Questa pagina è un esempio di quello che si vuol intendere per area semantica della parola di cui si è parlato altrove (–> I confini tra le parole) chiarendo anche (nei limiti dello spazio di questo testo) qual è il rapporto con le parole contigue secondo il significato che è loro più proprio.
La parola qui esaminata è centrale.
L’aggettivo centrale evoca innanzitutto il concetto di centralità, di ciò che è posto al centro. E si può ritenere che è centro ciò che occupa uno spazio ristretto nel punto più interno rispetto all’oggetto cui, nella sua interezza, si fa riferimento. Così in un bersaglio per il tiro con l’arco, il centro è la sezione del bersaglio più interna e anche equidistante dalla circonferenza.
Ma l’equidistanza non ricorre sempre in tutti le accezioni del termine centrale. Si pensi al centro storico. È sì una porzione ristretta di città rispetto all’intero, con la caratterizzazione di essere antica, ma non per questo si trova in posizione di equidistanza rispetto ai confini della città cui inerisce, ma ugualmente è centrale perché è da lì che ha preso a svilupparsi in modo eccentrico (nel senso di decentrato) l’agglomerato urbano successivo venendosi così a circondare il centro storico che finirà per trovarsi nella parte più centripeta della città stessa. Qui centrale diventa allora quasi sinonimo di interno.
In altri casi, invece, assume anche il significato di mediano, nel senso di intermedio o di ‘in mezzo a’ (si pensi al giocatore che riveste il ruolo di centrale, nel calcio, nel basket, nel football americano, o alla porzione di un territorio, come per esempio l’Italia centrale). Rimane quindi, anche in questa ipotesi, un ‘concetto di posizione’ anche se è la posizione rispetto al tutto che cambia (perché non si tratti di pari distanza dal perimetro, ma di non perifericità).
Spesso però con centrale si vuole alludere anche a ciò che è posizionato quale elemento più importante rispetto a una galassia di altri ‘items’ tra loro interdipendenti (si pensi a una stazione centrale, alla banca centrale). L’elemento centrale in questo caso diviene quello più rilevante, di comando, di direzione, di coordinazione rispetto al resto, mentre gli altri elementi divengono periferici, non autonomi dipendendo funzionalmente da quello principale, e quindi anche secondari, di minor importanza. Si allude a questa sfumatura di senso anche quando si tratta di un insieme di aspetti di un autore quando, tra i diversi leggibili nella sua opera, si individua quello che lo caratterizza maggiormente dal punto di vista stilistico.
Ma il concetto di centralità richiama in sé anche quello di concentrazione in un ambito ristretto. Il centro commerciale, il centro studi, il centro documentazione dati fa riferimento proprio a questa caratteristica, al fatto cioè di veder accentrato, ridotto a uno, in un luogo limitato, una molteplicità di unità omogenee (negozi, facoltà, server).
La concentrazione entra in gioco anche quando con centrale si vuole valorizzare l’aspetto del conferimento di un prodotto da parte di una molteplicità di sorgenti verso un unico punto di ricezione (si pensi alla centrale del latte) o il fatto che da quell’unico punto centralizzato si diparte la distribuzione del prodotto verso la rete distributiva (si pensi alla centrale elettrica, alla stessa centrale del latte, ma anche al riscaldamento centrale rispetto agli alloggi collegati). Ma non è avulso da questa specifica accezione anche il fatto che si voglia far riferimento all’accentramento degli impianti deputati alla trasformazione e alla ridistribuzione del prodotto.
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