Così, ora che sto leggendo i racconti di Philip K. Dick (quelli del periodo giovanile) che, come noto, è stato uno dei maestri della fantascienza, ne “subisco” l’influenza diventando la lettura una sollecitazione continua di idee e spunti.
Il racconto Sugar si innesta poi in quel genere letterale che prediligo, figlio del realismo magico di Buzzati, Saramago e Murakami (per citarne solo alcuni), vale a dire il genere che riguarda un “non reale che è possibile e quindi plausibile”.
Un evento come quello narrato non è ancora infatti mai accaduto, ma viste le tante premesse logiche, scientifiche, culturali di cui siamo testimoni o a conoscenza, leggendo giornali o ascoltando la televisione (ma anche solo vivendo la nostra quotidianità) risulta tutto sommato non inverosimile potendo essere una conseguenza, tra quelle possibili, della realtà di oggi; per questo motivo la lettura resta, a pagina chiusa, anche inquietante oltre che inducente a una qualche riflessione.
La foto è tratta da un sito di immagini free.
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