Anche il racconto Il ritorno a casa ha avuto una genesi e uno sviluppo del tutto identici alla precedente storia pubblicata una settimana fa: Il Palazzo dei Corazzieri.
L’idea anche questa volta nasce infatti da un sogno o meglio da un incubo e trattandosi, come temo, di incubi da stress lavorativo, l’unico modo per farli cessare sarà andare in pensione; il che significa che avrò materiale abbondante per scrivere ancora per diversi anni a venire.
Come spesso accade in questo tipo di storie vi sono anche contaminazioni di vario tipo. Si sono in altre parole innestati alcuni ricordi personali (peraltro piuttosto datati) e, ancora una volta, le suggestioni generate dalla visione di un film che mi è piaciuto molto: Collateral, una pellicola d’azione del 2004 diretto da Michael Mann con Tom Cruise e Jamie Foxx. Nel film la situazione è in realtà rovesciata rispetto alla storia: è il tassista a essere vittima del passeggero; ma nel racconto sono entrate ugualmente alcune atmosfere del film e più che altro quelle strane sensazioni che a volte rimangono ‘sotto pelle’ quanto si spegne la televisione.
Il racconto svolge uno dei temi a me molto cari e ricorrenti nella mia scrittura: da un lato la fragile condizione della vita umana in tutte le sue sfaccettature, dall’altro di come basti anche un solo imponderabile attimo, nel momento in cui uno meno se lo aspetta, perché la propria esistenza possa cambiare radicalmente (in meglio o in peggio, ma più spesso in peggio). Un frangente prima si è felici, un frangente dopo il cielo si ribalta.
Il racconto è più breve del precedente, più frammentato. Le prime battute scivolano via tranquille e quasi scontate su un piano di normale ordinarietà, poi il piano a poco a poco si inclina sempre di più per spazzare via ogni cosa.