La sua bambina di un anno, a cavalcioni del seggiolino del carrello, lo scrutava incuriosita. Ogni tanto sbarrava divertita gli occhi, mugulava qualcosa e poi riprendeva a masticare il ciuccio. Era la prima volta da quanto era nata che Augusto faceva la spesa da solo con lei. Seguire annoiato la moglie che si destreggiava tra i vari reparti del supermercato non significava evidentemente saper fare anche la spesa: se ne stava accorgendo. Non trovava niente e le indicazioni sulla lista erano criptiche oltre che generiche.
Si fa presto a scrivere riso, pensò lui. Ma c’è il vialone nano, l’arborio, l’integrale, il parboiled, per non parlare del riso bianco, di quello rosso o nero… Quello verde e blu, no? Qual era quello che mangiavano di solito?
Si convinse che ci avrebbe pensato sopra. Forse era meglio cominciare con qualcosa di più semplice: tipo scegliere una mozzarella per sé, sempre se trovava il reparto giusto.
Nella sua ricerca transitò davanti al Box informazioni e sentì dire:
«Ecco è lui!»
Una guardia giurata grossa come un distributore di merendine gli sbarrò la strada con le gambe divaricate e le braccia incrociate.
«Mi segua!» disse imperiosamente.
Augusto, temendo di aver combinato chissà cosa, gli andò dietro fino a fermarsi davanti a una persona anziana, minuta e nervosa che non smetteva di sfoderare un indice ossuto nella sua direzione.
«Vi dico che è lui e quella è la mia nipotina! Restituiscimela, malfattore!»
Il vecchino era accanto a un carrello dove, sul relativo seggiolino, era appollaiata un’altra bambina che sembrava uguale alla sua Marta; stessi colori dei capelli e degli occhi, stesso ovale del viso, persino gli stessi vestiti.
«Ma scherza?» ebbe la prontezza di dire Augusto che non sapeva se fare la faccia seria o mettersi a ridere. «Questa è la mia bambina, Marta, cosa volete da me?»
Nel frattempo si era aggiunta la signorina degli oggetti smarriti, una responsabile di reparto e alcuni curiosi. Il vecchino non demordeva.
«Lei ha preso il mio carrello quando era al reparto del pane ed è scappato via; guardi! C’è ancora il mio pacchetto del pane in cassetta tra le sue cose.»
Augusto controllò subito nel carrello: il pacchetto che diceva quel tipo non c’era. Anche tutti gli astanti lo videro e rimasero delusi. Persino il vecchietto era senza parole. Ad Augusto invece vennero i sudori freddi. In effetti aveva tolto poco prima qualcosa dal suo carrello ritenendo di averlo preso per errore, anche se non si ricordava bene cosa fosse. Il dubbio dello scambio cominciò a insinuarsi nella mente. E mentre la gente attorno a lui si era messa a parlottare a gruppi osservò meglio la “sua” bambina alla ricerca di un qualche indizio che lo aiutasse. Non c’era dubbio: le due bambine sembravano l’una la fotocopia dell’altra. Incredibile!
Cominciò a pensare a cosa gli avrebbe detto la moglie al suo ritorno. Che aveva portato a casa la figlia di un altro perdendo la propria. Che era un incapace e che non ci si poteva fidare di lui. Il brutto è che avrebbe avuto ragione.
Lo stesso sguardo perso ora ce l’aveva però anche il vecchietto, che non era più sicuro di niente. Proprio in quell’istante stava considerando infatti che forse le scarpe che aveva quell’altra bambina non le aveva mai viste, mentre gli pareva di riconoscere proprio quelle blu indosso alla piccolina vicina a lui. Che pasticcio, che pasticcio.
In quel mentre arrivò la telefonata da Londra di Katia, la moglie di Augusto.
«Carissima!» esordì Augusto.
«Che c’è? Che hai? Hai un tono della voce strano! Oddio è successo qualcosa alla piccolina…?!?»
«Assolutamente no, cara, ma cosa dici, stiamo anzi facendo la spesa e tutto sta filando liscio che è una meraviglia…»
«Mah sarà… Hai messo la maglietta pesante alla bambina, quella rosa con le scimmiette sul davanti che ti ho lasciato sul letto? A lei piacciono tanto…»
Augusto controllò immediatamente se la “sua” bambina avesse avuto sotto il piumino proprio quella maglietta: poteva avergliela fatta indossare senza accorgersene; se fosse stato così sarebbe stato salvo. Invece no: era azzurrina con un pappagallino giallo e verde. Si sentì morire.
Poi si accorse che la “sua” bambina stava battendo le mani tutta contenta. Ed ebbe l’idea.
«Certo che gliel’ho messa, cara; infatti è felice…» disse Augusto.
Si avvicinò poi all’altra e le fece ascoltare la voce di Katia che, dall’altro capo del cellulare, non smetteva di parlare; la piccolina era del tutto indifferente. Si accostò poi subito dopo al suo carrello e mise il telefonino anche all’orecchio della “sua” Marta. E subito il volto di lei si accese in un sorriso: la bambina batteva forte le manine.
Ripeté un paio di volte il gesto di accostare e allontanare il telefonino dall’orecchio della figlia e lei reagiva festosa sempre allo stesso modo.
«Ma mi stai ad ascoltare sì o no?» sentì la moglie chiedere arrabbiata.
«Si, sì certo Tesoro, sei fantastica…» e chiuse bruscamente la telefonata.
Poi rivolgendosi ai presenti:
«Signori, è stato bello, ma mi avete fatto davvero perdere fin troppo tempo!»
E se ne andò via a finire la spesa.
[space]
L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
Il finale m’è piaciuto. Acc… mi stava venendo l’angoscia.
Buon week end Maestro.
banzai43
Anche a te 😀
Raccontino efficace e godibile. Come andare a far la spesa in un giorno libero, al mattino. Univers
Bel racconto, Briciola!
L’idea finale del protagonista è molto bella e salomonica. Questo racconto mi rammenta il film “il 7 e l’8” di Ficarra e Picone, ispirato a una storia vera, ma con un finale diverso.
Gli occhi di mia figlia li avrei saputi riconoscere ovunque, però a volte mi domando come sono quelli di mio marito…
Non ho dubbi (sul fatto che tu sappia riconoscere lo sguardo di tua figlia)… ma per un marito disattento?
Io, per esempio, faccio fatica a ricordare il colore degli occhi delle persone, tranne per gli occhi di mia figlia.
mi sa che tra Augusto e il vecchietto non so chi fosse il più strambo. Insomma era Marta oppure no? Mi sa che non fosse Marta
L’ultima parola, come al solito, l’avrà Katia quando tornerà da Londra.
ma forse sarà troppo tardi
Chissà, magari con l’ufficio oggetti smarriti del supermercato… 😀
povera Marta… trattata come un oggetto 😀
Allora Briciola, cominciamo col chiarire che la lista delle cose da comprare era stata compilata in modo volutamente ambiguo, perché le liste delle donne sono scritte in femminese, e possono essere lette e capite solo da un’altra donna.
Del resto in amore e in guerra tutto è lecito, e le femmine per far sentire inadeguati i loro maschi usano qualunque stratagemma. Per esempio cambiano di posto alle cose solo per costringerci a chiedere dov’è la grattugia o dove sono finiti i calzini, e magari mettono sul letto una maglietta gialla, e poi ci telefonano da Londra chiedendoci come mai non abbiamo messo alla bimba quella rosa.
Comunque tra maschi dovremmo essere solidali, e aiutarci reciprocamente per rintuzzare lo strapotere femminile. Quindi non devi mai rivelare che noi uomini abbiamo dei difetti, e devi sempre andare dritto per la tua strada in modo virile e deciso, senza mai chiedere indicazioni a qualcuno del posto, perché così ammetteresti di esserti perso e di non avere idea di dove stai andando!
😛
E’ un’ottima idea. Ho sempre sospettato che fosse come dici tu. Potremmo fondare un club e darci uno statuto. Sempre se riusciamo poi a trovare le chiavi della macchina per raggiungere la sede.
Guarda che una club del genere esiste già, e si chiama “birreria”.
🙂
🙂
🙂
Con tifo indiavolato e rutto libero?
Beh… diciamo che con la scusa di una virile partita di pallone, o di una maschia birra in compagnia, possiamo incontrarci tra omini frustrati, e spettegolare sulle nostre donne in completa libertà!
🙁
Che tristesssssa
Eh sì, lo so, ci vorrebbe una donna, ma se lo ammettessimo avrebbero vinto loro!
🙁
io lo dico sempre: non abbiamo scampo. Non possiamo star con loro e non possiamo star senza di loro.
Teorema
Prendi una donna dille che l’ami
Scrivile canzoni d’amore
Mandale rose e poesie
Dalle anche spremute di cuore
Falla sempre sentire importante
Dalle il meglio del meglio che hai
Cerca di essere un tenero amante
Sii sempre presente, risolvile i guai
E sta sicuro che ti lascerà
Chi è troppo amato amore non dà
E sta sicuro che ti lascerà
Chi meno ama è il più forte, si sa
Prendi una donna trattala male
Lascia che ti aspetti per ore
Non farti vivo e quando la chiami
Fallo come fosse un favore
Fa sentire che è poco importante
Dosa bene amore e crudeltà
Cerca di essere un tenero amante
Ma fuori del letto nessuna pietà
E allora si vedrai che t’amerà
Chi è meno amato più amore ti dà
E allora si vedrai che t’amerà
Chi meno ama è il più forte, si sa
🙂 🙂 🙂
A, G & G, la sanno lunga
Eh sì, altro che quell’inutile teorema di Pitagora che ci insegnano a scuola.
stupendo, riesci sempre a interagire fra sorpresa e originalità e ti si legge molto volentieri. Bravissimo !!!
Mah, la maglietta con le scimmiette serve sempre…ahahah…comunque i denti risolvono sempre ogni dubbio…ahahah
per Marta suggerisco la targhetta identificativa, come nelle gite scolastiche, di modo che il babbo possa concentrarsi sugli acquisti
ciao
Oppure un chip sottocutaneo… 🙂
Beh, almeno è finita bene… 🙂
Chissà se riporta a casa sua figlia o l’altra?
Ti è rimasto il dubbio?
Sì, penso fosse il tuo intento lasciare il lettore con questo atroce dubbio.
Bella lettura 🙂
🙂
C’è solo un incuriosito da correggere 🙂
OK grazie
Rimane da risolvere il mistero del pacchetto del pane!!!
Magari il vecchino si è confuso anche su questo particolare 🙂
Già può essere. La reazione di Augusto mi ha fatto riflettere nel senso che anche lui si è messo in discussione chiedendosi se non avesse ragione il vecchietto. Spesso anche a me capita di avere questa reazione partendo dal presupposto che sono io quello che ha sbagliato anche quando – come Arturo – scopro alla fine di aver ragione.
Esatto: in particolare volevo porre l’attenzione sul fatto che questi dubbi crescono a dismisura quando ci si occupa di un qualcosa che, per comodità o pigrizia, deleghiamo volentieri ad altri (come una moglie) senza peraltro riconoscerne i meriti.
Litri di sudori freddi lungo la schiena…