«Pace e bene!»
Julius, che era appena rientrato nel suo ufficio, si guardò attorno cercando di capire da dove venisse la voce stentorea.
«Pace e bene, ovunque voi siate!»
Realizzato che proveniva dal corridoio, con la clavicola indolenzita, andò ad aprire.
«Buonapasqua!» esordì un frate festoso ed abbronzato facendo sorridere due profondi occhi azzurrati da un paio di Web modello Quotaottomila.
«Buona Pasqua a lei, padre!» ribatté il Magistrato, tra i denti, «é molto gentile da parte sua farmi gli auguri, anche se, per la verità, mi sembra un po’ in anticipo.»
«Ma cos’ha capito?» rintuzzò il monaco spostando il PM da un lato con un ombrello Brigs in filato di seta scozzese «mi chiamo Buonapasqua, fra’ Virgilio Buonapasqua di Valloperosa.»
«Beh, piacere ugualmente…» disse il Cipollone deluso «io sono…»
«Non importa chi è lei… non m’importa un bel nulla… il mio intervento è stato sollecitato dall’Alto per scacciare di qui l’ombra del Maligno… sei forse tu un empio? Rispondi miserrimo peccatore, pentiti! Sei forse tu un empio?» e così domandando il religioso, di bassa statura, ma di stazza taurina, aveva levato, a pochi millimetri dai baffi da tricheco del P.M., un indice minaccioso e nerboruto.
«Veramente non saprei… così, su due piedi.»
«Confessa i tuoi misfatti, liberati dalla dannazione eterna, orsù incamminati sul sentiero della Verità e della Luce!» Fra’ Virgilio ora puntava l’indice verso l’architrave della porta proprio in direzione di un moscone in transito, che si pentì immediatamente.
Poi il monaco, che ancora si trovava nel corridoio, annusando l’aria che giungeva dall’ufficio, se ne ristette immobile, fino a quando, divenuto repentinamente più diafano del diafano Julius, tanto da far scolorire persino le sue Reebok Panathlon Competition 9000 che facevano capolino spaurite da sotto il saio bianco, iniziò a roteare gli occhi a palla pronti per essere fiondati al di là delle lenti.
«Sììììì! E’ davvero il demonio… il DEMONIOOO…!!!» urlò come impazzito il benedettino prendendo a saltellare a perfetta imitazione di una canguro che non volesse farsi catturare; poi, sollevatosi la tonaca firmata Calvin Klein, mostrando dei polpacci sodi e pelosissimi inguainati in calzetti marca Sergio Tacchini, fece dietro front gridando parole incomprensibili.
Il Magistrato, fermo sulla soglia dell’ufficio, ancora nell’atteggiamento del ‘prego, entri pure’, interdetto, ebbe appena il tempo di commentare:
«Beh… potrebbe anche darsi che l’ufficio sia un tantino in disordine, ma le assicuro che il diavolo non c’entra affatto…»
Ma il frate, menando a vuoto, dietro alla propria nuca ed alle spalle, fendenti con l’ombrello griffato contro un nemico che solo lui vedeva, sbraitando un inferocito ‘vade retro, vade retro’, era già uscito dalla sua visuale.
«Che strana gente c’é in giro! Non avevo mai visto nessuno prendersela così tanto per un po’ di confusione!»
Trascorse circa un quarto d’ora.
Julius stava reimpilando alcuni libri sullo scaffale, provando anche a rianimare la lampada alogena (di marmo) afflosciatasi come un tulipano appassito, allorché avvertì attraverso la porta uno squillante:
«Pace e bene!»
Sull’uscio fra’ Virgilio, più sorridente, più festoso e più abbronzato che mai, scorgendo il PM, ripeté giocondo:
«Pace e bene, figliolo!»
«Pace e bene a lei, padre Buonapasqua, ma non se n’era andato!?» il Cipollone non riuscì a finire la frase. Una secchiata d’acqua gelida gli si abbatté sulla faccia. E prima che potesse rendersi conto di quanto fosse successo, il benedettino, con le maniche rimboccate, stava già lavorando di strofinaccio strusciandolo sul pavimento.
Fradicio sin nei pedalini, il PM, sputazzando l’acqua dallo strano sapore stantio che gli era entrata in bocca e nelle orecchie, abbaiò:
«Mi vuol spiegare che cacchio sta combinando…?»
Quello, senza scomporsi, preso il secchio con entrambe le mani, lo risvuotò in un colpo solo nella camera-bunker su stampanti, modem e dossier.
«Non ti disperare… non ti disperare, per fortuna sono arrivato in tempo, adesso mi occupo di tutto io!» farfugliò fra’ Virgilio ramazzando sulle scarpe del Cipollone.
«Arrivato in tempo per cosa?» interrogò il PM improvvisando il ballo dell’orso per evitare gli affondo dello straccio.
«Questa che vedi non è acqua di rubinetto, sai? E’ acqua benedetta, acqua santa, acqua del nostro Stagno Consacrato di Valloperosa.»
«E allora?»
«E allora non senti un mefistofelico olezzo di zolfo? Qui c’è stato nientepopodimeno che Satana in persona… (o qualcuno che ne ha fatto le veci) ‘vade retro… vade retro…’» riprese il fraticello trottolando su se stesso con intonazioni sopra e sotto il rigo del pentagramma, con lo spazzolone imbracciato come fosse un mitra.
«Ci ho già provato io, padre… è tutto inutile, tanto l’odore non va via…» osservò il PM impensierito anche per i suoi mustacchi allungatisi a dismisura «lasci perdere, per carità!»
«Forse l’odore permarrà… ma la presenza del Maligno giammai!» e un’ennesima ondata di liquido imputridito, di cui il secchio pareva sempre traboccante, allagò la scrivania in marmo di Carrara travolgendo carte, penne e pulsantiere.
«NOOOOO!!!! Il mio tavolo!»
«… e quest’acqua riuscirà a tenerlo lontano… vedrai… è potentissima…» proseguì fra’ Virgilio noncurante delle proteste. «Figurati che tre settimane fa, ci eravamo ormai rassegnati a non rivedere più fra’ Gerolamo Buonnatale (sembrava essersi volatilizzato quel benedett’uomo, che, meschinetto lui, siccome è sonnambulo lo facevamo dormire in chiesa legato alla fonte battesimale) quando lo abbiamo inaspettatamente ritrovato, bel bello, tale e quale la mamma lo mise al mondo, sai dove, mio caro impenitente?» chiese senza smettere un attimo di strusciare e sciacquettare.
«Dove di grazia???» supplicò il Magistrato che non sapeva come arrestare quella furia.
«Ma nel nostro Stagno Consacrato di Valloperosa…!!! Considera che, nonostante fossero passati almeno cinque mesi di ammollo nel benamato liquido, il corpo era conservato benissimo… pareva essersi fatta la barba quella mattina stessa, era roseo, rubicondo e aveva addirittura un’aria rilassata e serena… è o non è un’acqua portentosa?!?»
Julius, che di quell’acqua portentosa ne aveva ingurgitata una gollata da orca marina, si mise a scatarrare e a tossire nel tentativo disperato di rigurgitare. Alcuni dolori intestinali cominciarono a manifestarsi acuti e lancinanti.
«L’altro ieri, inoltre, fra’ Mariano Buonadomenicainalbis ha abbeverato allo Stagno Consacrato il suo dromedario Giacinto (devi sapere che abbiamo un simpaticissimo zoo nel monastero di Valloperosa… perché piace tanto ai bambini…) Giacinto, dicevo, aveva le gengive gonfie e piene di pus, che, poverino, non lo si poteva guardare, né del resto stargli vicino per il puzzo nauseabondo che emanava… ebbene, tu non ci crederai, ma, dopo aver bevuto a lungo l’acqua benedetta, l’animale è guarito!»
Il Magistrato frenò a stento un conato di vomito e, osservandosi riflesso nella cornice argentea della sua laurea, gli parve che la lingua avesse assunto una colorazione verde ramarro. Si infilzò allora un termometro tra le labbra cominciando a rappresentarsi una lenta agonia tra atroci spasmi.
«Per non parlare poi delle emorroidi sanguinolente della puzzola di fra’ Giosafat Buonapentecoste che…»
Il sistema nervoso di Julius cedette: balzato in piedi e chiamate a raccolta le energie residue, si lanciò con movenze da coguaro sul frate per tentare di strangolarlo con il cordone del suo stesso saio; ma il Buonapasqua, accortosi dello scatto, gli sparò contro il palmo aperto della mano, intimando:
«Per la veste scucita di Salomone… ‘vade retro’ o peccatore!»
Il Cipollone, come fosse stato surgelato all’istante, non fu più in grado di muoversi.
«Allora il Maligno alberga anche in te! Anche tu sei un empio, l’avevo detto io!» inveì severo il monaco soffiandogli nelle orecchie e stropicciandogli il naso.
Quindi il benedettino si mise a girare in tondo per la stanza coperta da almeno venti centimetri d’acqua (in cui si dibattevano peraltro carpe e girini), cantilenando alcuni brani tratti dalle pagine del suo messale. Il Magistrato, invece, imbaccalenito e legnoso, lo seguiva in silenzio, passo per passo, fluttuando a mezz’aria.
In un paio di occasioni il PM, volteggiando in totale sonno ipnotico, inforcò pure la via della finestra rimasta aperta. Il provvidenziale Brigs del religioso lo riportò dentro, ogni volta, al sicuro.
Trascorsero diverse ore. Difficile sapere quante.
Poi, ritornato alla realtà, fra’ Virgilio, contemplando il suo Rolex Magniflex Extra Quartz , esclamò:
«Per la culla del Bambin Gesù, è tardissimo! Cosa penserà fratello Gregorio Buonaquaresima!» e, senza aggiungere alcunché, tallonato in tutta fretta sia dal secchio, in cui si erano tuffati con decisione il messale e l’ombrello, sia dalla granata, cui si era avvinghiato lo straccio gocciolante, il frate schizzò dalla stanza creando un turbine di vento che fece piroettare più volte su se stesso lo sfortunato Julius il quale, termometro in bocca, continuò a galleggiare, più o meno al centro del locale alluvionato, tra il mefitico miasmo sulfureo e la puzza rancida di acqua marcia.
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