A quell’ora si sintonizzava su una stazione radio che trasmetteva un’ora piacevole con tre giovani ragazzi dalla battuta pronta e dalla verve originale. Sì, si stava rilassando e quegli ultimi semafori che regolavano il traffico prima dell’ingresso in autostrada parevano sorridergli. Forse era felice, pensò.
La macchina superò il casello e fluì morbida sulle scie delle altre vetture che gli sfilavano accanto veloci. Dopotutto la sua sapeva da sola dove andare e lui non doveva fare altro che lasciarsi trasportare.
Appena prima dell’autogrill, alla trasmissione che ascoltava se ne sovrappose un’altra. Era un brano di jazz fusion, un riff incalzante di basso molto sostenuto e sofisticato. In realtà si sentiva molto male sia l’uno che l’altro segnale. Un po’ si sentiva il chiacchiericcio concitato dei conduttori, un po’ le note del basso che debordavano potenti nelle casse dell’auto. Dopo una galleria prese il sopravvento per qualche secondo il brano musicale ma poi tornò la voce. Si era perso comunque gran parte del senso di quanto stavano discutendo in studio, ma ora il disturbo era cessato. Si era nel clou del programma. Non si sa mai cosa viaggi veramente nell’etere. Pensò.
Aveva da qualche minuto abbandonato l’autostrada e stava percorrendo la provinciale tutte curve, tra casolari insonnoliti e campi dalle zolle riverse. Solo i fari abbaglianti potevano bucare il buio compatto di quell’ora.
Appena sotto le balze, all’improvviso, la radio si azzittì nel bel mezzo di una frase. Non era assenza di suono. Sembrava piuttosto che ci fosse qualcuno accanto al microfono che esitasse a parlare non sapendo se farlo o no. Poi la voce di un uomo, diversa da quelle del programma radiofonico, disse in rapida successione:
“STAI ATTENTO, FRENA!”
Istintivamente lui frenò. Era ben consapevole che la voce provenisse dalla radio. Ma era così convincente, così perentoria che aveva ubbidito. Sulla strada non c’era nessuno, né davanti, né dietro. C’era un vigneto sulla sua destra dove i tralci cercavano di proteggersi dal freddo e un bosco confuso di roverelle dall’altra parte.
Stava per riprendere la marcia quando dalla curva sbucò trotterellando una coppia di daini seguiti da due piccoli. La femmina quando vide l’auto si fermò proprio in mezzo al fascio dei fari arrestando tutto il gruppo. I suoi occhi erano curiosi, privi di paura. Lo sguardo del maschio era invece altero, impaziente. Il suo manto grigio focato dava colore e profondità alla notte. Poi tutti e quattro ripresero il cammino, lentamente, attraversando tutta la carreggiata per poi buttarsi a capofitto nel querceto sparendo alla sua vista.
Lui invece era rimasto immobile, le mani sul volante, tremavano appena.
Si stava chiedendo se fosse successo realmente. Guardò lo specchietto retrovisore: la campagna era immersa nel buio. Se avesse spento le luci abbaglianti era sicuro che sarebbe stato inghiottito dall’oscurità. E poi quella voce. E perché lui aveva reagito così? Forse perché gli era sembrata così tanto familiare? No, non poteva essere.
Sospirò e nel silenzio quel suono rimbombò amplificato nell’abitacolo.
Poi di colpo riprese a suonare il riff di basso. Lui fece un soprassalto.
Ingranò la marcia e ripartì nella notte.
I tuoi racconti sorprendono sempre mio caro. Originali e col finale a sorpresa pur se aperto a varie interpretazioni. Vuoi sapere la mia ? la voce da lui sentita non era quella di un uomo ma il bramito del daino spaventato dai fari. A volte basta poco per credere il contrario. La suggestione spesso può far prendere una cantonata.
Un abbraccio. Isabella
Un’interpretazione più pragmatica; ma ci può stare 👍
Baci
… che il jazz sia salvifico?
Un saluto.
Univers
era la voce del suo angelo custode a dirgli ‘Frena’.
Sono i finali che preferisco: quelli aperti e interpretabili dal lettore. La storia mi è piaciuta molto. Se dovessi descriverla con un aggettivo, direi suggestiva.
In un certo senso però è un peccato che la storia sia finita così, perché dopo aver investito quattro daini l’auto sarebbe tornata a brillare come nuova.
😛
Scherzo, bella storia comunque. Resta la curiosità di sapere a chi appartenesse la voce, ma ognuno può darsi una propria risposta. Io per esempio voto per il genius loci della strada.
Ognuno ha il proprio mentore… 🙂
Spero a base di menta piperita!
Basta anche la mentuccia…
PPPP: Personalmente Preferisco Piperita Patty 😛
Immagino anche se, come dice il saggio, l’importante e non mentire sapendo di mentolo; ma non mi ricordo bene il senso della frase.
Il fatto è che molti grandi saggi fuggono da casa con la scusa di andare a comprare le sigarette al mentolo, quindi se il tuo alito sa di mentolo vuol dire che non sei scappato, visto che le sigarette le hai comprate veramente. Perciò chi si atteggia a saggio senza esserlo, viene smentito dal profumo di mentolo.
😛
“Menti sapendo di mentina”: era una battuta di Nino Frassica.
È vero
WoW, ho trattenuto il fiato e ho dovuto controllarmi per non girare anch’io la testa in cerca di qualcuno 👍
Molto reale e coinvolgente, complimenti 😘
I tuoi finali mi lasciano sempre lì, sospeso nel vuoto in attesa…
Ma come sempre scritto benissimo.
“stai attento, frena, ciao.” 🙂
🤗bel pezzo…
Un bello spettacolo che ripaga da ogni dubbio…ovvero i daini insieme …ottimo spettacolo…la natura trionfa sempre…ahahah
viva Guglielmo Marconi, protettore di daini e automobilisti
ciao
Mi è piaciuta tantissimo!!! Bravo! Sempre un piacere leggerti. Buona domenica ❣️