‘È costato poco perché ci sono i fantasmi’ gli avevano detto, malevoli, i vicini. ‘T’hanno buggerato’.
Ma Malvino ai fantasmi non credeva. Aveva paura solo dei vivi. Questa convinzione però non l’aiutò a dormire. Nel silenzio della campagna si sentivano, infatti, molto bene rumori indefinibili, che avrebbe definito sospetti e inquietanti. Una notte, non potendone più, decise di mettersi sotto la quercia davanti a casa e attendere, nascosto nell’erba alta, il vicino, giusto per farlo pentire per quello stupido scherzo. Si accorse però ben presto che il trambusto era concentrato in una parte sola della casa e proveniva più esattamente da dentro il fienile. Quella notte stessa entrò circospetto con torcia e randello, ma non riuscì a vedere niente: c’era troppa roba là dentro e mancava la luce elettrica. Decise che se erano topi li avrebbe fatti sloggiare con le buone o le cattive. La mattina seguente tirò fuori quanto accumulato da anni in quel posto. Assi, cassette, tini, legna, mobili sfasciati. Ciò che ritenne di non poter riutilizzare lo bruciò. Il locale, alla fine, con molta fatica, fu sgombro, anche dai topi. Quella sera si addormentò tranquillo, anche se a notte fonda fu svegliato di nuovo dagli stessi rumori. Sì, c’era indubbiamente qualcuno o qualcosa lì dentro, anche perché il grosso lucchetto che serrava ora la porta era ancora ben chiuso. L’uomo non si perse d’animo. Il giorno dopo installò una webcam in una spaccatura del muro del fienile, appena sopra la porta. Collegò un sensore di movimento e un microfono. Trascorse un’altra notte insonne, ma gongolava nel letto perché avrebbe scoperto ben presto di che mistero si trattasse. L’indomani, pieno di aspettative, accese il computer. Restò molto deluso però nel constatare che non era stato registrato nulla. Mandò avanti veloce il video e lo schermo rimase per tutto il tempo scuro. Si sentivano solo rumori, quelli sì, sotto forma di fruscii, piccoli crepitii, schiocchi, ma nient’altro. Stava per spegnere il pc quando di colpo lo schermo s’illuminò. Sobbalzò sulla sedia. Vide che nella parte alta dei muri del fienile, tutt’attorno, si erano accese nello stesso istante decine e decine di torce di fuoco a illuminare, a giorno, il locale in una scena da tregenda. ‘Ma cos’è?’ si chiese a voce alta.
«Io lo so!» si sentì dire. Malvino si girò spaventato. «Oh, mi scusi. Sono don Remo, il parroco del paese. La porta era aperta e… ma non volevo spaventarla.» Un giovane in abito talare, dal viso radioso, lo stava guardando sulla soglia. «Sono nuovo anch’io, sa? Sono arrivato in paese solo da qualche settimana. Non ho mai creduto a questa storia di fantasmi e ho fatto una ricerca negli archivi della Curia. Quello che vede nel video non è mai stato un fienile. È piuttosto una cappella del Cinquecento. E non è mai stata sconsacrata.»
mi batte forte il cuore……. 😀
ha pagato poco e con i santi in appoggio
un vero affare
Io avrei terminato il racconto col prete che diceva che usava lui il fienile consacrato per servirci messa la mattina presto. 😀
E’ un’idea su cui bisognerebbe lavorarci un po’, però…
Facciamo una seduta in quel fienil… pardon, in quella cappella?
Non clicco su Like per protesta contro la moderazione 😛
Non fare così… 😉
Mi ha inquietata: segno che funziona.
Un altro bel racconto fantasioso e dal finale imprevedibile. L’ho letto con avidità per scoprire il mistero del fienile.
La teconologia conta poco, la fantasia molto di più
Un caro saluto
Grazie.
Urge un giro nel fienile di Malvino 🙂
Uhh un racconto da brivido con un finale a sorpresa… molto interessante
Ciao, Pat
molto bello il racconto, interessante il blog. Ciao Lucia