L’anima del ragno

tela di ragnoIl chiarore del display illuminava il suo viso. Fu per questo che Piscopo lo vide in ritardo proprio quando dalla porta della stanza si stava avvicinando alla sua poltrona. Era un grosso ragno di una specie diversa rispetto a quelle che normalmente popolavano la campagna che abitava. E anche se di dimensioni contenute, aveva una massa tozza, le zampe pelose e scure oltre a un aspetto arcigno nell’insieme, che inquietava; dalla velocità con cui si stava spostando gli fece pensare che avesse una meta precisa. Staccò per un attimo gli occhi dal monitor e, appena lo ebbe a tiro, il gesto di schiacciarlo fu istintivo e immediato. Odiava i ragni ed era un’avversione profonda, maturata sin da quando, da bambino, fu morso a un labbro nel sonno. Sotto la pantofola in spugna di cotone, che ancora recava la dicitura di un hotel di Alvona, l’aracnide scricchiolò in modo sinistro, come se avesse pestato una ghianda o una nocciolina.
Piscopo seguitò a leggere al computer e fu solo quando decise di andare a dormire che accese la luce per togliere dalle piastrelle del pavimento quel che rimaneva del ragno. Ma non c’era nulla. Guardò meglio nelle vicinanze e finanche sotto la poltrona, ma non trovò i resti. Girò la pantofola e si accorse che c’era un buco di pochi millimetri di diametro nella suola. Controllò anche la pianta del piede e notò una ferita tonda, minuscola, in corrispondenza del buco nella pantofola.
Deve avermi bucato poco prima di scappare’ pensò alzando le spalle, quindi si medicò e andò a coricarsi.
L’indomani, nel farsi la doccia, notò che la pelle attorno allo stinco del piede aveva un rigonfiamento. Lo toccò e subito qualcosa sottocute si spostò in avanti di alcuni centimetri per poi sparire. Si spaventò tanto da perdere l’equilibrio nel box e aggrapparsi all’ultimo istante al rubinetto per non cadere. Non c’era dubbio: il ragno era dentro di lui. Preso dallo sgomento si vestì in fretta e si recò subito dal suo medico che, resosi conto del problema, decise per un intervento ambulatoriale immediato. Il bozzo appariva e spariva dalla tibia per ricomparire in altre parti, come il polpaccio e la caviglia, e ogni qualvolta il medico avvicinava il bisturi per incidere la pelle il ragno, come se se lo sentisse, si scostava all’ultimo istante. Il dottore fece diversi tentativi, ma fu inutile. Non c’era che disporre in via d’urgenza il ricovero in ospedale del paziente, ma anche lì, nei giorni seguenti, non ci fu nessuna terapia che potesse avere la meglio. I medici non sapevano più che fare, Piscopo era disperato.
La situazione sembrava irrisolvibile quando, una mattina, l’uomo si accorse svegliandosi che appena sotto il ginocchio si era venuta a formare un’escrescenza di carne pendula; fu portato subito in sala operatoria e lì, sezionando quella sacca di pelle, trovarono all’interno il ragno morto avvolto da un bozzolo lanoso. Piscopo se la cavò con pochi punti di sutura e una cura massiccia di ulteriori antibiotici. Gli dissero che il primario avrebbe scritto una monografia su quanto accaduto e che sarebbe stato contattato e persino pagato per il disturbo.
Intanto, nel lettino di ospedale dove fu trattenuto ancora per una notte per precauzione, Piscopo si addormentò profondamente dopo settimane di notti agitate.
Dormiva ancora quando, all’altezza della tempia sinistra, di una mano e dell’ombelico apparvero all’improvviso delle protuberanze sottocutanee che si mossero all’unisono in ogni direzione. I ragni cercarono di fare piano nel muoversi, giusto per non svegliarlo, perché avevano compreso che, se l’individuo-ospite rimaneva tranquillo, per loro era anche meglio.

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La falena

notePer approfondire le tematiche riguardanti il significato di una falena o di una farfalla che entra in casa vedi invece –> La falena in casa, su questo stesso Blog.

Marta era vedova già da qualche anno, ma non si era ancora abituata. Le sembrava ugualmente di sentire il tossire di lui nell’altra stanza e, a volte, soprappensiero gli metteva persino il piatto in tavola o preparava le sue ciabatte davanti alla poltrona del caminetto, come aveva fatto sempre. Certo, ora la casa era più in ordine senza il marito. Non c’era più chi entrava dalla campagna con gli scarponi pieni di fango, il bagno era sempre pulito e non c’era più nessuna tazzina di caffè dimenticata sul terrazzo o sul tavolino dello studio.
Quella sera Marta si era attardata più del solito davanti alla televisione. Non che la guardasse, anzi, stava ore e ore davanti allo schermo spento, con il telecomando in mano come se seguisse un programma tutto suo nella testa. Erano le ventitrè quando, spente tutte le luci, andò in camera. Appena sopra il bel crocifisso in legno, una falena si era posata con le ali aperte quasi a volersi far notare sulla parete bianca. Marta odiava gli insetti, soprattutto le facevano ribrezzo quelli che volavano, anche se sapeva essere innocui. Non avrebbe potuto comunque dormire con quella bestiaccia che avrebbe potuto volteggiare al buio sopra di lei. Andò così nello sgabuzzino dove si armò di scopa e, chissà perché, di uno spray antitarme. Una volta in camera da letto la falena però era sparita. Cominciò a cercare per tutta casa senza fortuna. Era notte fonda quando si sedette esausta sulla sedia appena accanto al letto. Se ci fosse stato il ‘suo’ Michele non si sarebbe sentita in quel modo: demoralizzata, confusa, sconfitta. Si guardò allo specchio: una lunga ciocca bianca le pendeva da una lato del viso, si fece pena. Poi rialzò gli occhi e la falena era esattamente nel punto dove l’aveva vista la prima volta. Si levò allora con rinnovata energia e, prima che la farfalla potesse muoversi, prese a colpirla con tanta furia che pezzi d’ala, di zampe e del corpo fragile volarono un po’ dappertutto. Si fermò a contemplare la sua opera, soddisfatta: era rimasta solo un’ombra sfumata sulla parete. Stanca, posò da un lato la scopa che, scivolando, s’incastrò tra l’angolo del muro e il comodino, e si mise sotto le coperte. Sospirò nel silenzio della casa: più nessun colpo di tosse, più nessun ciabattare, almeno per quella notte i suoi fantasmi si sarebbero addormentati con lei.
E, aveva appena preso sonno, quando un grosso ragno dal corpo gonfio e peloso, scivolò da dietro il crocifisso calandosi sul filo partorito dal suo stesso addome. Atterrò sul cuscino a pochi centimetri dal volto di lei. Afferrò con la zampe anteriori un’ala di falena caduta sin lì, l’avvolse nel filo setoso, e risalì rapido nella sua tana.

notePer approfondire le tematiche riguardanti il significato di una falena o di una farfalla che entra in casa vedi invece –> La falena in casa, su questo stesso Blog.