Gabo alzò lo sguardo verso di lei strizzando gli occhi per poterla mettere meglio a fuoco. Dondolò quindi un po’ il capo come se avesse già risposto e dimostrasse soddisfazione per quanto appena detto. Poi lentamente biascicò:
«Niente, niente…» e scansò la tazza del cappuccino davanti a sé per non urtarla con il gomito.
«Come niente? Con quel broncio?» insistette lei girandosi tra le dita il bicchiere del latte.
La luce del primo sole filtrava tra i rami di frassino disegnando attorno al capo di lei un’aureola di innocenza che contrastava con il tono inquisitorio. Il marito sbuffò appena e, scelto dalla scatola un biscotto ricco di inserti di cioccolato, cominciò a sgranocchiarlo. Si vedeva che stava riordinando le parole scegliendo bene quali di esse fosse il soggetto, il verbo e il complemento. Deglutendo, chiarì con fatica:
«Ti sei messa a parlare nel sonno.»
«Chi? Io?» fece lei rimanendo a bocca aperta quasi le fosse stata sollevata un’accusa infamante.
«Non penso ci sia un’altra donna nel mio letto…» fece lui con uno sguardo indecifrabile.
«Ma non l’ho mai fatto…»
«Appunto… Ma sono cose che succedono; mi ci abituerò, dai… non volevo neppure parlartene… è una stupidaggine.»
E invece Marilisa voleva parlarne. Anzi voleva venirne a capo. Aveva letto da qualche parte su Internet che poteva essere il segnale di un disturbo del sonno, di un principio di apnea notturna con tutto quello che ne conseguiva: e a venticinque anni poteva anche diventare, a lungo andare, un problema. Decise così per qualche tempo di dormire nella stanza degli ospiti. Gabo si era opposto; ripeteva che presto non ci avrebbe fatto nemmeno più caso, ma lei non sentì ragione. Il problema era suo e poi lui stava attraversando un periodo stressante sul lavoro e l’essere svegliato più volte durante la notte lo avrebbe reso inevitabilmente nervoso.
‘È solo fino a quando non risolvo questa questione’ sentenziò lei chiudendo rumorosamente la porta dietro di sé, mettendo fine alla discussione.
Marilisa cercò ulteriori informazioni su Internet e trovò un’app che registrava tramite il cellulare la voce durante il sonno. Era quello che faceva al caso suo. Avrebbe potuto così capire quanto grave potesse essere il suo disturbo.
La sera stessa, scaricata l’applicazione, la predispose sull’ON. La registrazione sarebbe partita, come informavano diligentemente le istruzioni, solo alla presenza di un suono.
L’indomani, al risveglio, si accorse che il cellulare aveva registrato ben cinque minuti di dialogo. Le batteva forte il cuore. Chissà perché, era emozionata. Si rigirò per qualche attimo il cellulare tra le mani, indecisa. Poi premette play. Per qualche secondo si sentirono fruscii e schiocchi, un colpo di tosse, persino un rumore come di un colpo di vento. Quindi un sussurrato, ma distinto:
«Bambina mia, dormi bene, la tua mamma veglia sempre su di te…»
Storia intrigante. Univers
Ciao Briciola, mi hai commosso…grazie
Elena
Questo scritto mi ha fatta ripensare a quando ero ragazzina e scrivevo molti racconti con quest’atmosfera: parlavano di perdite e dolori struggenti che non avevo ancora mai vissuto. E’ affascinante, oggi che sono adulta e quelle cose mi sono successe davvero, ripensare ad allora… Proprio come fosse un sogno.
Molto tenero questo racconto… Ha un che di autobiografico? Un legame forte con la propria madre?
Di ciò che avvine la notte in noi, non ne sapremmo mai fino in fondo.
una tenerezza che strappa dentro
guarda, non so che dirti, proprio ieri mattina, al risveglio , mi sono soffermata sul significato dei miei sogni. Tanti, sogno molto, con tanta gente che conosco o ho conosciuto. Poi ho deciso che ciascuna di esse era una parte di me e dunque, ovviamente, di notte tornano a farmi compagnia disvelandomi piccoli lati “diversi e forse sconosciuti” di me stessa. Gabo? Hai pensato proprio a lui e al suo realismo magico mentre sceglievi il nome?
Sì, ho pensato proprio a lui; è strano a volte come funziona la mente e le sue associazioni spontanee.
I sogni ci fanno capire che siamo immersi in una realtà solo in minima parte conosciuta e ci danno la possibilità di metterci in contatto proprio con quella ancora da esplorare.
buona giornata!
Caspiterina, la fine mi ha lasciato estremamente emozionata😍 complimenti 👍
😴bla…bla…👻…bla….bla
Ecco la diapositiva dell’evento.
Notte!
Che tristezza mista a tenerezza che mi hai fatto venire. Grazie*
“Mi sono fatto persuaso” che si tratti di una figlia persa da Marilisa in passato. ma credo che ogni ipotesi valga quanto un’altra…
davvero interessante.. (ho pensato che lei stese sognando sua figlia, ma c’è quel “dialogo”, che mi depista.. ;-))
Perché Marilisa, nel sonno, risponde alla madre… E’ per questo che si tratta di un dialogo. La storia finisce prima, ma il senso doveva essere quello… 🙂
aaah! (forse inizio a capire.. :))
Intrigante… molto bello. Veramente.
Ah! ci sono tutte le app del mondo su internet. Ma la voce ha scioccato anche Marfisa.
Sarà grave? Forse no ma inquietante sì.
Sarebbe stato peggio se la suocera avesse parlato durante il giorno, diciamocelo!
mi sono venuti i brividi….
Qui l’ordinaria colazione si tinge di toni horror di orientale cinematografia o, se si guarda a Occidente, alla The Others.
Sicuri che quella voce fosse veramente della madre?
Brivido e tenerezza. Grazie.
ci credi se ti dico che non ho staccato gli occhi ansiosa di vedere cosa succedeva …. oltretutto io….. parlo nel. sonno…… ☺
beh….. complimenti….. sempre affascinante leggerti.
Allora non era lei a parlare nel sonno, ma la mamma, che dal paradiso vegliava su di lei.Bello! Buona giornata! 🙂
dal sogno ad occhi aperti al sogno ad alta voce
ciao
Quindi fammi capire…la voce con cui parlava era la madre?
Ah, mi aspettavo qualcosa di più preoccupante…comunque bel pezzo!
Allora mi riaddormento e dormi bene anche tu, veglierò io su di te!
NOTTE!