L’idea per il racconto distopico Efialte nasce dalla lettura di uno studio concreto svolto quest’anno dall’Università di Oxford sul testo postato su social media da un campione di 999 pazienti consenzienti.
Da questo studio è stato sviluppato un algoritmo che ha consentito di diagnosticare in maniera efficace il diabete e altre varie condizioni di salute mentale tra le quali ansia, depressione e psicosi.
Hanno dunque scoperto (pare) un collegamento diretto tra le parole usate e alcune malattie come se il linguaggio impiegato fosse appunto condizionato (in modo anche non consapevole) dal proprio stato di salute (per approfondire l’argomento consiglio la lettura dell’articolo in originale –> Plos, in inglese)
Qualcosa di simile era stato già fatto, a mio avviso, ancora tempo prima, sul versante però della musica (anche se, a ben pensarci, è la creatività in questo caso a essere il fil rouge) a proposito dell’opera di Maurice Ravel (–> Ravel)
I ricercatori Luigi Amaducci, Enrico Grassi e Francois Boller nel loro lavoro “Maurice Ravel and righthemisphere musical creativity: influence of disease on his last musical works?” pubblicato su European Journal of Neurology (per saperne di più –> Studi su Ravel) avevano infatti sostenuto proprio una tesi simile (anche senza enuclearne un algoritmo) vale a dire di poter individuare nei lavori composti dal celebre compositore francese (persino nel famosissimo “Bolero”) gli effetti della malattia che lo colpì gravemente (appena cinquantenne Ravel si ammalò infatti di una forma severa di demenza progressiva quale o l’Alzheimer o l’afasia di Wernicke, che lo privò della capacità di parlare, di scrivere e suonare).
Ho voluto poi intitolare (sia il racconto che) l’algoritmo con il nome di Efialte, in analogia con il noto personaggio Efialte di Trachis (qui a lato nella rappresentazione fattane nel film 300 diretto da Zack Snyder del 2007) che, secondo la tradizione, tradì i soldati Greci che si scontrarono con i Persiani durante la seconda guerra persiana nella battaglia delle Termopili; Efialte mostrò ai Persiani il sentiero cosiddetto di Anopea, alle pendici del monte Eta, che consentì a Serse di prendere gli spartani di Leonida alle spalle e di sopraffarli.
L’analogia risiede nel fatto che l’algoritmo (anche se per ora non si ha notizia di un’applicazione simile a quella descritta nel racconto) si insinua subdolamente nella nostra privacy gestendo e influenzando in modo sempre più consistente le nostre vite. Anche se, tutto sommato, un intervento psicoterapeuta per il personaggio descritto nel racconto (che si comporta da futuro e pericoloso stalker, emblematico è l’ultimo titolo che dà alla sua mail: “…o facciamolo morire insieme!”) non sembrerebbe fuori luogo.
In particolare, ho cercato di delineare il montante scollamento del personaggio dalla realtà non solo attraverso la sua “retorica” (che trova espressione nelle frasi: “sei già il mio alfa e il mio omega, il mio nord e il mio sud, la mia stella polare’ o nella indicazione dei nomi dei figli) ma anche con il crescendo di tono nella scelta dei titoli delle mail.
L’ulteriore analogia dell’amore vissuto dal protagonista come “frutto avvelenato” viene evidenziato nella scelta del fiore di oleandro (nella foto qui accanto) notoriamente velenoso (–> Bello e velenoso).
L’immagine in apertura (un orsacchiotto che fuoriesce da una valigia, di cui all’inizio di questa pagina, un particolare) scaricata da un sito di immagini free, sottolinea i riferimenti infantili inseriti dal personaggio nella sua mail.
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