Jamaica Inn

reception - albergo - campanelloSulla strada che da Launceston porta a Bodmin Moor si imbatterono in quella locanda. Anche se era rinomata, sarebbe rimasta tagliata fuori dall’itinerario originale se non fosse stato per la visita al Castello che aveva richiesto più tempo del previsto. Così, a quell’ora tarda, il Jamaica Inn era sembrata, all’improvviso, un’ottima soluzione per la notte.
«Come non ci sono camere libere?» chiese Basilio sentendosi addosso di colpo tutta la stanchezza della giornata.
L’uomo di fronte a lui era corpulento, con sopracciglia incolte e barba in ricrescita. Era strizzato in una maglietta leggera a larghe bande orizzontali che gli arriva sul ciuffetto di peli che gli circondavano l’ombelico prominente. Parlare non pareva poi essere la sua passione.
«È alta stagione, cosa pretende?» rispose Alwyn seccato indicando con il pollice, dietro di sé, la rastrelliera pressoché vuota di chiavi.
Basilio guardò la moglie come per chiederle aiuto, ma si accorse che anche lei aveva i lineamenti del volto molto tirati.
«E quella lì? È di una stanza libera?» domandò lei ad un certo punto additando la chiave n. 17 che penzolava in un angolo alle spalle dell’omone.
«Non gliela posso dare…» fece Alwyn senza neppure voltarsi, ben sapendo di cosa si trattava.
«E perché scusi?» fece Basilio allargando le braccia sul bancone nel tentativo, non riuscito, di apparire grosso e minaccioso.
«Perché è infestata di fantasmi!»
La coppia non si aspettava quella risposta e anche stavolta pareva avesse esaurito gli argomenti convincenti con cui replicare.
«Gliela pago il doppio!» sbottò d’un tratto Basilio volendo metter fine a quella discussione incresciosa. La moglie lo guardò in modo interrogativo.
«È sua!» fece Alwyn allungandogli rapidamente la chiave con un sorriso che parve di sfida.
«Ma sei impazzito?» gli chiese la moglie mentre caracollava le valigie insieme a lui su per le scale strette.
«È gente di campagna, cara, sono dei creduloni… cosa sarà mai! E poi sono davvero stanco…» le disse lui rassicurante e un po’ insofferente.
La camera risultò tranquilla, il letto confortevole e i cuscini molto soffici. Basilio si addormentò di schianto.
Poi, nel cuore della notte, si girò dal lato di sua moglie. La luce della luna piena che filtrava dalla finestra le illuminava il viso. Era sveglia e lo stava guardando con occhi dolcissimi e maliziosi che non ricordava di averle mai visto se non ai tempi in cui erano stati fidanzati. Forse, pensò, era quella stanza, forse quelle storie sui fantasmi o le suggestioni della Cornovaglia. Lei era così bella, calda, disponibile.

«Non dici niente?» chiese lui, al mattino, uscendo dal bagno.
«Che dovrei dire?» fece lei continuando a preparare la valigia.
«Ma di stanotte!» disse aggrottando la fronte.
«Già, nessun fantasma… che delusione, vero? Dovresti farti tornare indietro i soldi. Mi sa che han visto in te un gonzo da spennare…» e rise.
«Ma che fantasmi! È stato bellissimo fare l’amore dopo tanto tempo e con tanta passione… sembravi insaziabile!»
«Cosa? L’amore, con me?» domandò lei osservando incredula il marito, incerta se scoppiare a ridere oppure no. «Per paura che i fantasmi ci fossero davvero ho preso una doppia dose di sonnifero: non mi sarei svegliata neppure se la stanza fosse stata centrata in pieno da un treno in corsa» e gli mostrò un blister vuoto.