Un parallelismo che trovo interessante è quello tra scrittura e cucina.
Come per cucinare un buon piatto, anche per preparare un buon racconto (o un romanzo che sia) occorre scegliere gli ingredienti giusti, seguire la ricetta che si ha in mente, rispettare le quantità prescritte e trasformare gli ingredienti nel modo corretto non dimenticando, al momento di impiattare, l’aspetto estetico con cui la pietanza verrà servita.
Poi gli ingredienti potranno essere variati, la ricetta reinterpretata, l’ingrediente segreto (se c’è) aggiunto nel momento ritenuto più opportuno e l’aspetto esterno curato a parte con un apposito studio perché, come in tutte le produzioni creative che si rispettino, l’inventiva deve regnare sovrana.
Però vi è da puntualizzare che, come avviene anche per la cucina, la sfida che resta forse più difficile è quella di come far uso degli ingredienti in modo creativo, in modo cioè da far riuscire a far perdere loro la propria peculiarità individuale onde ottenere la fusione dei loro sapori in un gusto finale che non è la sommatoria delle singole parti che lo compongono il tutto ma uno nuovo, diverso e soprattutto unico (il tuo stile).
Lo scrittore deve cioè far in modo che il punto di forza della sua manipolazione narrativa sia l’equilibrio tra le diverse componenti, un’equa distribuzione tra le tensioni interne alla storia, l’eliminazione di tutto ciò che ostacola l’armonia interna ed esterna della scrittura, l’inserimento di profondità e tridimensionalità nelle frasi in modo da non far più comprendere qual sia stato il punto di origine, ottenendo un prodotto finale che sia originale e solo ‘suo’.
Più questa trasformazione saprà essere operata in modo naturale e fluido, più lo stile particolare dello scrittore diventerà evidente e permeerà il suo lavoro.
E per far questo occorre uno studio approfondito del materiale usato (parole, frasi, metafore, ritmo narrativo) in modo che non ci siano parti che prevarichino su altre più importanti, non ci siano sfasature, ripetizioni, cacofonie, frasi fatte, scartamenti di senso, vuoti di azione, ma sia assicurata l’omogeneità del risultato e la sua distinguibilità. Una sorta di miscelazione, insomma, dove i singoli ingredienti non siano più differenziabili gli uni dagli altri, nella loro specifica individualità, ma siano parte sinfonica dell’insieme.
E ancora: come un buon piatto inizia in un momento anteriore a quello in cui ci si trova in cucina tra coltelli e padelle, cominciando infatti quando ancora si è al mercato a scegliere e acquistare i singoli prodotti che verranno poi usati, così lo scrivere inizia ben prima di mettersi a tavolino. Se il prodotto comprato al mercato è di qualità eccellente ed è fresco basterà esaltarne le caratteristiche organolettiche, il profumo e il sapore, evitando di mortificarne i pregi durante la sua trasformazione e il più sarà fatto. Lo stesso è per il nostro elaborato.
La scelta di ciò che farà parte dello scritto garantisce già la buona parte del futuro successo.
Una buona trama, dei personaggi che siano interessanti, caratteristici e ben delineati, il taglio narrativo che si intende dare con la persona narrante, la scelta dei tempi di narrazione sono tutte opzioni che precedono la scrittura e la condizionano profondamente una volta operate.
Più è alta la qualità di queste parti fondamentali e prodromiche alla scrittura più semplice sarà il loro utilizzo perché dovrà essere volto alla loro sola valorizzazione, piuttosto che alla mascheratura o alla sovrabbondanza degli elementi che si vorranno ulteriormente inserire.
Un buon intreccio regge da sola la storia, persino se espresso con povertà di linguaggio, mentre non è vero il contrario: una cattiva o modesta trama, rimarrà pur sempre tale e finirà con il deludere il lettore anche se a scriverla sarà un premio nobel per la letteratura.
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IN CONCLUSIONE
Dunque, ricapitolando, di cosa si è parlato in questa pagina:
cucina e scrittura: due discipline così lontane ma anche così vicine. La scelta degli ingredienti giusti e l’osservanza delle regole per la loro corretta manipolazione sono alla base di ogni buon prodotto letterario.
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posso invitarti a leggere un mio pensiero?
http://poesilandia.wordpress.com/2014/06/10/il-riso-come-cucino-io/
…. Lisa
Se, come mi pare di aver capito, non sei di madre lingua italiana, sei allora davvero molto brava. Complimenti.
Grazie … si, non sono Italiana di nascita, ma nel cuore si 🙂 (austro-ungaro / dai nonni materni … poi … 🙂 e poi ci sarebbe ancora, basta che sono cresciuta in 4 lingua? 🙂 ma quella italiana che amo di piu ♡ grazie per la visita! Buon finesettimana. Lisa