L’imperfetto, in particolare

L’uso dell’imperfetto (indicativo) introduce invece un’altra sfumatura di senso (sfumatura tuttavia piuttosto rilevante) quanto all’accadimento del fatto o meglio quanto alle derivazioni effettuali del suo accadimento. Il tempo imperfetto (indicativo) evidenza che il passato viene in rilievo ad oggi nel suo essere “situazione”.

Racconto il fatto accaduto nel passato (proprio come il passato prossimo e il passato remoto, dove l’evento però è ‘perfetto’ cioè compiuto nella sua globalità ontologica) ma non più nell’ottica di voler sottolineare l’effettualità di quegli eventi ad oggi, bensì della narrazione di quanto è avvenuto nel suo svolgimento, nel suo essere, appunto, situazione.

Il fatto si è verificato nel passato ma è a tutt’oggi, nel suo insieme ontologico, un fatto presente. L’evento non viene introdotto nella sentenza nella sua compiutezza nel tempo trascorso (per aver avuto inizio in un determinato momento passato ed essersi esaurito in un momento ugualmente certo successivo, diverso tuttavia dall’oggi) né nell’ottica della rilevanza attuale dei suoi effetti, ma viene raccontato nella sua rilevanza di essere accaduto indipendentemente dal quando e viene oggi in evidenza per il fatto che è rilevante proprio adesso che sto decidendo.

In altre parole, chi usa l’imperfetto narra di un fatto certo quanto al suo accadimento (è pacifico che sia accaduto) ma irrilevante in relazione al quando perché ciò che rileva è il fatto che la situazione oggetto di esame sia attuale. Il fatto, in questo caso specifico, non è dunque perfetto nel senso cui prima si accennava (è appunto, al contrario, ‘imperfetto’) perché ne parlo ancora oggi, me ne interesso proprio adesso sviscerandone le fasi di svolgimento valorizzandone la continuità, la permanenza, la persistenza a oggi. È come se continuasse ad accadere.

Se così scrivo ‘Tizio eseguiva dei lavori di ristrutturazione che…’ evidenzio il fatto passato non come evento cristallizzato nel tempo, come fatto cioè meramente storico, ma come antecedente situazionale perdurante con l’evento dannoso attuale facendo venire in evidenza la circostanza che la sua importanza è, in realtà, atemporale.

L’imperfetto è quindi più funzionalmente vicino al passato prossimo piuttosto che al passato remoto, ma mentre nel passato prossimo il fatto è successo e mi occupo ora di esaminare i suoi effetti, nell’imperfetto (fermo restando che mi interessano le sue conseguenze ad oggi, tanto che me ne sto occupando come giudicante) mi interessa ciò che ha portato l’evento a compiersi, al suo divenire, al suo dipanarsi rispetto a quanto ha determinato l’evento, quasi che fosse stato compiuto in un mo-mento non preciso o, tutto sommato, non rilevante ai fini del giudizio dove rilevante è invece il fatto sia ora sotto la mia attenzione di giudicante.

Nel contempo l’imperfetto è anche funzionalmente legato al presente perché ha la caratteristica di esprimere una situazione in corso e per essere relativa a un’azione passata che è anche tuttora come se fosse presente. Possiamo quindi dire che l’imperfetto è un tempo che trasla il passato nel presente abbattendo i confini della temporalità. Tutto è compresente tra passato e presente, tutto è attuale e senza tempo.

Non è un caso che l’imperfetto è il tempo prediletto della narrazione, della favola (ma anche della irrealtà, vale a dire di ciò che si sarebbe voluto accadesse o che non si sa con preciso quando sia accaduto o non rileva quando sia accaduto).

ultima analisi, se si usa un tempo perfetto (remoto o passato) si passa al lettore un’informazione, mentre con un tempo imperfetto si passa una situazione sfumata temporalmente (anche se collocata nel passato) narrando del suo essere situazione rilevante per il momento decisorio.

Infine c’è il presente storico. Se scrivo ‘Tizio esegue dei lavori di ristrutturazione che…’ riporto ad oggi la narrazione del passato, come facessi accadere tutto quello che è successo nel momento in cui scrivo, cosa che fa saltare tutti i legami con il passato.

È il presente l’origine di un fatto passato, nulla è accaduto ma sta accadendo nel momento in cui si decide. Come si vede le sfumature sono diverse in alcuni casi anche minime, ma precise e tali da spostare il senso di ciò che si scrive e di cosa si vuole comunicare.
[space]

↵ ↵ torna a Il tempo verbale della sentenza

<–  I tempi verbali praticabili
–>  Un tempo verbale unico per tutte le parti della sentenza?