Padre Ercole mi aveva chiesto di aiutarlo a sgomberare uno stanzino della canonica. Erano probabilmente anni che non metteva in ordine là dentro e sulla polvere spessa e densa, equamente distesa su bauli, scatole e ripiani, si sarebbe potuto scrivere una parabola intera. Questa battuta però non gliela feci. Una cosa di cui è carente il mio buon sacerdote, è una buona dotazione di ironia e umorismo. Ci vollero un paio d’ore per venirne a capo, ma alla fine l’ebbi vinta.
“Venga, le offro qualcosa di forte!” mi disse riconoscente.
Il ‘qualcosa di forte’ di padre Ercole altro non era se non un boccale da birra con dentro mezzo dito di vermouth rosso (che io detesto, anche perché me lo serve caldo) con l’aggiunta, oltretutto, di acqua del rubinetto.
“Lasci perdere, padre, non ho sete.”
“Venga, venga che fa bene a volte lasciarsi andare.” Questa sì che mi sembrava una battuta. Ma non lo era.
Mi versò da bere lentamente come stesse preparando un magistrale Daiquiri all’ombra di una palma da cocco e fece altrettanto col suo boccale.
“Salute!”
“Salute!”
“Siamo insieme da qualche ora e ancora non mi ha fatto una delle sue domande crisistenzialistiche” mi buttò lì con una punta di ironia.
Mi venne da sorridere. Da lui un neologismo non me lo sarei mai aspettato.
“Beh, effettivamente, una domanda ce l’avrei, ma non so…”
“Su, coraggio…” mi disse posando gli occhiali da Harry Potter sul tavolo e passandosi la larga mano sul viso. Aveva assunto l’espressione del prete che, all’interno del confessionale, stava per ascoltare il peccatore.
“Senta…” principiai per raccogliere un attimo le idee “… non potrebbe essere che io, passando a miglior vita, mi ritrovi non davanti a Dio, ma magari ad Allah che mi rimprovera di non essere stato un buon musulmano?”
Padre Ercole sgranò gli occhi.
“Va bene, ho capito, allora le rovescio la domanda: cosa potrà mai dire Nostro Signore, il giorno del giudizio, che so?, a un arabo che ha sempre e solo conosciuto la religione musulmana seguendo gli insegnamenti di suo padre e del padre di suo padre, perché così per lui è sempre stato? Dio potrà forse rimproverargli di tutto, ma non certo di non essere stato un buon cristiano: non lo è, infatti, mai stato. Se poi, per le giuste credenze del musulmano, è corretto avere quattro mogli o lapidare un’adultera o passare a fil di spada chi non crede in quello che lui reputa il vero Dio (cioè Allah), cosa mai gli potrà rimproverare?”
Padre Ercole mi guardava in silenzio. Ma non sembrava stesse cercando delle risposte.
“Pensa davvero, padre, che lei sarebbe stato un prete cristiano se fosse nato a Bassora? Non ritiene che forse avrebbe finito con il perdere l’appuntamento con quel paradiso che ora crede essere l’unica credenza possibile, finendo infatti col trovare un diverso paradiso, quanto meno, pieno di vergini?”
Per un po’ padre Ercole mi guardò fisso. Poi prese il vermouth e cominciò a bere. Dalla bottiglia.