L’aria frizzicorina della sera mi stava restituendo tono e vigore. E mi faceva piacere sentire i miei amici che stavano ridendo e scherzando, al caldo, dentro alla tavernetta. Erano suoni rassicuranti che sapevano di buono, come quell’acquavite di Tignanello che ancora mi profumava il palato.
“Ah sei qui!?!” – mi disse Bastiano uscendo in giardino anche lui, con il tono di avermi sorpreso in flagrante.
Bastiano stava sorridendo: non era capace di nascondere la soddisfazione per la buona riuscita della serata. Pensai, guardando la sua faccia rotonda perennemente sporca di farina (lui fa il panettiere) che non lo avevo mai visto, in vita mia, depresso o stanco, in qualunque giorno o stagione lo avessi incontrato. E mi domandavo come facesse ad avere tanto entusiasmo nelle vene.
“Abbiamo mangiato proprio bene!” – esclamò dandosi una manata sulla pancia che rimandò il suono di un cocomero maturo.
Poi mi guardò con la coda dell’occhio aprendo un poco le labbra spesse, in quel suo modo così tipico che presagiva che avrebbe sparato, di lì a momenti, una battuta delle sue. Ero preparato.
“Senti, tu che sei uno che ha studiato” – iniziava sempre così quando voleva tutta l’attenzione su di sé, chiunque fosse il suo interlocutore – “ma se il coltello è maschio perché penetra e il cucchiaio è femmina perché raccoglie, la forchetta…” – e qui fece una sapiente pausa gustandosi l’espressione che avrei fatto – “…la forchetta è gay?”
Posate sessuali
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