Secondo tradizione

È stato da poco presentato il nuovo progetto per l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze (pardon, dell’aerostazione) che subito sono scoppiate, in perfetto Florence style, polemiche e critiche a non finire. Così si sente dire che è brutto, l’ampliamento è insufficiente, costa troppo, è troppo vicino all’autostrada o al Duomo o alle galline lasciate libere nel campo vicino e che smetteranno sicuramente di fare le ‘ova’ per l’eccessivo rumore. E poi che serve un aeroporto ‘vero’? C’è già l’aerostazione di Pisa o quello di Milano o quello di Reykjavik! Basta mettere un trenino in più a far da spola o allungare un po’ la corsa al 14 o al 23 e in un lampo ci si arriva. Che necessità c’è di cambiare le cose? In fondo cos’è mutato dai tempi di Dante o dei Medici? E poi: l’aeroporto è abbastanza umanistico e rinascimentale? La ‘fiorentinità’ è salva? E così via in un borbottio crescente e ‘costruttivo’. Nell’ipotesi che la cittadinanza si opponesse fermamente al nuovo progetto, suggerirei tuttavia una soluzione: si potrebbe cominciare a costruire e, a edificazione avanzata, quando si sono già impiegati i soldi pubblici e fatto impazzire per mesi il traffico per gli ineluttabili lavori, potremmo indire una consultazione popolare: verificare che c’è una bella percentuale di dissidenti (e di pigri che non vogliono votare perché tanto l’aereo mica lo parcheggeranno sotto casa o in salotto) e poi far finta di niente e costruirlo lo stesso. Come s’è fatto per la tramvia, insomma. Sfiduciati e scontenti. Secondo tradizione.

<–  TORNA ALL’INDICE 

Lasciami un tuo pensiero