La Superperizia

L’aula era gremita. Dopo un’iniziale udienza dedicata alle formalità di rito, il processo dell’ultimo decennio era entrato nel vivo. Anche se la difesa, che pur contava su un agguerrito team di principi del Foro, era a un impasse che la stava mettendo in serie difficoltà. Dopo la sentenza di primo grado, che aveva visto la condanna del proprio assistito a venticinque anni di reclusione per omicidio dell’amante, era stata da loro commissionata una superperizia che, seppure di parte, aveva minato fortemente la credibilità dell’unico accertamento disposto dal PM, non solo per l’indiscussa autorevolezza internazionale degli esperti incaricati, ma anche per il fatto che era stato insinuato il dubbio nei giurati. Era emersa infatti una sicura quanto ingenua contaminazione del reperto contenente il DNA del sospetto assassino e soprattutto la circostanza ineludibile che una seconda traccia, pur incompleta, di impronte papillari, non rilevata dagli inquirenti sul luogo del delitto, collocava con certezza all’ora del fatto anche un altro individuo di sesso maschile, rimasto non identificato. E ora quella superperizia era sparita dal fascicolo processuale.
Vi erano state accuse, anche non troppo velate, all’indirizzo del rappresentante della pubblica accusa, dott. Lucalfredo Atzeri, di aver dato incarico al temibile e poco raccomandabile Omodeo Termobelli, ispettore della polizia giudiziaria locale, di farla sparire. Ma il PM, a vederlo ora seduto al suo tavolo, sereno e tranquillo, non pareva però farsi troppo carico di queste basse insinuazioni da corridoio, anche se il suo sguardo impenetrabile, finemente cesellato nel marmo di Seravezza, lo facevano sembrare capace di qualsiasi cosa pur di vincere quel processo.
Quando la Corte di Assise entrò in aula si creò subito un silenzio innaturale. L’unico che non si alzò fu l’imputato, seduto in modo scomposto nella gabbia tra due poliziotti disattenti, del tutto estraniato da quel contesto.
Il Cancelliere si avvicinò ai giudici in maniera goffa giusto per dare gli ultimi ragguagli tecnici prima dell’udienza. Il Presidente, un uomo in là con gli anni e dall’aria triste, annuì un paio di volte mentre osservava perplesso in lontananza, oltre le transenne, i giornalisti delle maggiori testate nazionali mischiati tra gli astanti.
Avuta finalmente la parola l’Avvocato decano si alzò solerte. E mentre la sua toga si gonfiava con un non voluto effetto teatrale alzò il braccio destro in senso declamatorio cominciando a perorare per l’ennesima volta l’istanza di poter depositare almeno una copia giurata della perizia mancante; l’istanza, avversata in modo fermo dall’accusa, era stata già respinta una prima volta dalla Corte.
Fu quello il momento in cui fece ingresso, l’Avvocato Mimmo Lamarque.
Entrò con un incedere maestoso, imponente, come la sua indubbia e chiara fama gli consentiva; il suo metro e novanta di altezza, lo sguardo aperto e fiero in un volto volitivo e molto gradevole, si addicevano più alle fattezza di un attore del cinema che a un penalista; era cordiale e bonario come sempre e, mentre si dirigeva dalla porta di fondo dell’aula verso la Corte, con passo sicuro e deciso, dispensava saluti e gesti affettuosi ai molti che lo avevano riconosciuto e gli si erano fatti incontro per rendergli omaggio.
Tutto ciò, a parte il trambusto di una simile plateale entrata, sarebbe stato quasi normale in un ordinario giorno di udienza, se non fosse stato che Lamarque era tragicamente morto due anni prima in un pauroso incidente stradale; facendo rientro a notte fonda dalla capitale, ove era stato impegnato in un processo delicato ove aveva riportato una vittoria insperata, per un colpo di sonno si era schiantato con il suo Porsche Cayenne nuovo di zecca contro la barriera autostradale. I vigili del fuoco ci avevano messo quasi tre ore per estrarlo esanime dalle lamiere contorte.
«Mi scusi Presidente» disse Lamarque giunto al banco del Presidente rimasto senza parole. «Sono venuto a portarLe in originale la superperizia; era rimasta nel mio studio, in cassaforte. Ce l’aveva messa la mia segretaria Aldina prima di andare in maternità: si era dimenticata di dirmelo. Mi spiace se questa mia dimenticanza ha potuto creare alla Corte un qualche disagio.»
Il Presidente, senza dir nulla, prese il voluminoso incartamento dalle mani dell’Avvocato e lo posò davanti a sé. ‘È proprio l’originale, non vi sono dubbi‘, pensò il giudice dandoci una rapida occhiata.
«Bene, con il Suo permesso, ora vado a mettermi la toga» fece ancora l’Avvocato indicando l’annesso locale del noleggio toghe.
Nessuno in aula osava fiatare, perché tutti aveva appena assistito a una scena che non poteva essere realmente accaduta.
Trascorsero ancora dieci minuti nell’imbarazzo generale.
Il Cancelliere, dubbioso, chiese al Presidente se doveva chiamare l’Avv. Lamarque, visto che tardava a rientrare.
«No» disse il giudice lisciandosi la barba bianca. «Lasci perdere. Però, possiamo cominciare.»

23 pensieri su “La Superperizia

  1. tachimio – Buongiorno a tutti. Sono Isabella l'autrice di ''Miscellanea- Visioni e palpiti del cuore-pensieri nascosti sotto forma di parole''.Sono una donna di 59 anni, sposata dal 1975 con due figli grandi: Chiara,ballerina professionista di danza contemporanea dedita oggi all'insegnamento , sposata, e Andrea, laureato in economia vicino a diventare dottore commercialista a tutti gli effetti. Mio marito ingegnere è oggi tranquillamente(si fa per dire) in pensione.Ho detto ''si fa per dire'' visto gli impegni che si è creato per non rimanere sempre a casa(vedi amici ect.) Insomma una bella famiglia con a carico anche un gatto un pò vecchiotto e ora con qualche problemino di salute.Ho scritto questo libro senza sapere di essere ''portatrice sana'' di parole che sono uscite così, per caso, ma che una volta fuori, non ho potuto più controllare. Ora spero che qualcuno di voi possa essere interessato alla sua lettura.Posso solo dire che mia figlia con la sua vita di artista, ha senz'altro influenzato un pò la mia nel farmi apprezzare, attraverso la danza, l'arte e in generale il ''bello'' che si trova in ogni forma espressiva(retaggio anche della mia cultura classica).Con questo spero siate in tanti a leggere il libro.A presto Isabella
    tachimio il scrive:

    Però, solo tu potevi avere l’idea di far resuscitare un Avvocato. Devi dirci però se la superperizia servirà a qualcosa, non puoi lasciarci così curiosi. buon ferragosto mio caro. Isabella

      • tachimio – Buongiorno a tutti. Sono Isabella l'autrice di ''Miscellanea- Visioni e palpiti del cuore-pensieri nascosti sotto forma di parole''.Sono una donna di 59 anni, sposata dal 1975 con due figli grandi: Chiara,ballerina professionista di danza contemporanea dedita oggi all'insegnamento , sposata, e Andrea, laureato in economia vicino a diventare dottore commercialista a tutti gli effetti. Mio marito ingegnere è oggi tranquillamente(si fa per dire) in pensione.Ho detto ''si fa per dire'' visto gli impegni che si è creato per non rimanere sempre a casa(vedi amici ect.) Insomma una bella famiglia con a carico anche un gatto un pò vecchiotto e ora con qualche problemino di salute.Ho scritto questo libro senza sapere di essere ''portatrice sana'' di parole che sono uscite così, per caso, ma che una volta fuori, non ho potuto più controllare. Ora spero che qualcuno di voi possa essere interessato alla sua lettura.Posso solo dire che mia figlia con la sua vita di artista, ha senz'altro influenzato un pò la mia nel farmi apprezzare, attraverso la danza, l'arte e in generale il ''bello'' che si trova in ogni forma espressiva(retaggio anche della mia cultura classica).Con questo spero siate in tanti a leggere il libro.A presto Isabella
        tachimio il scrive:

        Bè dopo avergli tirato il collo penso sia difficile… comunque grazie rosaselvaggia. Buon ferragosto. Isabella

  2. banzai43 – Milanese del'43, sposato, due figli, ex dirigente di banca, poeta secondo l'ispirazione. Professo la libertà come un credo. Amo la bellezza e le arti tutte, fra esse la musica jazz e la fotografia. Senza libri sarei disperato. Nonostante tutto credo nell'amicizia. Amo visitare la città (in bicicletta) prendendomi tutto il tempo necessario, le montagne senz'esserne intimidito, la pesca senza trattenere il pescato, il profumo del pane appena sfornato, il sibilo del vento, il rumoreggiare delle foglie nella brezza, i viaggi ... Occupazione attuale? Professionista della libertà.
    banzai43 il scrive:

    in briciole:6, 1, maestro.

  3. Sempre che l’amante sia della Signora…così con la Signora brutta si risolve il problema…PS: l’amante di chi è? Ci sta una cornificazione certa…ma di chi è incerto…troppo ganzo!

  4. Secondo me la difesa deve puntare sul fatto che la Signora è troppo brutta per avere un amante e balla notte e giorno con il marito…se rimane in piedi la cornificazione come unica certezza ci sta poco da fare per l’imputato… Ahahahah…

  5. il fantasma consegna la prova togliendo le castagne dal fuoco. Tanto come fantasma non poteva bruciarsele.
    Visione o realtà Leggetela come volete ma di concreto c’è la perizia.

  6. Si…ma la prova che l’assasinata era l’amante manca…quindi manca il movente e manca l’alibi della cornuta…è ancora tutto da accertare quindi…poi l’avvocato fantasma non potrebbe essere messo presente a verbale…un vero casino insomma…mi piacciono questi pezzi densi di colpi di scena, con unica certezza la cornificazione del caso (PS: ma la signora dell’imputato che dice? Si professa e crede bella in tutto questo casino? Avresti potuto mettere più cose sul punto…anche per avvalorare il suo alibi…)..ahahah ….ciao…

  7. Birbo Bicirossa – Ciao, voglio avvisarti che proseguendo troverai due blog di pessima satira e dubbio umorismo. Un consiglio, non seguirmi credendo che contraccambierò, perché di solito non lo faccio. 😁🤪😉
    Birbo Bicirossa il scrive:

    E cosa c’è di strano se il Diavolo concede una breve licenza a uno dei suoi migliori avvocati?

    🙂

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