Una serata speciale

Bartolo era sotto la casa della fidanzata: il motore della macchina acceso, canticchiando stonato sopra al pezzo che la radio trasmetteva a tutto volume. Era felice. Aveva messo i soldi da parte e questa volta avrebbe fatto bella figura con lei, che si lamentava sempre di annoiarsi davanti alla tv. E poi aveva il navigatore satellitare, il suo regalo di Natale da provare. Gli avrebbe suggerito la strada per quel ristorantino al mare raccomandato dagli amici per una romantica serata da ultimo dell’anno. Contro ogni previsione aveva trovato posto, anche se all’ultimo momento. Guardò in su: la luce nella stanza di Laura era accesa. Poteva immaginarla al di là di quell’ombra che andava e veniva, prepararsi per lui, farsi splendida come sapeva essere in quelle occasioni. Dopo un po’ spense i fari e abbassò la radio. C’era fermento nella via: luci insistenti, là in fondo sulla provinciale, si incrociavano guardandosi in faccia per poi perdersi nello stradone. Ritmando con le dita sul volante si ripassava nella mente il menu. Se l’era fatto mandare via mail e se ben ricordava a lei piacevano tanto sia l’aragosta che le ostriche e c’era anche il dolce alla mousse di cioccolato e cannella, la sua passione. No, non avrebbe fallito. Al momento giusto avrebbe fatto portare anche lo champagne e avrebbe detto qualcosa di tenero prendendola per mano. E poi la musica! Si esibiva un gruppo folk del posto che avrebbe suonato fino all’alba. Lei adorava ballare. Guardò di nuovo su. La luce ora era spenta. Sta scendendo, pensò. Un signore anziano davanti a lui, con la spazzatura in mano, lo guardò a lungo mentre attraversava la via; fece leva con il piede sulla barra e scoperchiò il cassonetto. Una bocca larga, vorace, inghiottì in un attimo la busta rigonfia di spazzatura. Bartolo si sentì a disagio come se fosse fuori posto. Scrutò ancora l’ingresso del condominio di Laura, rimasto spento. Si faceva tardi, la strada era lunga, se volevano arrivare per tempo quello era il momento giusto per partire. Attese ancora. Il cellulare squittì, soffocato in qualche tasca della giacca. Non era abituato a portarla e ci mise un po’ a trovarlo. Era arrivato un messaggio.
«Cosa fai ancora lì, imbecillone? Vieni su». Era Laura.
Come mai quel tono?» si chiese. Il cuore gli si mise a battere in gola. Si scaraventò confuso dalla macchina e salì da lei senza neppure prendere l’ascensore.
«Ma non sei pronta!» fece appena la vide, bellissima, nello specchio della porta.
«Certo che no» rispose lei tirandosi da una parte per farlo entrare.
«Ma dovevamo uscire… non festeggiamo?»
«Festeggi qualcosa? Ma guardati come sei vestito! Sembra che devi andare a un matrimonio!» ironizzò lei squadrandolo da capo a piedi prima di infilarsi in cucina. La luce nel neon sbiancò ancor di più la faccia di Bartolo che non trovava l’espressione giusta per parlare. Poi con un filo di voce come per scusarsi:
«Ma è l’ultimo dell’anno… il cenone… non ricordi, avevamo fissato…»
«Ultimo dell’anno? Cenone? Ti sei ammattito? Oggi è il 7 gennaio!» Prese una birra dal frigo e la stappò. «Mi prendi anche in giro?»
Bartolo sentì freddo in tutto il corpo, gli girò la testa: E visto che non diceva più nulla, la donna seguitò: «Hai preso una botta in testa? O cosa? Siamo stati qui, l’ultimo dell’anno, come al solito, davanti alla tv! E alle undici ti sei addormentato pure…»
Bartolo sentiva la sua lingua che gli si era fatta di segatura.
«Dai vieni…» fece ancora lei allungandogli la birra e facendogli un sorriso «che alla tv c’è la ‘tua’ partita. E’ tutta la settimana che ne parli».