La ragazza, al suo primo giorno d’impiego nel negozio, sorrideva desiderosa di rendersi indispensabile. I capelli lunghi e lisci, risultato paziente di un’attenzione costosa, erano quanto più colpiva di quella figura esile. Entrarono diversi clienti e lei passò da uno all’altro con leggerezza e competenza. Verso il tardo pomeriggio, la signora che gestiva il negozio, le si avvicinò:
«Allora, come ti trovi?»
«Bene, bene…»
«Ma…?!? » La signora calata in un tailleur turchese, generosamente indulgente con le sue forme morbide e abbondanti, aveva colto una titubanza in quegli occhi vispi.
«È che sono preoccupata per quell’uomo laggiù.» Un signore di mezz’età, di bassa statura, se ne stava effettivamente immobile davanti alla vetrina e guardava dentro. Era vestito come un giovane, con scarpe da footing e camicione a quadri sopra una maglietta della salute biancastra. «È da molto che è fermo lì» fece ancora la ragazza «e ho paura ad uscire.»
«Non ti preoccupare» la tranquillizzò la signora mettendole una mano materna sul braccio. «Non sta aspettando te. Sono tre giorni che ogni tanto viene per poi rimanersene incantato in quella posizione per ore. Lo faceva prima ancora che arrivassi tu, insomma.»
La ragazza rimase sorpresa e chissà perché anche delusa. «Ma le assicuro che mi sta fissando» insistette.
«Non è interessato a te, ti ripeto, ma a quel manichino in vetrina. Ieri mi ha chiesto addirittura se glielo vendevo… deve essere un tipo piuttosto strambo.»
La ragazza rimase a bocca aperta. Si mise a tamburellare con le dita sul bancone, osservando il viso rapito di quell’uomo. Sospirò: «Certo che deve essere bello essere guardati così da un uomo. Se ne incontrassi uno tanto appassionato me lo sposerei subito.» Accompagnò questa frase con un movimento rapido del collo spostando delicatamente da un lato i capelli setosi che liberarono un profumo caldo di albicocca.
«Uno così è meglio perderlo che trovarlo» esordì un altro uomo della cui presenza nel negozio non si erano accorte. Della stessa taglia dell’altro, sembrava però far uscire dalle spalle incavate un collo esile e rugoso come quello di una tartaruga che si protendesse fuori dal guscio. La signora e la ragazza lo guardarono stupite.
«È un farfallone, altrochè… io lo conosco bene» osservò ancora l’uomo aggirandosi con noncuranza nella zona underwear del locale, quasi stesse parlando tra sé e sé. «Per lui sono solo oggetti. Li tiene una settimana, dieci giorni al massimo, e poi li butta via» e, avvicinatosi ad un manichino di donna a seno scoperto, ne accarezzò teneramente la guancia. «Lui non conosce il vero Amore…»
L’Amore vero
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