Le cose che non ti ho scritto

In relazione ai commenti che si possono leggere sul proprio (e sull’altrui) blog ho già scritto altrove, cui rinvio per completezza (–> No comment). In questa pagina ho invece raccolto i principali commenti che un blogger, che scrive racconti (come me), non vorrebbe mai leggere:
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  • PLAGIO1. – il finale è stato indovinato già dopo le prime righe. C’è sempre un grande sforzo dietro alla stesura di ogni scritto (–> La prova del sasso) e, soprattutto, una particolare attenzione volta proprio a evitare l’eventualità (disdicevole per uno scrittore) che la trama possa essere intuita da chi legge. Spesso anzi vengono inseriti impliciti depistaggi per pilotare il lettore verso una conclusione diversa; lo scoprire di non esserci riusciti è molto frustrante (e, diciamolo pure, trasforma il visitatore in un aspirante pissero –> pissero);
  • 2. – il racconto ricorda lo scritto di Tizio o il film di Caio o l’haiku di chissà quale poeta giapponese del XIII secolo; il racconto pertanto assomiglia a qualcos’altro e, in altre parole, non è originale. L’accusa di plagio involontario è irritante; è infatti pressoché impossibile essere al corrente di tutto quello che nel mondo è stato già scritto; ne è passato di tempo da quando il primo uomo sulla terra smise consapevolmente di dare clavate al vicino di grotta per incidere sulla roccia il proprio pensiero anche se sotto forma del disegno stilizzato di uno gnu; il venirlo a scoprire dopo la pubblicazione della propria storia non migliora l’autostima (e soprattutto non serve a nessuno: ormai il racconto è on-line e può solo essere ritirato; mentre l’obbiettivo finale del lettore di diventare un pissero onorario è sempre più vicino; vedi sopra);
  • 3. – la morale del racconto è lodevole e condivisibile. In realtà la morale non c’è e non ci può essere perché la storia non è una favola ( –> per la differenza tra novella, racconto e favola); e, a dirla tutta, non c’è neppure il cosiddetto ‘messaggio nascosto‘ come in una canzone di Ligabue; è un racconto, santiddio;
  • 4. – il racconto è carino; il che equivale a sentirsi rispondere ‘è simpatica’ alla domanda ‘com’è esteticamente la ragazza‘ con cui a breve si avrà un appuntamento al buio. ‘Carino’ può essere un criceto o il disegno di un bambino o un cestino in vimini con dentro una composizione di ikebana, non un racconto che può semmai risultare noioso o travolgente, monotono o appassionante, deludente o coinvolgente. Ma, carino proprio no;
  • 5. – il visitatore (nei commenti del racconto) ti ringrazia per il like ricevuto (in chissà in quale blog a chissà quale post). Non si deve (mai) dire grazie per un like ottenuto: sembra infatti che neppure tu creda possibile che qualcuno abbia potuto esprimere un gradimento al tuo post. Non è un problema di buona educazione, ma di stile o finanche di convenienza. È come se un gruppo musicale telefonasse a casa del fan per ringraziarlo del disco che ha comprato.
    Se però trovi irrinunciabile il dover manifestare la tua gratitudine, come fosse stata una grazia ricevuta, allora lascia scritto qualcosa nella pagina di ‘about’ o di ‘info‘ del blog che, di solito, serve (anche) a questo. Se non ci fosse uno spazio simile hai una scusa in più per lasciar perdere;
  • 6. – il visitatore (sempre nei commenti del racconto) ammette di non aver letto niente del post o di altro nel tuo blog perché va di fretta, ma assicura che tornerà sicuramente perché ‘qui è tutto molto bello‘, manco l’avesse scambiato per il garni a tre stelle da affittare in montagna per le prossime vacanze. A parte dover osservare che se un visitatore va (sempre) di fretta è probabile che il mondo dei blog non gli appartenga veramente, è risaputo poi che chi scrive frasi di questo tipo (e non sono pochi) passa il proprio tempo più o meno a scrivere la stessa cosa (o qualcosa di similare) in tanti altri blog (sicché, volendo, il tempo per leggere lo potrebbe pure trovare); di solito peraltro, come il primo amore, il (mancato) lettore non torna più, neanche per verificare se il blog era davvero così tanto bello come sembrava;
  • 7. – il commento è stato lasciato senza aver letto il testo ma solo gli altri commenti, il che suona tanto paradossale, quanto (purtroppo) vero;
  • 8. – il commento è del tutto disancorato da un punto di vista logico (oltre che del comune buon senso) dal post, dando l’impressione che il visitatore l’ha sì letto, ma che però non ci ha capito nulla o molto poco, pur non volendolo dare a intendere; ovviamente a una mia richiesta di chiarimenti per saperne di più sul suo commento criptico, formulato a metà strada tra la sciarada e il rebus stereoscopico a incastro, la risposta (come il momento di andare in pensione) non arriva mai;
  • 9. –disegno il commento fa comprendere che il lettore non ha in realtà capito che l’io narrante usato in prima persona nella storia è solo un punto di vista narrativo e che quindi il racconto non mi riguarda affatto (trattandosi di un blog di racconti e non di un diario di vita vissuta) sicché se parlo, che so, di aver ucciso qualcuno, la mia non è la confessione di un assassino.
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