La bambina andava avanti e indietro nella neve che le arrivava alle ginocchia. Dopo tanto sereno, il cielo si era all’improvviso coagulato di nubi lattescenti ed era nevicato tutta la notte. Io la osservavo nel suo andirivieni frenetico e le chiesi:
«Stai cercando qualcosa?»
«Sì» mi fece lei alzando il berretto di lana che aveva calato fin quasi sopra gli occhi. Poteva avere dieci anni, giacca e gonna di velluto blu della domenica, un sorriso spalancato sulla vita.
«Vuoi che ti aiuti?» insistetti.
«Sì». Ora mi parlava distratta. La sua attenzione era rivolta a terra. Sferrava calci a destra e a sinistra sulla neve brillante d’oro e d’azzurro come se mirasse ad un immaginario pallone.
«Se non mi dici cosa cerchi non posso aiutarti, però…» le precisai con la mia logica da adulto. Lei si fermò squadrandomi. Aveva l’espressione tipica di chi sta rimuginando: ‘Ma come fai a non capirlo?’ Sbuffò:
«Un fiocco di neve».
Pensai lì per lì che mi stesse prendendo in giro, ma la sua faccia serissima toglieva ogni dubbio.
«Un fiocco di neve?!? Davvero???»
«Certo! Ho pregato tanto Babbo Natale che quest’anno mi mandasse un fiocco di neve tutto mio, uno che fosse bellissimo, come non ce n’è mai stato su tutta la faccia della terra… deve essere da queste parti».
«Come fai a trovare un fiocco di neve in questo campo di neve?» obbiettai.
«Il mio è bianco!»
«Ma sono tutti bianchi».
«Il mio è fatto di acqua e ghiaccio».
«Ma sono tutti fatti così» gli feci allargando le braccia. Lei si fermò di nuovo, spazientita per tutte quelle mie sciocche osservazioni; mi si avvicinò lentamente strusciandosi il naso rosso contro le muffole. Obliquò gli occhi verso destra, dondolando leggermente la testa bruna. Stava pensando.
«Uhmmm… forse hai ragione» mi sorrise chiudendo le palpebre. «Allora lo cercherò con gli occhi del cuore».
Archivi tag: inverno
Non piove più
C’è ancora odor di bosco sui voli distratti dei merli e mi accorgo solo ora che la linea sbiadita delle colline sembra sopravanzare nell’aria lavata dal vento. Davanti a me l’ossuto albicocco, impietrito dal gelo, sembra ritrarsi nella terra. Sui suoi rami, tra le gemme di vita, nascono ovunque gemme d’acqua sottile. Sulla loro superficie lucida si riflette la casa, la campagna circostante e finanche l’intero universo. Pare che alla pianta siano spuntati gli occhi e che sorridano divertiti nel chiedersi: ‘ah… allora è questa la vita?’
Poi una brezza improvvisa stacca a una a una le gocce seminandole alla rinfusa tra le foglie ripiegate dal lavorio lento dell’inverno facendo ripiombare l’albero nel buio dei suoi sogni, mentre l’azzurro del cielo si veste di nuove nubi e d’un irrequieto silenzio.
Lei tornerà
Nevicava lentamente. Il vialetto si stava scontornando nei margini confondendosi con il prato gelato.
«Cosa fai sempre lì a quella finestra?»
«Aspetto.»
Lo sguardo torbido dell’uomo seguiva il volo a balzi di un passero infreddolito che sembrava una presenza irreale in tutto quel bianco.
«Tanto lo sai che lei non tornerà.»
«Certo che tornerà.»
«Tu ti illudi.»
«Non è affatto vero, prima o poi capirà che la sua vita è qui con me. In fondo non è passato tanto tempo.»
«Ma che dici? Sono passati dieci anni.»
L’uomo allungò la mano sul vetro. Il freddo di quella mattina risalì per le sue dita fino ad arrivargli al cuore.
«Sì, forse hai ragione. Meglio così, però. Ora non è più tanto giovane e ha la maturità finalmente di fare le scelte giuste. Non credi?»
A quella domanda rispose un forte colpo di vento improvviso che fece rabbrividire un cipresso che si arcuò violentemente verso il lato della strada.
«Non credi?» ripeté lui voltandosi. Ma la stanza era vuota. Come la sua casa e la sua anima, del resto. Non c’era più nessuno da quel maledetto giorno.
In tanto la neve scendeva sempre più forte fino a coprire ogni cosa.