Treditutto’s Party

Tra gli avvenimenti caratteristici che si svolgono tra le quattro mura del Tribunale di Lamarmora sono da annoverarsi, senza dubbio, i parties indetti in concomitanza dei trasferimenti vuoi del personale amministrativo, vuoi degli stessi Magistrati. Possono così venir organizzati, per l’evenienza, semplici rinfreschi a base di pasticcini, crostini al paté di olive e spumante, ma pure lauti banchetti con ostriche e champagne millesimato.
Per l’atteggiamento gaudente verso la vita in genere, tipico dell’animo lamarmorese, è facile che, in uno dei ventidue piani del Palazzaccio (viste anche le sue ciclopiche dimensioni) si commemori, in un ufficio, in un’aula o anche solo in un sottoscala, l’arrivo o la partenza di qualche dipendente.
Di solito, all’entrata del Tribunale, si può consultare un tabellone elettronico, di quelli che possono notarsi nelle stazioni ferroviarie o negli aeroporti, il quale fornisce al pubblico, in tempo reale, l’aggiornamento costante di tutte le manifestazioni del mese. Aiuta, comunque, in tal senso, un ottimo impianto (quadrifonico) di altoparlanti (cui fa da supporto un robusto e copioso volantinaggio) che preannuncia, con qualche ora di anticipo, l’inizio di qualsivoglia buffet, cocktail, pranzo o evento mondano.
Non capita tutti i giorni, infatti, di assistere alla performance del gruppo rock in voga, così come potrebbe essere un must la possibilità di vedere da vicino l’idolo della telenovela brasiliana più gettonata o il calciatore fuoriclasse che manda in visibilio gli stadi.
Succede allora spesso, in attesa di prendere l’ascensore, di ascoltare due assistenti giudiziari scambiarsi informazioni su festeggiamenti privati (ufficializzati e non) in cartellone quella stessa mattina e, in particolare, sentire che s’interrogano se sia più conveniente fare una scorpacciata di birra e speck alla festicciola in stile tirolese della dattilografa Susanna al quattordicesimo piano scala F o sia meglio, piuttosto, gustare il salatino al foie gras e beluga annaffiato da sapiente Montréchat nel sontuoso banchetto in costume d’epoca del Consigliere Leonida Pingiterra .
Chi non intendesse, in ogni caso, mancare a nessuno di quei rinfreschi che hanno (purtroppo) luogo simultaneamente, può sempre mandare una persona di fiducia a ritirare il pacchettino take-way messo (sempre) a disposizione dall’amministrazione giudiziaria a spese dei contribuenti.
Fiutando odore di business, le grandi industrie si sono comunque, da tempo, accaparrate le manifestazioni più eclatanti e di maggior richiamo aumentando, di conseguenza, in maniera considerevole, il tasso della già dilagante pubblicità.
Da diversi anni, infatti, ci si è dovuti arrendere all’ingresso massiccio degli sponsors nell’attività giudiziaria. Ora non è infatti neppure più concepibile celebrare un processo penale senza che, ogni circa dieci minuti, vi sia un break pubblicitario con gingle cantato. E’ inoltre frequente, e ormai comunemente accettato, che il Presidente del tal Collegio, tra un’audizione di un testimone e l’altro, tra un’arringa difensiva e una requisitoria, proceda alla lettura di un comunicato commerciale con proiezione su di un apposito tabellone di diapositive illustranti l’articolo promosso.
Molto gettonati sono pure gli spot sui manuali fai-da-te del tipo:

• come sottrarsi a una misura cautelare detentiva e vivere felici;
• come tangentare (cioè come consegnare e ricevere tangenti) con successo e senza dare nell’occhio;
• come passare il periodo degli arresti domiciliari come fosse una vacanza;
• come far pagare le tasse agli altri come se fossero le proprie;
• come spennare il cliente lasciandolo ancora semivivo (per Avvocati);
• come abituarsi a un telefono sotto controllo;
• come adottare una prostituta a distanza (per albanesi) senza dover necessariamente emigrare, evitando così il rischio di essere arrestato;
• come farsi eleggere in Parlamento sfruttando l’onda di notorietà dovuta al trentesimo avviso di garanzia;
• come conoscere, attraverso facili test, se la vocazione a fare il Magistrato è autentica;
• come preparare con profitto il concorso per Uditore giudiziario (questo libro è particolarmente curato comprendendo: approfondite spiegazioni sul come farsi impiantare, in modo indolore, microricetrasmittenti sottocutanee al fine di garantirsi durante la prova scritta l’assistenza di illustri cattedratici, segue lista); in allegato vi è poi anche il coupon per richiedere la batteria completa di ceri inconsumabili da offrire nei più famosi santuari mariani europei; è compresa l’agenda telefonica completa dei numeri telefonici essenziali onde ottenere valide ed efficaci raccomandazioni; altro coupon può essere utilizzato per ottenere la spedizione di lampade schiarenti per apparire pallidi ed emaciati durante le prove orali nonostante l’estate passata ai tropici; per le candidate, infine, è possibile prenotare la minigonna ombelicale con abbinata maglietta con sovra impresso a caratteri cubitali (per i Commissari d’esame più sensibili all’argomento) il numero telefono e la dicitura: PRONTA A TUTTO).
• come imparare, in poche lezioni, l’autodifesa (verbale e personale) per far fronte agli attacchi degli Avvocati in udienza, potenziando all’uopo anche la voce e la mimica facciale;
• come promettere il proprio voto a tutte le correnti dell’Associazione Magistrati senza mai iscriversi a nessuna di essa;
• come accedere alla carriera parlamentare passando attraverso quella in Magistratura oppure sui giochi per l’infanzia quali: il gioco del processo penale (sulla falsariga del gioco dell’oca, con dentro alla confezione un set completo di domande, arringhe, requisitorie e dadi per irrogare le pene);
• il piccolo magistrato (con toga, martelletto del tipo ‘fate silenzio o faccio sgomberare l’aula’, piccolo codice e occhiali per sembrare sveglio durante le arringhe difensive);
• il piccolo spacciatore (con lucido da spalmare sulla pelle per creare l’effetto-marocchino, lo speciale spray da spruzzare sui capelli per arricciarli, un po’ di eroina per cominciare, lattosio per il taglio, sacchetti di plastica e accendino bic per chiudere termicamente le monodosi);
• il piccolo maniaco sessuale (con impermeabile, cappello a larghe falde, maschera con sguardo allucinato e linguina salivante, protesi per i meno dotati);
• il piccolo zingaro (con applicatore spargisporco, profumo ‘Notte fra capre’, mazzi di rose finte e già incelophanate, attrezzatura varia per scasso, piattino scheggiato e/o barattolo arrugginito per questua, cagnolino zoppicante gonfiabile con espressione affamata o cagnetta che allatta cuccioli scodinzolanti, stampelline ad altezza diseguale per garantire l’andatura claudicante e sofferente) e ancora: videogames ispirati a casi celebri, gadgets, figurine, vetrofanie e, infine, (strepitoso successo dell’anno), riprese dei giudizi di assise più famosi con sottotitoli per permettere il karaoke con gli amici…

Assai praticata è divenuta pure la sponsorizzazione di marchi e logo applicati alle toghe di Avvocati e di Magistrati che, ogni giorno di più, assomigliano alle tute dei piloti di Formula 1. Le maggiormente corteggiate sono le toghe delle Loro Veneranze e dei Presidenti in genere, ma vanno forte anche quelle dei Pubblici Ministeri e dei GIP, soprattutto durante le esternazioni televisive.
Inoltre si sono moltiplicate, in special modo sulle porte delle Cancellerie, accattivanti insegne luminose. C’è chi si è fatto prendere forse un po’ troppo la mano (come quelli che hanno fatto scrivere: ‘Da Tonino certificati freschi di giornata’ ovvero ‘la Freccia di Lamarmora – citazioni express’) però, tutto sommato, regna una certa qual moderazione.
A questo colossale giro di affari è connesso pure l’efficientissimo servizio d’aste dei corpi di reato. Con una manciata di spiccioli, possono acquistarsi, per esempio, i bossoli relativi al celebre omicidio passionale di Gavino Ullurgiu , le fascette che avevano racchiuso le banconote di riscatti di personaggi importanti, un fazzoletto da naso usato da un camorrista di grido e via discorrendo.
Insomma la Giustizia è tuttora spasmodicamente lenta, ma, almeno, è al passo con i tempi.Sempre con riferimento alle anzi accennate celebrazioni, va detto che, negli annali della storia epica del Tribunale, è rimasto memorabile, oltre al banchetto del Cancelliere Camillo Reimosca , il simposio per il prepensionamento di Sua Veneranza dr. Ladislao Treditutto (nel luglio del 1977) che durò sei giorni e sei notti, con una tavolata di ospiti che occupava un’intera ala del Palazzo. Camerieri in frac, conigliette vestite di profumo e un’orchestra sinfonica di ottantadue elementi costituirono la degna coreografia di cotanto evento.
Ci vollero circa sei mesi ed un’équipe specializzata in restauri d’opere d’arte per ripristinare lo stato dei luoghi ante-party, giusta la necessità di ricorrere anche a ponteggi per togliere gli spaghetti dalle volte affrescate del Cinquecento (attribuiti alla scuola del Paciughino), la fragolata di panna dalle vetrate istoriate (del Quattrocento, opera matura di fra’ Duccio Testadisogliola) e la mousse di tartufo dalle trentadue statue raffiguranti i Mali della Giustizia (capolavori scultorei dell’artista roccastradino Castruccio Mastroliva detto il Trombetta ).
Non fu, invece, possibile levare né il fetore, né le macchie di rigurgito (e di altre sostanze liquide corporee non meglio identificate) che imbrattarono la pavimentazione in cotto del Salone dei Mille Arcobaleni che, a buon diritto, era entrato a far parte del patrimonio artistico mondiale, come primo esempio in Europa di rivestimento decorativo per interni; un temporaneo linoleum verde cetriolo (divenuto poi definitivo per via di un collante troppo forte) mise rimedio, in qualche modo, al malaugurato incidente.
Vennero trovate, inoltre, sedici scarpe sinistre, tre dentiere, sette indumenti intimi tra cui un baby-doll, culottes e sospensori, un boa costrictor vivo, un malato in barella, già in anestesia totale, pronto per essere operato di appendicectomia ed alcuni neonati che, non essendo stati reclamati, furono ribattezzati, trascorsi tre mesi, con il nome di Treditutto (in ricordo di Sua Veneranza) e dichiarati in stato di adottabilità (anche internazionale). Di un coccodrillo dell’Alabama di sei metri di lunghezza si persero, al contrario, le tracce. Da allora, ogni tanto, si ha notizia del ritrovamento di resti di cani, gatti e bambini; circostanza questa incresciosa, in quanto il pregiato animale, delicato di stomaco, dovrebbe seguire una dieta molto più equilibrata e accorta.
Alla cerimonia intervenne tutta la Lamarmora-bene, compreso il Vescovo Monsignore Arturo Pappafieschi, che, sul finire della sesta nottata, si narra, abbia ballato sui tavoli (con indosso solamente un tanga rosso porpora, sbronzo da far paura) una disinibita lambada con la stessa Sua Veneranza Treditutto, alternandosi in questo, con il Capo della Polizia dr. Basco Giannaguari, che in un secondo momento (a lucidità e dignità recuperate) ebbe, sulle prime a negare gli addebiti e, poi, a lamentarsi che era stata tutta colpa del Pappafieschi che non aveva fatto altro che stringerlo con passione e baciarlo sul collo.
Nonostante le raccomandazioni, molti furono gli esclusi per carenza di spazio; ma tanto era stato il desiderio di essere presenti al ricevimento del decennio, che la gente attese ugualmente, per diverse ore, bivaccando senza requie sugli scalini del Palazzaccio eseguendo complicati riti voodoo affinché qualcuno morisse di indigestione e lasciasse libero almeno un posto.
Venne altresì istituita appositamente la S.A.T., (Squadra Anti Trito Acàntore), che in quei giorni, attratto dagli effluvi sprigionatisi dalle succulente libagioni, fece trecentoventiquattro tentativi di mescolarsi agli invitati, arrivando finanche a travestirsi da sharpei, da turista tedesco con pantaloni knickerbockers ed alpenstock, da pericoloso evaso, da Paul Bocuse e, da ultimo, da fagiano ripieno.
Per mettere fine a tale assedio che non conobbe soste o flessioni, il Trito (per disperazione dello stesso servizio di sicurezza) fu catturato e quindi appeso per le caviglie, imbavagliato e legato mani e piedi, al pennone portabandiera della facciata tergale del Palazzo, dove, purtroppo, fu dimenticato per un paio di settimane, fino a quando un panino sobriamente imbottito di: salame Felino, mostarda, patatine fritte, lardo di Colonnata, aringhe portoghesi, sbrisolona fiorentina, peperoncini messicani, bresaola, olive greche farcite, prosciutto cotto di Praga e carciofini trifolati, sfuggitogli da una tasca del gilè, non colse in pieno casco un vigile urbano transitante nei pressi, riuscendo così nell’intento di attirare l’attenzione su di sé .
Furono presenti all’evento, oltre alla pay-tv locale, la LBC , che garantì la telecronaca dettagliata, minuto per minuto, delle fasi salienti del baccanale, ed anche le principali reti nazionali e internazionali collegate via satellite e via cavo; dalle riprese televisive furono estratte cassette VHS (in numero di dodici rilegate in un elegante cofanetto) a tutt’oggi costituenti autentici cult-movie (e abbondante materiale per ricatti ed estorsioni).
Quanto, infine, all’aspetto prettamente logistico, va rammentato che la Tradizione impone oramai (di rigore) che i festeggiamenti (almeno i più importanti) si realizzino proprio all’interno del Palazzaccio, poco rilevando che ciò possa rendere ardua la predisposizione del convivio medesimo per la presenza fastidiosa delle persone che affluiscono nei diversi uffici o nelle aule.
In occasione del medesimo ‘Treditutto’s party’, come questo leggendario happening fu successivamente chiamato, gli organizzatori, per dar da mangiare ai fortunati commensali , ebbero seri problemi a sistemare le indispensabili pentole, pignatte, tegami e casseruole, oltre agli svariati quarti di bue, i cinquecento fra cinghiali, tacchini, faraone e pernici, le tonnellate di ravioli, gli ettolitri di sughi, intingoli e salsine, i due tir di pane, verdure e patate, i dodici autoclavi di vino oltre alla vagonata di bottiglie di Krüg.
L’unica superficie disponibile era infatti, nell’occasione, l’Aula Magna del Palazzo, nella quale si stava svolgendo, disgraziatamente, il giudizio all’ex Giudice Prospero della Gioia . Ci vollero parecchie ore di discussione perché l’allora Presidente della Corte di Assise (tal dr. Porzio Croce) capisse finalmente come fosse ben più importante conservare nei dovuti modi le trance di saumon sauté aux herbes fines e le vasche di caviale del Volga, piuttosto che portare a termine un dibattimento dall’esito scontato.
Il braccio di ferro, come si è riferito, fu all’epoca piuttosto duro anche per la forte opposizione dimostrata dall’opinione pubblica tutta presa dal caso del serial killer del secolo e che, occupò per diverso tempo, le prime pagine dei giornali degli anni Settanta, galvanizzando l’immaginario collettivo ed entusiasmando un’intera generazione di appassionati del noir.
Ciò che accrebbe invero a dismisura la suspense della turpe vicenda, fu che la Polizia giudiziaria tardò inspiegabilmente a sospettare dell’Alto Magistrato e solamente dopo che lui stesso ebbe a tradirsi a causa dell’eccessivo numero dei frigobar (otto) che aveva fatti comprare all’amministrazione comunale affinché fossero piazzati nel proprio ufficio.
Fu quando venne acquistato il nono freezer (e sparì il diciannovesimo Avvocato) che si cominciò a credere che la giustificazione da lui data (‘mi piacciono tanto le granite al limone e preferisco farne una buona scorta’) fosse in realtà una sonora balla (anche perché, a quel tempo, si era in pieno inverno).
Così agli inquirenti venne in mente, in assenza del Giudice, di dare una fugace sbirciatina alla sua stanza, giusto per vedere cosa contenessero mai quei frighi.
Lo spettacolo cui dovettero assistere gl’intervenuti forse fu un po’ raccapricciante, tuttavia vi è da riconoscere, a distanza di anni, che i corpi dei professionisti erano stati tagliati in maniera molto accurata (d’altronde cosa ci si poteva aspettare da un uomo metodico e puntiglioso quale è il della Gioia?) e che i pezzi, rinvenuti ciascuno nel relativo sacchettino salvafreschezza con tanto di scadenza e codice a barre, erano stati divisi in ordine cronologico e per tipologia anatomica (vale a dire le teste tutte da una parte, così pure le lingue e le dita dei piedi, distinguendo i destri dai sinistri e i mancini dai destrimani…).
Il Prospero, nel confessare pienamente la propria responsabilità, si discolpò in modo egregio sostenendo di essere stato il mero esecutore di un ordine divino ricevuto in sogno da un Angelo sfolgorante che gli aveva annunciato di essere stato prescelto per portare a compimento la nobile missione di rendere la Giustizia finalmente non solo equa e corretta, ma altresì sollecita e produttiva.
Su questo canovaccio, fu imbastita l’abile linea difensiva dell’Avvocato Reginaldo Maria Serpi-Colonna (a quel tempo non ancora Presidente dell’Ordine ) che sostenne l’utilità sociale dell’operato dell’Alto Magistrato che, così comportandosi, aveva in fondo eliminato solo i professionisti meno meritori e comunque quelli di bassa levatura morale e culturale.
Fu per la malaugurata coincidenza che uno degli Avvocati assassinati fosse anche il fratello del Presidente della Corte di Assise (tal Rosario Biringhelli ) che il della Gioia riuscì a guadagnarsi venti ergastoli (uno cioè per ogni Avvocato ucciso, più uno ulteriore per l’arringa).
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