Chiuso per inventario

Questo è il periodo del saldo selvaggio. Se si sta un po’ attenti si può anche comprare bene quel capospalla che ci piaceva tanto, quel paio di scarpe dal prezzo inavvicinabile, quel pantalone in più che fa sempre comodo. Questo è anche il momento però in cui si capisce quanto i negozianti normalmente guadagnino, tanto che non si comprende perché debbano aspettare i saldi per lucrare il giusto, senza per questo doverci comunque rimettere. Ma in questi giorni ci sono anche i negozi che sono chiusi per inventario, per verificare quanto è rimasto in magazzino, per fare i bilanci e far quadrare i conti. E se ci si pensa è anche una bella metafora. Perché è proprio quello che, prima di iniziare un altro anno (che secondo le statistiche nazionali e regionali, per età, sesso e ceto dovrei essere in grado di poter terminare) verrebbe voglia di fare anche a me. Un bell’inventario delle cose fatte, che avrei dovuto fare e che vorrò iniziare o portare a compimento. Rendere in qualche caso quello che mi è stato dato (a qualcuno non piacerà) e ordinare quello che mi manca. Fare insomma qualche scorta di buoni proponimenti, pianificare le prossime stagioni dando un’occhiata al campionario delle occasioni ancora disponibili, saldare ciò che non serve più, come alcuni ricordi o rimpianti, di cui farei volentieri a meno. Non chiedetemi allora come sono andate le feste. Tanto la vostre domande precompilate sono per lo più solo di cortesia e le mie risposte preconfezionate solo di buona educazione. Per un po’ non ci sono: sono chiuso per inventario.

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