«Non ti sarà mica fuggita la gatta, vero?» si sentì dall’altra stanza la voce querula della moglie.
«Assolutamente no, cara» fece lui, le cui mani si erano fatte improvvisamente sudaticce e collose. Subito, con il fiato già corto prima ancora di cominciare, si precipitò sulle tracce del felino che, scartatolo come un provetto centravanti, si diresse deciso verso il centro del prato. Qui si fermò a fiutare l’aria carica di profumi e poi, vedendo avvicinarsi il suo goffo padrone, sparì con un salto dietro all’aiuola delle odorose. Paolo, nel frattempo, si era appoggiato esausto al tronco del melo, che si incurvò; pensava di avere tuttavia ancora la situazione sotto controllo finché non intravide la gatta al di là della recinzione mentre scendeva lo stradone verso il paese. No, non sarebbe stato più in grado di raggiungerla, nemmeno se avesse preso la macchina. Si sentì le ginocchia cedere e il sangue defluirgli dalla faccia. In un attimo gli si rappresentarono tutte le contumelie che la moglie con protervia gli avrebbe rivolto; ebbe voglia anche lui di saltare la rete e scappare lontano.
Poi un miagolio gli giunse alle spalle. Si girò. Ghia era davanti alla porta di ingresso. Il gatto sullo stradone doveva essere con evidenza un altro. Ghia insistette nel suo richiamo tedioso e, dopo avergli lanciata un’ultima occhiata quasi di compatimento, mostratagli la schiena arcuata, ritornò, anche lei ancheggiando, dentro casa.
forse sbaglio ma… ho come l’impressione che nel tuo quotidiano cogli spunti da romanzare in poche intensissime righe, divertenti, scanzonate, strafottenti ma molto, troppo vere!
A presto
Chissà perchè le gatte femmine hanno tutte o quasi quell’aria supponente e altezzosa