Quando si opta per scrivere non un racconto, ma un momento di riflessione o come mi piace chiamarlo, un quadro situazionale, una specie di fotogramma di sensazioni, come avviene in Pensieri tristemente inutili, la scelta è sempre un po’ sofferta.
Penso infatti a chi, visitando il Blog, si aspetta di leggere il ‘solito’ racconto e rimane invece deluso trovandovi altro, ben potendo non essere interessato a questa incursione così personale e intimista del mio mondo.
Ma poi il desiderio di cambiare sempre registro, come spesso mi accade, ha il sopravvento. Questo Blog non è in fondo la vetrina della mia attività letteraria, è ‘solo’ uno strumento espressivo fine a stesso e, come tale, si realizza con la pubblicazione di uno scritto, qualunque esso sia.
Poi c’è da osservare che, a dispetto delle poche righe in cui queste ‘riflessioni’ trovano espressione, se così le possiamo chiamare, la scrittura risulta particolarmente complicata e non solo perché rendere concreto ciò che è astratto ha una sua difficoltà intrinseca, ma anche perché è facile cadere nel retorico, nella ‘maniera’, nel già sentito o letto, visto che nel testo si entra, infatti, in un campo che è già stato arato in mille differenti modi da Autori peraltro bravissimi e indimenticabili.
Quanto alla forma, ho voluto usare qui la tecnica indiretta della descrizione introspettiva dell’ambiente creando una sorta di proiezione delle proprie sensazioni e sentimenti. La natura viene cioè descritta come una metafora di ciò che si avverte. È un modo per decentrare l’impatto emotivo e dare un tocco più leggero al risultato.
Infine, in relazione al titolo, parlo di pensieri tristemente inutili perché credo esistano anche quelli utili, funzionali a qualcos’altro. I pensieri tristi e utili sono quelli che fanno rimuginare sugli errori, sulle scelte che non si riescono a fare, su ciò che si vorrebbe non accadesse e invece sta accadendo sotto i nostri occhi o, peggio, è già accaduto, su quello che si è e non si vorrebbe essere; sono pensieri che aggiungono un velo al cuore ma che possono spingere a reagire attraverso la consapevolezza del problema.
E poi ci sono i pensieri che sono tristi e sono inutili, proprio come quelli del mio scritto, perché contribuiscono solo a sprofondare nella palude della malinconia senza apparente uscita, a naufragare in se stessi, come una jeep che da gas e affonda sempre più nel terreno.
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