Takiezam

Si sentiva dondolare quasi dovesse perdere l’equilibrio da un momento all’altro. Anche se non si era addormentato, aprì gli occhi per lo spavento: erano gonfi, pesanti, cisposi. Non era disteso sul letto, ma in piedi. Riconobbe la sua stanza anche se era ampissima: il comodino era lontano, così come la sveglia e la lampada, l’armadio quasi non si vedeva più, per non parlare della sedia che era solo un puntino davanti a lui. I due cuscini stropicciati e bagnati di sudore si trovavano invece seminascosti tra le lenzuola. Era vestito di un vestito che non era il suo. Perché lo aveva indosso? Per quanto si sforzasse di ricordare non c’era stato motivo perché fosse dovuto andare a letto senza spogliarsi. E poi chi gli aveva dato quei pantaloni strappati, gli anfibi sporchi di fango? Non si sentiva bene, proprio no. Il vuoto nella testa dilagava come un’onda al resto del corpo e la sensazione era quella di aver perduto altre due braccia per essergli state amputate. La memoria era una voragine e ingoiava insaziabile pezzi acuminati della sua vita. Si agitò. In tasca una scatola di ‘Takiezam’: insonnia, vomito, nausea, astenia e, 1 su 10.000 casi, allucinazioni. Così c’era scritto sul foglietto. Qualsiasi cosa curasse, doveva smettere di prenderle, vedeva cose che non c’erano. Accartocciò la scatola e la gettò. Il pavimento non c’era più e la scatola cadde di sotto senza far rumore: il letto galleggiava, non sapeva su cosa, ma galleggiava. Chiuse nuovamente gli occhi. Quando li riaprì doveva essere trascorso molto tempo perché si sentiva meglio: gli effetti del medicinale erano passati, le allucinazioni svanite. Solo la sensazione del dondolio era ancora presente. Si guardò attorno: al posto della stanza c’era una giungla. Ora, a poco a poco, gli sembrava di ricordare. Sì, sì… lui era un militare, un militare in missione ed era stato catturato. Lo avevano messo… lo avevano messo lassù su, in piedi, su quel palo conficcato nella palude non so da quanti giorni. Ogni tanto qualche jacaré annusava il suo palo urtandolo e facendolo dondolare. Sì sì, ora ricordava tutto: aveva preso il Takiezam per non dormire e non cadere nell’acqua. E ora lo aveva gettato via.

3 pensieri su “Takiezam

Lasciami un tuo pensieroAnnulla risposta