Finalmente la pensione! – Dietro al racconto

Per scrivere il racconto Finalmente la pensione! mi sono di una tecnica cui ultimamente ricorro sempre più spesso: si tratta di quella che ho finito per chiamare l’effetto Stanislavskij. Ne parlo diffusamente alla pagina –> Il testo seducente nella Sezione Nuovi appunti di Scrittura creativa).

In poche parole si tratta di fare in modo che sia il testo medesimo, una volta impostata (sulla carta) anche solo in parte la trama, a suggerirne il suo sviluppo.

Questa metodica sfrutta la mia personalissima tendenza (non so se succeda ad altri) all’immedesimazione nella storia mentre la sto scrivendo. Calandomi cioè nella ‘realtà’ della finzione (l’ossimoro qui è voluto) quasi a viverla in concreto, per come da me tracciata, lascio che sia la suggestione per quanto già riportato nero su bianco a guidarmi per la parte ancora da creare. Da qui l’effetto di cui parlavo prima.

Il Metodo Stanislavskij della scrittura (alcuni parlano di Sistema Stanislavskij, ma credo che dopo tutto importi poco; nella fotografia qui accanto l’ideatore) è infatti, com’è noto, un insieme di tecniche studiate appositamente per la recitazione dell’attore (di teatro) ed è basata sul criterio di immedesimazione e dell’espressività emotiva del personaggio: l’attore non deve sembrare o fingere nell’interpretare quel tal personaggio, ma deve risolversi nell’essere il personaggio stesso provando i suoi stessi sentimenti, le sue emozioni; deve cioè viverlo dal ‘di dentro’, anche se questo non deve però significare annullarsi in esso (per saperne di più sul Sistema Stanislavskij rinvio a questa pagina Wikipedia –> il Sistema Stanislavskij e anche alla pagina Il metodo Stanislavskij. Via dai luoghi comuni, mentre per la differenza con il metodo Strasberg vedi –> il Metodo Strasberg anche se altri dicono che il vero metodo è proprio quello Strasberg mentre Stanislavskij fu solo un teorico).

Superata questa premessa, accade allora che, immedesimandomi in quello che scrivo, come accennavo prima, è la trama stessa, vissuta da me dall’interno della storia, a suggerirmi la soluzione dell’intreccio mentre lo sto scrivendo, come se cioè fosse la storia stessa o il personaggio principale o la situazione già espressa nella prima parte del testo scritto a dettarmela. Lo so tutto questo è molto strano, ma funziona.

In questo modo è come se venisse (spontaneamente) data la risposta proprio alla domanda del ‘magico se‘ di Stanislavskij e si desse quindi compiuta contezza all’interrogativo: ‘se io mi trovassi nelle sue condizioni, come mi comporterei?

L’idea del racconto nasce invece dalla lettura di un passaggio dell’ultimo atto del dramma di Ibsen ‘La casa dei Rosmer’ (qui accanto una fotografia di scena).

In particolare lo spunto viene dal dialogo tra Ulrik Brendel, Johannes Rosmer e Rebekka West quando il primo dirà agli altri che si sentiva come quell’avaro che, dopo aver passato un quarto di secolo a vegliare giorno e notte il proprio forziere, deciso ad aprirlo, aveva poi scoperto che l’oro in esso custodito era divenuto polvere.

L’episodio del paziente che occupa un letto di ospedale di un altro reparto è invece accaduto proprio a me diverso tempo fa.
[space]

Vai al racconto –> Incubi

↵↵ torna all’indice Dietro al Racconto

<– Nanook – Dietro al racconto
–> ***