«Buongiorno, io sono il Re.»
«Oh, Maestà» fece serio il compositore un po’ sorpreso. «Che ci fa lei lì dentro?»
«Ma che Maestà e Maestà! Io sono il Re, la nota di Re.»
«Mi scusi.»
«Dunque: le parlo a nome anche delle altre note: abbiamo delle lamentele da avanzare. Va da sé che fino a quando non saranno esaudite faremo lo sciopero del silenzio.»
«Che guaio!» sbottò il pianista grattandosi il pizzetto. «Proprio oggi che mi sentivo ispirato. E quali sarebbero queste lamentele? Sentiamo!»
«È presto detto: il Mi è stufo di essere equivocato. Lui è un altruista per temperamento. Non sopporta più di dover dire in continuazione ‘mi, mi, mi…’ come un gretto egoista e vuole cambiare nome.»
«Ma guarda! E come vorrebbe chiamarsi?»
«Ti, che ‘suona’ molto più filantropico. Non trova?»
«Trovo, trovo» rispose il pianista divertito. «E poi?»
«E poi Sol è stanco di non avere amici. Perché mai deve essere sempre stare ‘sol’ senza che nessuno gli faccia mai compagnia? È per questo che vuole chiamarsi Stocontùtt.»
«Ma davvero?»
«Certo! Inoltre il Fa non ne può più di essere operoso, di fare, fare e fare, senza mai potersene stare un po’ tranquillo. Vuole insomma darsi all’ozio, contenuto, centellinato, con sobrietà, ma ozio. Anche lui desidera quindi cambiare il nome in Fagnént. Il Do inoltre non vuole dare più nulla per cui desidera che lo chiamino Metèngognicos. Il La infine vuole essere Qui e il Si vagheggia di dire finalmente No.»
«E lei?» domandò il pianista che si era messo comodo con il mento appoggiato a una mano. «Non ha richieste, lei che è il Re?»
«Certamente. Tutti mi prendono in giro con questa storia del Maestà o del Sire o con altre battute simili di pessimo gusto. Proprio come ha fatto lei…»
«Già, è vero. Mi spiace. Non sapevo.»
«E così vorrei chiamarmi più semplicemente Unocometànt.»
«Unocometànt? Ne è sicuro?»
«Sì, è nelle mie corde. Che c’è di strano?»
«Niente, niente. Quindi, ricapitolando:» fece il pianista sospirando «la scala delle note diverrebbe: Metèngognicos, Unocometànt, Ti, Fagnènt, Stocontùtt, Qui, No.»
«Esatto! Bello no?»
Il pianista scosse la testa e i lunghi capelli alla Beethoven:
«Guardi che non si può fare. Nessun musicista ci capirebbe più niente, sarebbe il caos. E poi non spetta a me cambiare il nome alle note…»
«Ah no? E con chi devo parlare, allora?»
«Non ne ho idea. Le note sono una convenzione internazionale da tutti accettata. Da sempre. Questa è la musica.»
«E dove posso trovarla questa signora Musica?»
«La musica è dappertutto. Qui come in Australia o in Lapponia e persino nelle foreste vergini dell’Amazzonia.»
«Insomma ha il suo bel da fare, mi par di capire, questa Signora.»
«Credo proprio di sì» fece il compositore allargando le braccia. «Però potreste scriverle una lettera, in musica ovviamente. Magari dolce, romantica e appassionata. Sicuramente su una signora farebbe colpo.»
«È un’idea!» fece entusiasta il Re. «Un’ottima idea.»
«Badate bene, però, che presa com’è dal lavoro, potrebbe anche non rispondervi subito. Voi però insistete.»
«Sì, grazie, mi ha dato proprio una splendida idea.»
«E per lo sciopero?» chiese un po’ preoccupato il pianista «Che si fa?»
«Vedrò di parlare con gli altri. E poi dobbiamo assolutamente scrivere quella lettera e se non la si scrive con le note, come fa a capirla la signora Musica?»
«Infatti, arrivederci allora.»
«Arrivederci.»
Il compositore chiuse pian pianino il coperchio del pianoforte. Attese qualche attimo e poi appoggiò delicatamente le dita sulla tastiera. E compose l’opera più bella di tutta la sua carriera.
Diceva bene mia madre…”si prendono più mosche con un cucchiaino di miele che con una damigiana di aceto”!!!
che favola dolcissima 🙂
Con la dolcezza si ottiene tutto.
Sempre bellissimo Briciola!
Sto cercando di conoscerti, sono andata a leggere qua e là e appena posso voglio acquistare il tuo blogbook, cosa per cui ti faccio i miei vivissimi complimenti, piacerebbe da morire anche a me raggiungere questa tappa straordinaria!
I complimenti li aggiudico anche a tutto il resto che sei riuscito a costruire, alla tua fantasia, al posto in cui vivi, alla pila di libri sul comodino, al lampadario tipo candeliere, al mac (con cui anch’io lavoro!), al gatto (ne avevo uno identico), alla raccolta delle olive (ma proprio in autunno dovevano crescere ‘ste olive?), al tuo stile positivo e spesso poetico, alla satira moderata, ai colori di cui ti riempi, a un sacco di cose che ancora non conosco ma intuisco!…
Conscerti è un vero, autentico, sincero piacere.
hanno ragione le note a volersi sentire libere.
(lo sai che volevo prendere il libro ma seguendo il link mi dice che il prodotto non è disponibile? che fare?)
vieni un po’ sul blog dei fiorentini..
Hai ragione anche tu,a dire che gli amici a volte sono una condanna irrevocabile…ma quelli,alla fine,prima o poi si perderanno…comunque ti ringrazio per essere passato sul mio blog…torna sul mio blog quando vuoi!Adesso ti leggo un po’…
Ciao, molto carino il racconto…
Ti ricordi lo scambio link? Io già ti ho linkato…
Saluti…
Continua su My Little Flower
delizioso 🙂 buon WE briciola
è splendido.. splendido.. dolce.. prova del fatto che nel silenzio si trova il meglio..
complimenti..
astuto il pianista..
buon w.e. briciola
e.
eh si, però il diritto di sciopero? se le note per scrivere alla musica devono fare una sinfonia, gli operai della fiat per protestare che fanno, un carro armato?
Stavo pensando…
Bella storia
ma è bellissimo…..
Ebbbbbbbbbbbbbbravo il musicista… è un volpone!!!
E bravo il musicista…le ha convinte senza bisogno della precettazione!Un vero artista!
DO io do una cosa a te, RE e’ il re che c’era un di’, MI e il mi per dire a me, FA la nota dopo il mi, SOL e’ il sole in fronte a me, LA se proprio non e’ qua, SI se non ti dico no, e si ritorna al DO…
truffatore…
E’fantastico, il più bello che abbia mai letto! Ciao!
potente..