Il racconto Il signore in rosso tratta di Natale senza parlarne troppo e soprattutto parla di Babbo Natale senza mai nominarlo (è il “signore in rosso”, appunto, definito così nella pagina quasi a voler sottolineare la miscredenza di Oliviero già evidenziata con il fatto che si fosse preparato un panino con la mortadella in un giorno di “magro”). È un modo per non appesantire il testo e non sottolineare, tutto sommato, ciò che è scontato sia, visto che è chiaro chi è il protagonista della storia.
Nel racconto ritroviamo un Babbo Natale “umanizzato” (forse un po’ pasticcione) al di là della magia che riesce comunque a esprimere (accende le luci delle scale con lo schiocco delle dita): si dimentica un regalo, inciampa nel carrello come un qualsiasi fornitore che scarichi la merce da un camion frigo.
Il titolo del racconto è un omaggio a un film del 1984 diretto dal regista Gene Wilder, La signora in rosso, remake del film francese Certi piccolissimi peccati di Yves Robert. La pellicola di per sé non è niente di eccezionale (Gene Wilder ha fatto molto meglio in altri film, uno tra tanti Frankenstein Junior) ma si ricorda davvero molto volentieri non tanto per la bellissima canzone I Just Called to Say I Love You di Stevie Wonder, quanto per una Kelly LeBrock allora in strepitosa forma (non è mai stata più bella di così) che, per qualche indimenticabile istante (–> video), in un sotterraneo adibito a garage, danza sulla grata del ricircolo dell’aria facendo il verso alla Monroe (nel film Quando la moglie è in vacanza).
Il racconto ha toni buonisti e pieni di speranza, in linea del resto con questo periodo. Anche se a volte (sempre più spesso) bisogna davvero fare un grande sforzo (per essere buonisti e pieni di speranza).
Tanti cari auguri di Buon Natale e per un Anno nuovo pieno di soddisfazioni.
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