Un piano per la fuga

Oscar - un - uomo - in - fugaAveva sentito un rumore e poi subito un altro. Si inquietò e al buio cercò il suo bastone. Lo trovò. Si alzò dal letto, lentamente. Il cuore sembrava ballasse il reggae.
Dei ladri in casa mia?‘ Si chiese. ‘Ma se non c’è nulla da rubare! Oddio… ora non trovano nulla e poi mi danno una botta in testa…
Intanto era arrivato in fondo al corridoio. Intravide una donna in cucina che stava guardando dentro al frigo aperto: era una ragazza di colore, alta, slanciata, capelli ricci cortissimi color oro che facevano pendant con gli orecchini e le zeppe tacco dodici, della stessa tinta.
L’uomo anziano alzò il bastone per colpirla, anche se si trovava ancora a diversi metri da lei.
«Buongiorno Oscar, dormito bene?» chiese la donna rimanendo con la testa tra i ripiani. Ne uscì una domanda con l’eco.
«E lei chi è?»
«Sono Zoe, un’amica di Hanna, che non è potuta venire: mi ha chiesto di sostituirla… oggi bado io a te» disse con un sorriso chiudendo la porta del frigo. Un bel gran sorriso, aperto e contagioso.
«S’è fatta mettere incinta?»
«Ma no… cosa dici? Deve solo andare dal dentista…»
«Si fanno mettere tutte incinta. Vengono per un po’ da me, non faccio in tempo a imparare come si chiamano e… patatrac non le vedo più e al posto loro ne compare subito un’altra, senza che nessuno mi dica mai niente. Proprio come oggi. E lei è incinta?»
Zoe guardò il vecchio come si guarderebbe un bambino.
«Tieni, questo è il cappuccino come piace a te» fece lei cercando di distrarlo con voce suadente «e ti ho portato anche una bella fetta di torta, senza glutine, senza zucchero e senza un mucchio di altre cose…»
«E allora non saprà di nulla…» sbottò Oscar scontroso con l’acquolina in bocca; appoggiò il bastone al muro e ciabattò rapido sino alla sedia.
Perché mi dà del tu? Io sono il generale Oskar Demetrius Augusto Cacciòmini, ho combattuto in Iraq (o era in Siria?). Ma come si permette?‘ pensò.
«Devo rifare il letto, Oscar? L’hai bagnato anche questa notte?»
«Ehmm… forse.»
«Hai messo il pannolo, come ti diciamo sempre di fare?»
«Ehmm… forse.»
Ma è un oltraggio! La dovrei far arrestare questa mocciosa… farla mettere di corvée alle latrine… Anche se… dunque dunque… cosa avrei dovuto fare esattamente ieri sera? Ah sì… aprire una scatoletta di cibo per Tobia, prendere le compresse per la pressione e il colesterolo oltre l’anticoso giallo e amaro; spegnere la TV e… e, ah ecco, sì… mettere il pannolo. Già. Cosa non ho fatto però di queste cose? Oddio, forse a ben pensarci il gatto Tobia è morto da qualche anno… devo controllare meglio… però il resto… il resto sono arcisicuro di averlo fatto tutto!
«Ah, Oscar…» disse la donna ancheggiando verso la camera da letto. «Hai lasciato di nuovo accesa la TV tutta la notte.»
Ora basta, non si può più andare avanti così‘ pensò lui irrigidendosi sulla sedia. ‘Devo fuggire da questo angusto luogo di detenzione. Devo ricostituire il manipolo dei miei fedelissimi. Non possono più impedirmelo. L’ora del golpe è ormai scoccata nei cieli indomiti della nostra amata Patria‘.
Si alzò deciso e, preso il suo fido bastone, andò alla porta di ingresso.
Colpo di fortuna! La ragazza, quella lì, ma come caspita si chiamava? Aveva lasciato il mazzo delle sue chiavi nella toppa. ‘Che stupidina! Roba da Corte marziale.‘ Però era un chiaro segno del Destino. Aprì piano piano la porta e, senza chiuderla dietro di sé per non attirare l’attenzione, infilò le scale. Ci mise un po’ a farle tutte, un passo alla volta, ma quando finalmente si trovò in strada, il sole gli venne incontro radioso. Gli sembrò anche questo di ottimo auspicio. D’ora in poi sarebbe stato un uomo libero, non più ostaggio di badanti distratte e maleducate. Si sentiva di nuovo vivo. Il mondo era tornato ad essere suo. Respirò a pieni polmoni il gas di scarico del traffico del centro. Era felice.
Fece alcuni passi incerti verso piazza Duomo rimuginando sul testo di un possibile discorso per arringare la folla plaudente. Poi d’un tratto si vide riflesso nella vetrina di un bar. Era in pigiama e con le pantofole.
Azz…‘ pensò. ‘Mi devo organizzare meglio… Ecco cosa vuol dire non avere un attendente degno di questo nome.‘ E tornò indietro con passo sollecito verso casa.
Dunque, devo dare da mangiare a Tobia, prendere le pastiglie per i controcosi, spegnere la TV, dovunque essa sia, mettere il pannolo e… e… buttare giù un piano elaborato per la fuga… Perfetto… Sì sì, così mi sembra davvero perfetto‘ si disse fermandosi davanti al portone sbagliato.

20 pensieri su “Un piano per la fuga

  1. riesci a farmi sempre sorridere anche se oggi con un filo di amarezza. Chi tra di noi non ha genitori avanti parecchio negli anni che di tanto in tanto perdono qualche colpo, dimenticano di fare delle cose e sono pure convinti di averle fatte e via disquisendo?

    • Sì, hai proprio ragione. Il racconto mira a esorcizzare situazioni sempre più frequenti e drammatiche. Ne sono pienamente consapevole.
      Ma serve anche a me per calarmi con spensieratezza, ogni giorno di più, in un ruolo che pian piano potrebbe diventare coincidente proprio con quello del povero Oskar. Ne scrivo finché ho la lucidità e l’ironia per farlo.

      • ‘Il giorno della Befana’ è una delle storie più belle di Alan Ford, in cui degli anziani ex militari ospiti di una casa di riposo passano il tempo progettando un golpe per quel giorno. Una parodia del golpe Borghese quindi.
        😉

          • Arizona

            Tex: “Ehi, satanasso… come ti è venuto in mente di mettere del pepe nel caffè?”

            Kit Carson: “È stato un semplice sbaglio di barattolo, accidentaccio, e quando me ne sono accorto ho aggiunto una montagna di caffè, nella speranza che non si sentisse… poi quando ho visto che a rimestare quella roba c’era da spaccare il cucchiaio, vi ho buttato dentro una mezza bottiglia di whisky”.

            Tex: “Uh!”

            Kit Carson: “E non guardarmi così, per Giove, dopotutto non è morto nessuno, no?”

            Tex: “Per un solo motivo, amico mio… che nessuno di noi ha osato bere il tuo infernale caffè!”

            Kit Carson: “Puah! Gente ingrata!”

            😁

            • Io mi ricordo sempre di una battuta… quando Tex era sdraiato con Carson su una collinetta e stava vedendo il nemico di turno che stava galoppando via sottrandosi alla giusta vendetta. Lui estrai il suo Winchester e dice a Carson: “Accidenti questo tiro è difficile anche per me” E ovviamente lo abbatte.

            • Quella battuta in particolare non la ricordo, ma ne rammento altre.
              🤠
              ************
              La caccia

              Nelson: “Siete svelto con i pugni, ma mi piacerebbe scoprire se lo siete altrettanto nel far cantare una colt!”

              Tex: “Siete amante della buona musica?”

              Nelson: “Al punto da invitarvi a intonare un bel duetto!”

              Tex: “Prepotente ma spiritoso. Bene bene!”

              Nelson: “E allora?”

              Tex: “D’accordo, mister! Ma vi prevengo che difficilmente il pubblico potrà ascoltare un duetto. La voce della vostra colt non la sentirà nessuno e, a sipario calato, questo simpatico paese avrà un invalido in più!”

              Nelson: “Parlate troppo straniero, ma quando vi seppelliranno sarete certo molto meno chiacchierone. Va bene a venti passi?”

              Tex: “Da dieci a cento per me va sempre bene!”

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