C’è una cicogna sul tetto

Quando il figlio dodicenne scese di corsa la scala dal soppalco era paonazzo in volto:
«Papà, papà, viene a vedere, c’è un bellissimo animale sul tetto.»
Preoccupato, ma anche incuriosito, l’uomo si portò alla porta finestra del terrazzo: una maestosa cicogna era comodamente appollaiata sul comignolo dove aveva sistemato il suo largo nido.
«Dovremo spostarla di lì» fece il padre grattandosi la testa.
«E perché, papà? Non ci dà nessun fastidio. Noi il caminetto non lo accendiamo mai. Non lo sai poi che porta fortuna averne una?»
Passarono i giorni e la cicogna divenne una presenza abituale per loro, soprattutto per il bambino che se la coccolava con gli occhi. Una tarda mattinata l’uomo, salito ad osservarla meglio, si accorse che stava perdendo le piume del collo; spiccava sì il volo ogni tanto, ma a fatica, come fosse appesantita. ‘È malata’ pensò tra sé e sé. ‘Magari ci attacca qualche virus’, con tutto quello che si sente in televisione’. Decise allora di mandarla via. Non poteva correre rischi con suo figlio. Uscì sul terrazzò facendo voci e agitando le braccia. La cicogna lo squadrò perplessa, quindi sbatté il becco emettendo un suono che parve minaccioso. L’uomo si ritrasse, per tornare alla carica per altre tre o quattro volte: l’uccello non aveva però nessuna intenzione di andarsene sicché l’uomo rientrò in casa a prendere il fucile. Lo brandì come fosse un bastone ottenendo tuttavia unicamente che la cicogna si mettesse sulla difensiva aprendo le ali e protendendo il collo nel tentativo di beccarlo; l’uomo si spaventò tanto che ad un certo punto perse la testa e sparò. La cicogna lo guardò stupito, come se non avesse voluto credere a quello che era appena successo. Era stata presa a un fianco, sotto l’ala, e i pallettoni le avevano aperto uno grosso squarcio nella carne. Si piegò prima da un lato, quindi ciondolò in avanti e indietro, infine lentamente si lasciò cadere. Anziché però rotolare sulla falda del tetto che l’avrebbe fatta rovinare nel cortile interno, scivolò verso la strada. L’uomo scese di corsa le scale nel timore che, precipitando dal quinto piano, potesse aver colpito qualcuno. Appena arrivò in strada, disteso sopra al suo corpo scosso dalle convulsioni della morte, c’era il figlio, appena tornato da scuola, che la abbracciava disperato:
«La mia cicogna, la mia cicogna» mormorava il piccolo cercando di fermare il sangue con le manine. «Cosa ti è successo?»
«Vieni via di lì» gli ordinò il padre che aveva ancora il fucile in mano. «È pericoloso, può avere l’influenza aviaria.»
«Non dica sciocchezze!» sbottò Mauro del negozio di animali proprio lì accanto. «La cicogna viene da sud, mica da est.»
«Ma è malata e perde le piume» cercò di giustificarsi l’uomo.
«Certo che perde le piume, non lo vede? Sta aspettando i piccoli.»