Spaccando la legna

Era davvero curioso osservare Bastiano spaccare la legna. A dispetto della sua corporatura grassoccia e budinosa, era molto abile ed energico nel dividere, con un colpo solo d’ascia, i tronchetti di quercia, facendo cadere arrendevoli, di lato, le parti spaccate. Ma ciò che era più divertente è che indossasse una semplice maglietta semiestiva, nonostante il freddo pungente, e una vistosa sciarpa di lana attorno al collo.

«Cosa ci fai vestito così?» gli chiesi trattenendomi dal ridere.

«Oh ciao…» mi rispose dandomi un’occhiata fuggevole. «Quando spacco la legna, sudo: così mi metto qualcosa di leggero.»

«E la sciarpa allora?»

Bastiano sorrise e, dopo aver sistemato un altro tronchetto sul ceppo pronto al gesto atletico, mi disse:

«Ho la gola d’Achille. Se la tengo al caldo non mi ammalo.»

«La gola di chi?»

«D’Achille» fece lui candidamente. «Quello del tallone…»

«Ho capito, Bastiano… ma se cambi parte del corpo… non funziona più come battuta.»

«E perché? Achille non era quello che aveva punti deboli un po’ dappertutto nel corpo?»

«No, non direi… solo nel tallone.»

«Ah… va be’… però hai capito. E senti…» mi fece appoggiandosi al manico dell’ascia. «È tutto pronto per la cena di domani?»

«Sì, però mi han detto che potrebbero non arrivare in tempo i galletti che abbiamo ordinato.»
«Accidenti, non ci voleva… come si fa adesso a vivere con questo spiedo di Damocle sulla testa…?»