Intervista alla rivista Internet Magazine

L’intervista è stata pubblicata sul numero 9 del settembre 2008 di Internet Magazine

È vero, come scrisse Nielsen in un noto articolo del 1997, che le persone sul Web “non leggono”?
Sì, ne sono convinto. La ‘vera’ lettura rimane quella cartacea anche se il Web con la sua multimedialità erode sempre maggiori spazi alla lettura tradizionale. Non voglio dire che ora si legge di più su Internet anziché sui libri, credo piuttosto che sul Web si faccia molto di più come vedere filmati, sentire musica, relazionarsi. Il vero problema di Internet è però il fatto che stia diventando uno specchio deformante della nostra cultura. Le informazioni, le conoscenze, le notizie si presentano sul Web slegate le une delle altre. Un link conduce a loro, un link permette di allontanarsene, ma in mezzo resta un prodotto avulso da un contesto di riferimento per accedere al quale non si è pagato alcun debito di apprendimento. Fruendo di quella risorsa la facciamo sì nostra, ma la assorbiamo in maniera acritica, come nozione assoluta che si autoreferenzia per il solo fatto che sia sul Web.

Diamo qualche consiglio pratico: quali sono a tuo parere le principali “regole” da seguire quando si scrive un testo per il Web? 
Prima di tutto occorre adattarsi al mezzo. Tener conto del fatto che Internet, come si è detto, è multimediale. Si muove, si ascolta, si legge. La lettura su Web è molto più veloce della lettura cartacea, ma non perché si legge più rapidamente, ma in quanto si legge meno e si scorrono di più le pagine a blocchi, mappandole alla ricerca di quello che incuriosisce anziché di ciò che interessa. Nel campo particolare della blogletteratura, quindi, le frasi devono essere più brevi, più contratte, più dense. Anche lo stile di conseguenza cambia ed è il ritmo a farla da padrone perché, insieme alla carica immaginifica delle parole, sarà lui a ‘tirar dentro’ il lettore. Inoltre va tenuto conto proprio di chi legge. Sul Web, più ancora che nell’ambiente tradizionale, il target è parte viva del lavoro, potendo manifestare in tempo reale il gradimento per la scrittura veicolata, validandola o no.

A tuo parere i blog sono diventati un “genere” particolare nel panorama dei siti Web? Hanno bisogno di regole specifiche? 
Il blog è lo strumento che ha affrancato l’espressione letteraria del singolo utente, come YouTube ha fatto per i filmati e Flickr per le fotografie. Chiunque ha da dire artisticamente qualcosa ora può senz’altro farlo, non essendoci filtri editoriali o gioghi di business a impedirlo. Sotto questo aspetto il blog non ha bisogno di regole proprie, perché è nato per non averne, se non quelle del buon gusto. Se si vuol gestire un blog letterario però è a mio avviso consigliabile attenersi alle metodologie specifiche. La tecnica è fondamentale in tutte le discipline: dallo sport al gioco, dalla professione all’hobby. L’approccio amatoriale può dare tanto quando c’è attitudine, disciplina, abnegazione. Ma a parità di impegno, chi acquisisce anche la tecnica (ideativa e pratica) si esprime meglio, con maggior consapevolezza e raggiunge più facilmente e in meno tempo obbiettivi soddisfacenti.

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