Psicologismi

psicologismi«Vede, è che a volte ho come la sensazione di non essere più in sintonia con il mondo che mi circonda. È come se fossi non tanto ‘fuori dal tempo’, ma ‘fuori tempo’, avessi cioè perso il ritmo per fare le cose. O sono in ritardo o sono in anticipo: il mondo ha una scansione che non è più la mia. Mi sembra di trovarmi, anziché alla guida dell’auto, aggrappato a essa, senza vedere dove sto procedendo, con il pericolo di andare a sbattere da un momento all’altro e, soprattutto, senza poter scendere…»
«Questo spiegherebbe un bel po’ di cose» fece l’uomo che gli era davanti, aggrottando, serio, la fronte.
«E poi l’altra cosa preoccupante che mi sento…»
«Dica, dica.»
«È che… è che non sopporto più le persone…»
L’uomo che lo ascoltava con attenzione si era messo ora, pensieroso, a scrivere su un blocco che teneva in mano con grande solennità.
«Vede, dicevo, io sono di carattere chiuso, già di mio, e molto timido, ma l’educazione severa di mio padre, anziché liberarmi da questa condizione, l’ha peggiorata. La sua personalità, forte e oppressiva, mi ha reso insicuro, privo di autostima, sicché vivo nel costante timore di scorgere negli altri un segnale di disinteresse per quel che faccio o dico, ma anche di disamore o di biasimo, anche se ciò, paradossalmente, mi è stato di costante stimolo per affermarmi sia in società che nel lavoro. Dovevo dimostrare a mio padre che si sbagliava di grosso sul mio conto e che non valevo poi affatto così poco come lui pensava. Però, anche oggi che sono un uomo rispettato e affermato, quello che ho conquistato con impegno e fatica mi sembra precario e provvisorio, quasi che gli altri dovessero presto o tardi capire che in realtà sono solo un bluff…»
«Sì, capisco». L’uomo ogni tanto smetteva di scrivere per guardare il suo interlocutore e annuire. Quindi riprendeva a scarabocchiare con gran lena per poi fermarsi un attimo e chiedere: «Così però si finisce, come al solito, per dare la colpa di ciò che non va ai genitori, non trova?»
«Ma certo, non discuto che in teoria questo atteggiamento mentale possa essere sbagliato, ma sono sicuro che, se avessi avuto fin da piccolo un po’ più di incoraggiamenti e rassicurazioni invece che giudizi sprezzanti e improperi per ogni piccolo insuccesso, non sarei ora alla ricerca di continue conferme, né cercherei di isolarmi e soprattutto non mi sentirei a disagio quando mi trovo insieme agli altri.»
L’uomo davanti a lui controllò l’orologio da polso.
«È tardi? Abbiamo già finito?» domandò inquieto accorgendosi del gesto.
«Be’, sì» fece l’altro tentando un sorriso. «Dunque, senta, l’alcoltest è negativo» concluse l’agente verificando ancora una volta l’etilometro. «Strano! Avrei pensato davvero il contrario. Però la velocità era indubbiamente eccessiva. Le ho fatto comunque qualcosa di meno per via… sì, insomma, per via di quello che mi ha appena detto.» L’agente staccò il verbale dal blocco e lo mise sul cofano della macchina. «Firmi qui e qui, per cortesia… ecco, perfetto.» Prese la copia e la consegnò insieme alla patente e al documento di circolazione. «Guidi con prudenza, però, mi raccomando.»

31 pensieri su “Psicologismi

  1. lucarinaldoni – Reame a 5 Stelle – Guai a presentarsi, guai a raccontare la propria storia personale, sei bloccato: cambiare diventa difficilissimo. Si potrebbe quasi dire che è impossibile sfuggire al destino di essere congelati nei pensieri degli altri. Io sto con Giorgio Gaber e con la conclusione del monologo iniziale del suo spettacolo "Anche per oggi non si vola", preziosa reliquia della parte non ancora plumbea degli anni '70. Il fatto è, Giorgio Gaber a parte, che la mia vita è talmente ai confini della realtà che talvolta anch'io mi do dei pizzicotti per vedere se mi sveglio. E magari prima o poi succederà. Nessuno mi crede quando la racconto. Oramai neanche la racconto più e ogni tanto butto lì qualche strategica bugia alla quale credono tutti. Lo so, lo so che non è giusto. Però mi serve pure questo. Sorpreso dai miei 57 anni (e non ci posso fare niente salvo prenderne sconsolatamente atto), con la vita avrei ancora giocato ma mi dicono che non si può più. Ma va bene così. Immagino che non vi basti. Fatemi pure causa.
    lucarinaldoni il scrive:

    Prima di tutto esiste la comunicazione, il bisogno da parte dell’Homo Sapiens di comunicare con i suoi simili, spesso semplicemente per avere delle conferme narcisisticamente indispensabili sulla propria esistenza in vita come aggregato culturale e non solo bio-fisiologico. Su questa comunicazione un osservatore esterno possibilmente invisibile e non interagente (e quindi ininfluente) potrebbe sovrapporre tutte le possibili etichette e connotazioni, punteggiare il flusso degli eventi in modo più o meno meccanicistico e/o moralistico, attribuendo parti e ruoli.

    Ma, sfrondata di tutto questo equivoco processo di attribuzione di significato (che spesso e volentieri lascia il tempo che trova) la comunicazione tra gli Umani è un disperato, e di solito abortito, tentativo di uscire dall’angoscia della solitudine.

    L’agente poteva reagire a questa decontestualizzazione della conversazione invitando gentilmente l’automobilista in crisi d’identità a seguirlo in centrale per ulteriori accertamenti. Ma probabilmente anche lui conosce il male di vivere.

    Buona estate,

    • Sì è esatto è proprio il senso del post. La solitudine è trasversale, a prescindere dai ruoli, per cui, a volte, affratella.
      Grazie per il tuo prezioso commento.

      • La solitudine affratella? Ma io mi sento sempre in compagnia della persona che mi piace…anche se tante volte ho il dubbio che sia un cretino…o forse sono cretina io…la verità è che forse siamo intelligenti con gli altri e cretini insieme!!!

  2. Secondo me la multa (con lo sconto) gli è costata meno della parcella per una seduta analitica. Due piccioni con una fava.

  3. Che forte! Come al solito un finale inaspettato. Potrebbe essere una tattica tra l’altro! Bisognerà provare! Un saluto, buon mercoledì.

    • Fino a quando non si finisce con una camicia bianca che ti tolgono con circospezione slacciando fibbie e cinture a partire dalla schiena, direi di no che non è il caso di preoccuparsi 🙂

  4. Siete sempre in giro ! – Vorrei essere altrove ... – Quando possibile faccio il turista con la moto ma è con l'immaginazione che sono sempre a giro ...
    giammapucia il scrive:

    Eheheh, simpatico il finale a sorpresa …
    Nella frase “È che… è che non sopporto più le persone…”
    mi ci rispecchio al 100%.

    • Mi viene in mente la famosa battuta di Charlie Brown: ‘Amo l’umanità, ma è la gente che non sopporto’.

  5. Alessandra Bianchi – Mi chiamo Alessandra Bianchi. Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento. Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito. Il libro costava 12 euro. Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.
    Alessandra Bianchi il scrive:

    Colpo di scena finale alla Briciola 😛

  6. Mi piace anche perché mi rivedo nel fatto che non essendo fioccati complimenti ed adulazioni nell’infanzia, adesso che sono adulta mi imbarazzano i complimenti, specie se forzati!
    Notte!!!

  7. poetella – da piccola, quando leggevo Piccole donne...(ero proprio piccola, un'era fa...) quando lo leggevo avevo la mia preferita, tra le sorelle. Ovviamente era Jo, la scrittrice. Scrivere, diventare una "scrittrice vera" , era il mio sogno... Poi la strada che ho scelto mi ha distanziato da quel sogno... Ma ora, perché no, forse... Quattro libri pubblicati, al mio attivo "Bagliori d'esistere", una raccolta di poesie (Rupe Mutevole, 2010) "Storia senza rima" (Progetto Cultura. 2011) una storia narrata parte in poesia, parte in prosa... Poi il mio primo romanzo, vincitore del premio Mangiaparole, (Progetto Cultura 2012). Infine un e-book: Amori amari. (Matisklo edizioni - 2013) Ma si continua a "studiare"... a leggere in modo compulsivo... a scrivere, ovviamente e chi sa...
    poetella il scrive:

    e bravo l’agentepsicologo!
    (e pure tu!)

      • poetella – da piccola, quando leggevo Piccole donne...(ero proprio piccola, un'era fa...) quando lo leggevo avevo la mia preferita, tra le sorelle. Ovviamente era Jo, la scrittrice. Scrivere, diventare una "scrittrice vera" , era il mio sogno... Poi la strada che ho scelto mi ha distanziato da quel sogno... Ma ora, perché no, forse... Quattro libri pubblicati, al mio attivo "Bagliori d'esistere", una raccolta di poesie (Rupe Mutevole, 2010) "Storia senza rima" (Progetto Cultura. 2011) una storia narrata parte in poesia, parte in prosa... Poi il mio primo romanzo, vincitore del premio Mangiaparole, (Progetto Cultura 2012). Infine un e-book: Amori amari. (Matisklo edizioni - 2013) Ma si continua a "studiare"... a leggere in modo compulsivo... a scrivere, ovviamente e chi sa...
        poetella il scrive:

        (prego!)

  8. Il guidatore pizzicato dall’autovelox fa una bella seduata di psicoanalisi. Peccato che invece dell’analista abbia trovato un vigile, che annuenndo e compliando gli affibbia un bel verbale. Quello che non lo convince è l’alcoltest. Eppure era convinto, il vigile, di fare giornata.
    Indubbiamente bravo nel portare il tuo lettore là dove avevi in menti di condurlo.

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