Posate sessuali

Ero uscito all’aperto, a riprendere fiato. Quando si va a cena da Bastiano si mangia sempre troppo. I suoi ravioli di castagne al tartufo sono irresistibili e il suo vinello, frutto di una raffinata uvagione della sua piccola vigna, crea quel viatico fatto bell’apposta per esagerare. Per non parlare della coda di bue al cartoccio, alle acciughe marinate al battuto di pepe rosa e alle sue paste ripiene di crema di gianduia al rhum. Lo so, prima o poi mi ritroverò all’inferno nel girone dei golosi. Ma almeno rivedrò i miei amici e ricorderemo i bei tempi.
L’aria frizzicorina della sera mi stava restituendo tono e vigore. E mi faceva piacere sentire i miei amici che stavano ridendo e scherzando, al caldo, dentro alla tavernetta. Erano suoni rassicuranti che sapevano di buono, come quell’acquavite di Tignanello che ancora mi profumava il palato.
“Ah sei qui!?!” – mi disse Bastiano uscendo in giardino anche lui, con il tono di avermi sorpreso in flagrante.
Bastiano stava sorridendo: non era capace di nascondere la soddisfazione per la buona riuscita della serata. Pensai, guardando la sua faccia rotonda perennemente sporca di farina (lui fa il panettiere) che non lo avevo mai visto, in vita mia, depresso o stanco, in qualunque giorno o stagione lo avessi incontrato. E mi domandavo come facesse ad avere tanto entusiasmo nelle vene.
“Abbiamo mangiato proprio bene!” – esclamò dandosi una manata sulla pancia che rimandò il suono di un cocomero maturo.
Poi mi guardò con la coda dell’occhio aprendo un poco le labbra spesse, in quel suo modo così tipico che presagiva che avrebbe sparato, di lì a momenti, una battuta delle sue. Ero preparato.
“Senti, tu che sei uno che ha studiato” – iniziava sempre così quando voleva tutta l’attenzione su di sé, chiunque fosse il suo interlocutore – “ma se il coltello è maschio perché penetra e il cucchiaio è femmina perché raccoglie, la forchetta…” – e qui fece una sapiente pausa gustandosi l’espressione che avrei fatto – “…la forchetta è gay?”