Il concetto nasce nell’ambito delle cultura amerindia, vale a dire degli indiani nativi d’America, che sceglievano il loro totem a protezione della tribù e del proprio accampamento.
Nell’ipotesi che i totem fossero più di uno venivano impilati l’uno sull’altro formando una colonna totemica chiamata anch’esso totem.
Il nome totem proviene dal termine ototomen degli nativi americani Ojibway (stanziati nell’odierno stato del Michigan e sulle coste settentrionali del Lago Superiore e del lago Huron, chiamati impropriamente dai bianchi indiani Chippewa, –> Chippewa tribù indiani).
Essendo quella dei nativi americani una cultura sciamanica di tipo animistica (–> sciamanesimo) il totem era prevalentemente un animale (più esattamente un animale selvaggio come il lupo, il bisonte o l’aquila, per fare solo alcuni esempi) che, per le sue qualità e caratteristiche, era capace di svolgere la sua funzione apotropaica (–> apotropaico).
Il concetto totemico, così inteso, come normalmente lo si vuole intendere, lo si ritrova, con le dovute modificazioni e trasformazioni, anche in altre culture e persino nella società attuale, come, per esempio, nel ricorso alle mascotte delle squadre sportive (–> La nuova mascotte della Nazionale di Calcio), nello scoutismo (dove spesso nel nome dei capi squadriglie e delle squadriglie stesse vi è un richiamo agli animali della foresta tanto che i giovani scout vengono chiamati lupetti), ma anche nella cultura dei santi protettori, nella protezione degli angeli custodi e, ancor prima, dei Lari e Penati dei Romani.
Per questo sforzo di entrare in sintonia con il proprio animale spirituale si parla, in questi casi, di ‘possessione volontaria‘ o ‘incorporazione dello spirito‘ ove, nel desiderio di acquisire le proprietà benefiche relative, si mutuano anche sembianze e abitudini dell’animale simbiotico.
Questo nella tradizione. In realtà il significato delle raffigurazioni sul totem degli indiani d’America sono molteplici e quasi mai hanno avuto a che fare con la rappresentazione di una divinità da adorare. Per lo più il totem raccontava e racconta, invece, leggende familiari, imprese virtuose sia della famiglia che del gruppo di appartenenza oltre che degli avi illustri, ma più spesso sono semplici rappresentazioni artistiche.
Possono persino aver avuto anche un significato funebre, celebrativo o, come i Potlatches (–> Potlatches) illustrativo di racconti che ricordano personaggi storici (o la potenza di una famiglia) o rappresentativo di fatti di notorio scandalo o di risonanza pubblica come liti, omicidi, debiti, eventi incresciosi, ma mai con carattere di sacralità.
L’associazione con l’idolatria sembra invece un’idea veicolata dai missionari cristiani del XIX secolo venuti a contatto con i nativi americani durante l’opera di conversione, giusto per avere un qualcosa di concreto su cui concentrarsi nel combattere lo sciamanesimo come pratica pagana o di riscuotere un consenso esterno per poter essere autorizzati a contrastarlo.
L’associazione totem-entità soprannaturale è però ugualmente passata nell’immaginario collettivo. La letteratura e il cinema hanno fatto poi il resto radicando questo equivoco.
Questa qualità è di solito molto apprezzata nelle persone che si frequentano e che cercheranno la compagnia di una falena, scelta come animale guida, per la capacità di ascolto e di trasmettere serenità e comprensione.
Vuol dire anche che si è dotati di introspezione, di capacità comunicativa, di sensibilità attiva (e non solo passiva che ingenera sofferenza) oltre che di recettività e di consapevolezza psichica di sé.
Punto di forza è l’intuito di cui ci si avvale nella navigazione della vita (la falena è un insetto notturno sicché si orienta e vive nelle tenebre in assenza di riferimenti visivi concreti) ma lo è anche la fiducia in se stesso e la determinazione di cui si è dotati perché ci si muove nella certezza di trovare quel che si cerca.
La falena, dunque, si orienta facilmente nel buio di cui è dominatrice in assoluto: ha la capacità di trovare la luce nell’oscurità e nell’oscurità la luce anche grazie alla sua particolare vista (–> L’occhio della falena).
Ma nel buio vede tutto e tutto compenetra. Grazie ai propri sensi, al tatto, all’olfatto e all’udito e soprattutto grazie alle sue speciali antenne larghe e a pettine (–> Le falene in generale) riesce, infatti, ad ascoltare e imparare da ciò che la circonda acquisendo in breve tempio saggezza e conoscenza dei segreti del mondo.
Il rapporto particolare che la falena ha poi con la luce (–> La luce e le falene) è un rapporto di vita/morte e di ricerca della verità facendosi sempre però guidare da una fede che non è cieca, consentendole così di evitare di bruciarsi le ali.
Dunque intuizione, ma anche raziocinio nell’operare le scelte senza distrazione o disorientamenti di sorta che è il punto di maggior vulnerabilità di questo animale totem; ma la vulnerabilità cosciente diventa poi un suo punto di forza se è conosciuto e gestito in modo costruttivo.
La rilevante influenza della luna, all’origine della sua instabilità emotiva, è però una instabilità ciclica dove tutto viene affrontato e superato in perpetuo divenire.
Sotto l’influsso della luna la falena diventa eterea, sottile, creativa e trasparente passando attraverso i mondi sottili della esperienza sensoriale e terrena, sino ai confini della invisibilità in comunione con le forse primordiali della natura.
La falena ha il potere di creare un vortice di essenzialità evolutiva attorno a sé in quanto conosce i segreti della trasformazione nella metamorfosi, con tutta la sua carica di magia e di mistero; nasce dalla idea di se stessa conoscendo l’arte di crearsi un bozzolo all’interno del quale difendersi dal male; riflette sulla propria condizione di crisalide nel passaggio a una nuova condizione dell’esistenza e infine vola verso una nuova vita tutta da esplorare non appena si costruisce le ali (vedi ancora –> La luce e le falene).
E, volando, lascia andare la propria negatività e recepisce con le sue grandi antenne le vibrazioni positive di chi vuole aiutare. Possiede inoltre la capacità di confondere la mente dei suoi predatori facendo credere loro di essere in un luogo mentre si trovano in un altro e sa ascoltare nel silenzio della notte i messaggi sotto forma di ultrasuoni che viaggiano nell’ombra al primo calare della notte.
Il rapporto con la brevità della propria vita è invece un monito per viverla intensamente per poi rinascere in un nuovo ciclo come nella metamorfosi che, come si è accennato, trasforma il bruco concreto nella percettiva falena.
Da ultimo, se ancora invece non hai scelto il tuo animale totem e vuoi divertirti a trovarlo, dai un’occhiata a questo video, –> Qual è il tuo animale guida?
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↵↵ torna all’indice Tutto quello che c’è da sapere sulle falene
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- La luce e le falene
- L’occhio della falena
- Cosa significa se entra una falena in casa
- Quando la falena è già in casa
- I rimedi contro le tarme
- Come fare uscire una falena dalla camera
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- Cosa significa se sogno una falena?
- La falena come animale-totem
- Trovare una falena morta in casa
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- La falena in amaca
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- La palummella, cos’è e cosa rappresenta
- Altre falene strane e variopinte
- La falena – significato angelico
- Tatuarsi la falena – significato
- FAQ – Le falene
<– Cosa significa se sogno una falena?
–> Trovare una falena morta in casa
<– Il gufo irritato e il suo verso
–> Le formiche nelle prese elettriche
<– Indice della Sezione ‘A domanda rispondo‘
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ultimamente vedo tante falene, alcune bellissime, l’altra sera mi volavano intorno come attirate da me e allungando la mano si posavano, erano bellissime..bianche
ne avevo vista una al pianterreno e l’ho fotografata e di recente ne ho trovata una della stessa specie dietro la porta di casa
cosa può voler dire?
Nella sezione che hai visitato del sito puoi trovare le spiegazioni che sono in grado di darti. Grazie per il tuo passaggio.
ciao Briciola, grazie per la risposta, mi chiedevo se possiamo interpretare la “visita” frequente di un particolare animale è un messaggio dalla Natura che vuole dirci qualcosa
un saluto e grazie a te, l’articolo è bellissimo e scritto molto bene
La Natura (per fortuna) non ha autocoscienza, non pensa e non comunica nulla all’esterno di sé se non è strettamente inerente al principio di autoconservazione e riproduzione; il ritenere che ci renda destinataria di altri tipi di informazioni è solo una conseguenza diretta del nostro desiderio (più o meno consapevole) di antropoformizzare ciò che ci circonda per capirlo meglio.
La Natura dunque non ci comunica nulla di “altro” e il pensare il contrario è solo la proiezione di una nostra esigenza umana.