva, eseguendo tagli sulla linea temporale, accelerando (o facendo precipitare) l’intreccio puntando sull’accadimento degli eventi.
Questo discorso porta peraltro a trattare l’altro aspetto del tempo: il ritmo della narrazione (il ritmo della fabula, infatti, non ci interessa, perché su quella non si può intervenire).
Il ritmo del racconto è il suo incalzare nell’orecchio del lettore, è l’entrare in pressing con la sua voglia di sapere ciò che deve succedere. Il ritmo (da non confondersi con la fluidità dello scritto, che è un aspetto formale attinente alla composizione delle parole e delle frasi) è l’elemento chiave di ogni buon blogtale.
È l’invisibile metronomo del narrato e la sua cadenza non è di lettura, ma di scrittura. Il racconto brevissimo, come ho avuto modo di scrivere altrove, ha una sua ‘emivita’ molto bassa, nasce e si consuma in pochi attimi, come un corto respiro, un pensiero evocato per iscritto. Il ritmo del racconto serve per esaurire la trama, bruciarla, lasciando un’eco nell’immaginazione di chi ci legge.
Si può influire sul ritmo del racconto innanzitutto con la punteggiatura (come si è già detto a proposito di questo argomento –> La punteggiatura? – Un argomento importante da non trascurare) ma anche con la brevità delle frasi.
Influisce invece sull’accelerazione del racconto: il dialogo serrato tra i personaggi (ma può anche bastare un monologo); il mutamento repentino di prospettiva narrata come se la macchina da ripresa cambiasse spesso inquadratura o riprendesse un determinato personaggio inseguendolo durante lo svolgimento dell’azione –> L’effetto cinematografico nella scrittura); infine il cambio di attenzione sui personaggi che di volta in volta ‘fanno la storia’.
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IN CONCLUSIONE
Dunque, ricapitolando, di cosa si è parlato in questa pagina:
del tempo e dei tempi del racconto (tempo della storia e del racconto, tempo di durata di accadimento e il ritmo del narrare) in modo da potersi muovere agevolmente tra questi concetti.
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