L’Angelo, giunto tra noi, portò conforto come poté ai sopravvissuti sia prestando assistenza ai malati che organizzando ospedali da campo; procurò scorte di cibo e d’acqua mettendo anche a disposizione quei pochi medicinali che il progresso della medicina di allora poteva offrire.
La morte aveva portato ovunque distruzione e barbarie e, ogni giorno che passava, le vittime aumentavano sempre di più. Essendo diventato l’unico scopo dell’Uomo quello di sopravvivere, le campagne e le città ne risentirono pesantemente: gli orti erano ingombri di erbacce, le vie piene di rifiuti e cadaveri, le case echeggianti di pianti e lamenti.
Una notte, Michele, girando esausto per una remota città dell’Impero, si imbatté in un grosso Ratto che, all’improvviso, gli sbarrò la strada. Aveva il pelo spesso e ispido, il muso feroce e i denti aguzzi (–> Topi portatori di peste). L’Angelo non retrocesse di un passo limitandosi a guardarlo fisso negli occhi a mo’ di sfida . Il roditore, che si era alzato sulle zampe posteriori per sembrare ancora più grosso, d’un tratto si accucciò, piegando le orecchie e la coda in segno di sottomissione. A quel punto, il Ratto disse:
L’Arcangelo, stupito per quelle parole più che per il fatto che un Topo gli potesse parlare, gli chiese:
«Perché, cos’hai fatto?»
«Ho obbedito al Maligno e ho portato io la peste sulla Terra, ma il senso di colpa ora mi sta annientando.»
L’Arcangelo lo squadrò ammutolito. «E io cosa posso fare per te?» fece dopo un po’.
«Uccidimi con la tua spada. Fino a quando sarò in vita, continuerò a diffondere la peste tra gli innocenti e gli Uomini continueranno a morire. Trafiggimi, non c’è altra scelta. La tua santa spada sarà la mia salvezza. Almeno tutto questo avrà fine e con la Salute tornerà la Pace sulla Terra.»
Il Ratto chiuse gli occhi.
Michele, allora, appoggiando con delicatezza la punta della spada per il piatto sulla testa del roditore, mormorò una preghiera a fil di labbra, e subito il Topo si trasformò in una splendida Falena bianca (–> Ecco il vero significato della “spada di San Michele”). Stropicciate le ali, l’insetto prese senza indugio a volare tutte le notti nelle vie di quella città (–> Cosa significa se entra una falena in casa) e poi in quelle di tutto Mondo, liberandolo dalla peste, dalla miseria e dalla disperazione ( –> Le false credenze sulle falene).
Finito il suo lavoro, la falena tornò dall’Arcangelo Michele posandosi sulle sue spalle. E per mostrare la gratitudine per quella aver avuto una possibilità di riscatto, il Ratto divenuto Falena gli fece dono, come alcuni sostengono, delle sue ali (–> Le falene in generale).
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