Pagine bianche – Dietro al racconto

Il racconto Pagine bianche è il rovesciamento di quanto mi accade. A volte infatti succede, per una sorta di forte immedesimazione con la lettura del momento, soprattutto quanto condivido con l’Autore un certo idem sentire e dunque quando la suggestione del libro è preponderante, di trarre ispirazione da quanto sto leggendo. Mi vengono  spontanee in altre parole nuove tracce, idee, spin-off che finisco per tradurre in racconti.

La storia, dicevo, è l’esatto contrario di quanto appena detto in quanto è il libro che trae spunto dal protagonista e non viceversa e prima in modo inconsapevole e poi in modo volontario presentendo Marcello di poter trarre un vantaggio da questa situazione. Il fenomeno è però fin troppo strano perché potesse ridondare effettivamente a vantaggio del Nostro (che avrebbe voluto infatti utilizzare il libro creato ex novo come materiale proprio).

In verità il libro è una specie di saprofita: sugge quel che c’è di buono dal suo ospite, ne metabolizza il contenuto e ne fa un utilizzo personale e utilitaristico. Le pagine del libro dopo essere state completate sono infatti cancellate non prima, forse, di essere o condivise con altri autori o di venire irrimediabilmente distrutte (nonché cancellate dalla memoria dell’Autore ospite).

Non è difficile supporre quindi che Marcello si disferà ben presto del libro buttandolo nella spazzatura da dove magari raggiungerà, dopo vari fortunosi passaggi (è questo il mio seguito mentale), una qualche altra bancarella dove si “attaccherà” come un mitile, per sopravvivere, a qualche altro libro al fine di farsi portare a casa da un altro acquirente dando così corso a un nuovo ciclo.

I libri “Una pioggia tiepida” di Jakob Grossman e “Jeremiah” di Abraham Scottsdale citati nel racconto non esistono. Sono riportati nel testo, sotto forma di dettaglio, solo per rendere veritiero il racconto che è già di per sé un po’ surreale.

Il racconto riprende l’atmosfera iniziale di un altro mio recente racconto pubblicato su questo stesso blog (Il Mago girovago) che fa ben capire come le bancarelle di libri siano la mia fonte primaria di lettura.

Quando nel testo faccio riferimento ai 49 racconti vuole essere un omaggio allo splendido libro I quarantanove racconti di Ernest Hemingway, di cui ho scritto anche nel racconto Ketchum.