Sigarette

Aspettavo Tonio seduto in macchina, con il motore acceso. In piazzetta di Lughi, a ridosso di un negozio da tempo chiuso, un barbone pelle e ossa stava sbraitando con se stesso. Spensi il motore.
«Neanche per le sigarette, neanche per le sigarette. Ma ti rendi conto?» L’uomo, così dicendo, spostava, da una parte all’altra, da una vaschetta di plexiglas, alcuni centesimi di euro: si stava rivolgendo al suo San Bernardo un po’ spelacchiato che, accucciatogli accanto, prima sbadigliò svogliatamente e poi si rotolò da un lato a fare il morto. Un signore, poco distante, allungò il passo e, presi dalla giacca il pacchetto di sigarette e dieci euro, li inserì nella vaschetta. Il gesto fu semplice, ma molto naturale.
«Grazie, nobiluomo» fece con un sorriso sdentato il barbone, alzandosi in contemporanea al suo cane che aveva ripreso la sua posizione originaria. «Lei ha un animo gentile e compassionevole.» Nell’aggiungere queste parole, il barbone oscillò appena, avanti e indietro, come fosse già ubriaco alle otto del mattino. Poi, quando il passante si fu allontanato, afferrò sigarette e danaro che ripose con cura in una sacca nera, che prima non avevo notato. Si sedette infine pesantemente sul cordolo del marciapiede a guardare la piazza. C’era poca gente a quell’ora e i più erano ancora in casa o nei bar per un caffè di corsa.
Tonio era in ritardo. Stavo meditando di andarmene.
Poi il barbone all’improvviso balzò in piedi corrugando la fronte e stirandosi la barba. Il cane era disciplinatamente sdraiato come una sfinge su quello che un tempo doveva essere un plaid: osservava attento il padrone che, schiarendosi la voce, si era posizionato, mezzo piegato in avanti con le mani nella vaschetta, in direzione di alcuni passanti senza guardarli. L’uomo quindi si parlò addosso:
«Neanche per le sigarette, neanche per le sigarette. Ma ti rendi conto?»

Il tuo respiro

È caldo l’alito ambrato della pelle attorno al tuo seno fragrante; si dischiudono le tue labbra sotto i sussulti di un sogno che rende ancora più languido il corpo al chiarore di questa notte insonne. I suoni della strada si stanno spegnendo sui pensieri del giorno.
E si insinua, prepotente, nelle mie vene ubriache del tuo respiro, il desiderio di rifugiarmi dentro di te.