Recensione : L’impeccabile

L’impeccabile è il secondo lavoro che leggo di Keigo Higashino (il primo è stato “Il sospettato X”, sempre della cosiddetta “serie Galileo”), giusto per cominciare a farmi un’idea di quest’Autore (nella foto in centro) che mi aveva incuriosito dopo aver letto a mia volta una recensione critica su uno dei suoi lavori.

Per ulteriori notizie sullo scrittore rimando ad altre pagine web (–> Keigo Higashino).

Dunque l’idea che mi ero fatto già leggendo il precedente libro trova ora conferma.

Innanzitutto va detto che la struttura del giallo (del sottotipo poliziesco) è di tipo anglosassone; dunque è molto riflessivo, “rimuginativo”, costruito indizio dopo indizio fino all’esito finale che sfocia nell’individuazione dell’assassino; in altre parole c’è poca o nessuna azione se non quella strettamente necessaria allo svolgimento della trama mentre abbondano i ragionamenti deduttivi (forse troppi), inferenziali e strettamente logici (matematici o fisici che siano).

La soluzione finale, ma anche la progressione per spunti nodali, è lasciata a un “esperto” esterno alla polizia, ed è portata avanti dalla figura del professore di fisica Yukawa Manabu (l’attinenza tra la fisica e gli omicidi in entrambi i libri, non è molto chiara, così come non è chiaro l’accostamento di Galileo Galilei con questo personaggio) cui l’ispettore Kusanagi, già vecchio amico di scuola di Yukawa (coadiuvato nelle sue indagini dall’assistente Kishitani), si rivolge quando la soluzione si fa apparentemente impossibile o inverosimile.

È lui insomma il genio, il “risolutore”, colui che riesce a operare, a un certo punto della vicenda, per la sua perspicacia nel cogliere un particolare aspetto, una sfumatura della voce, una espressione del viso, grazie a una serie di (inarrivabili) ragionamenti laterali alla “Ellery Queen” (ma anche alla “Colombo” per chi ha avuto modo di seguire la fortuna serie di telefilm americana) l’insight definitivo sul problema poliziesco di turno.

La polizia fa il grosso del lavoro, la sbozzatura dell’indagine, gli interrogatori, le ricerche, ma è Yukawa (da solo o in collaborazione) a operare di fino, per salti mentali e intuizioni. Da “Colombo” Higashino, prende in prestito anche la formula del rovesciamento della trama rispetto alla fabula. Il lettore viene quindi immediatamente a conoscenza dell’autore dell’omicidio sicché assiste a tutto il percorso di indagine svolto dai protagonisti l’uno per mascherare quanto commesso, l’altro per trovare la verità. Non è più il “chi ha commesso cosa” che diventa rilevante, ma il “come scoprire chi” a diventare il fulcro del libro.

Questa scelta narrativa di ribaltamento a lungo andare diventa a mio avviso molto critica se non si è in grado di creare dei personaggi, tra tutti il “risolutore”, deus ex machina della vicenda, che siano accattivanti e ben costruiti. Anche il dipanare il “come scoprire chi” diventa complicato se il percorso logico non è del tutto convincente sotto il profilo della linearità e scorrevolezza delle cause e degli effetti.

Detto questo, ecco le debolezze di questo giallo (ma anche de Il Sospettato X che però ha una trama più robusta con colpi di scena inaspettati più sostenibili).

I personaggi non hanno una grande profondità psicologica e i due detective (personaggi ricorrenti in entrambi i libri) sono un po’ sbiaditi. Ci sono troppi inchini e troppe persone che chiedono scusa in ogni momento, comportamento che stride con il gusto occidentale, anche se, essendo un ambiente tipicamente giapponese, bisognerebbe farsene una ragione.

La trama in alcuni momenti sembra tracciata a tavolino più che dall’inventiva, in modo da far chiudere forzatamente un cerchio che altrimenti rimarrebbe aperto o semichiuso ed è sicuramente nel complesso cerebrale e, in alcuni punti, artificiosa o, come si dice in questi casi, “tirata”.

I punti di forza sono la semplicità della trama (i personaggi sono sempre molto pochi e tutto ruota, come nell’altro romanzo, attorno a una dark lady del tatami dalla forte personalità) rendendo non impegnativa la lettura (ma a ben pensarci questa qualità non è affatto un punto di forza); una certa (marginale) originalità (Il Sospettato X, lo ripeto è scritto molto meglio, sia per i colpi di scena che per gli sviluppi dell’intreccio, anche se la scena finale è scontata e teatrale) e un non so che di fascinazione che non so ancora se dettata dall’atmosfera nipponica su cui i personaggi e l’azione si muovono o dall’opera in sé.

Da ultimo, a libro chiuso, la trama e la sensazione generale (tutto sommato positiva) hanno una sorta di persistenza nella memoria (lo stesso va detto a maggior ragione per “Il Sospettato X”) il che mi fa pensare a un’efficacia espressiva dell’Autore di cui però francamente non mi sono accorto leggendo. Per quanto mi risulterebbe che il libro (da me letto in kindle), sia stato tradotto dal lavoro a sua volta già tradotto dall’inglese (probabilmente quindi guadagnandoci).
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In briciolamucchine la valutazione è 3/5

 

 

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L’impeccabile
di Keigo Higashino

Traduttore: Silvia Rota Sperti

Editore: Giunti Editore
Collana: M
Anno edizione: 2013
In commercio dal: 25 settembre 2013
Pagine: 336 p., Rilegato
EAN: 9788809781627

finito di leggere oggi, 19 agosto 2019, in formato kindle

valutazione 3/5 mucchine

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