Gianni era contento di aver trovato parcheggio, a quell’ora e in quella zona. Proprio un colpo di fortuna insperato.
«Dove stai andando così di corsa?» le chiese lei avendolo visto allungare il passo dopo aver chiuso la macchina.
«È che non ho prenotato, Helena…»
«Dici che non ci hanno lasciato il nostro tavolino preferito?»
«Questa è una serata speciale e potrebbe essere tutto pieno. E poi noi siamo in quattro.» All’improvviso lui non aveva più sentito dietro di sé il rumore dei suoi tacchi e si voltò.
«Come quattro? Cosa stai dicendo?» fece lei.
«Io, te e i ragazzi: Paula e Massimiliano.»
Helena e la figlia Paula lo guardarono stralunate.
«Se questo è il tuo modo di rimproverarmi perché non ti ho dato il figlio maschio che desideravi, trovo che sia di pessimo gusto. Hai scelto la serata giusta per le tue recriminazioni.» Il lampo negli occhi della moglie non ammetteva repliche. Gianni si guardò attorno spaesato e non disse più nulla fino al ristorante. Entrò e tenne la porta aperta alla moglie. Poi lei, vedendo che il marito si attardava gli chiese di pessimo umore:
«Ma cosa stai aspettando? Si può sapere?»
«Sto aspettando nostra figlia, Paula.»
Helena tornò indietro inviperita:
«Paula? Chi è Paula? Lo sai benissimo che non abbiamo figli… Questa sera vuoi proprio litigare…»
«Solito tavolo per due?» fece il cameriere cordiale appena vide entrare la coppia. «È accanto al caminetto, come sempre…»
Gianni entrò nel ristorante arrendevole, ma a testa bassa, poi, mentre la moglie andava a sedersi, l’avvertì che sarebbe andato a lavarsi le mani. Si lavò invece il viso, più volte, e con l’acqua fredda, rimanendo a fissarsi a lungo allo specchio. Poi entrò qualcuno con un vestito elegante e una cravatta chiassosa; lui si asciugò la faccia con una salvietta di carta e uscì subito. Ritornò nella sala e si sedette accanto a lei, ancora confuso.
«Meno male che almeno tu esisti, Helena.»
«Prego?» fece lei impietrita.
«Ma cosa fa?» disse a quel punto il cameriere prendendo delicatamente sottobraccio Gianni per farlo alzare. «Il suo posto è quello là» e indicò un tavolino apparecchiato per uno. La donna lo guardò andare via infastidita, proprio mentre al tavolo arrivava un uomo distinto con una cravatta strana.
«Tu non sai cosa è successo, caro…» bisbigliò lei imbarazzata. «Si è seduto qui per sbaglio un tizio. Mi ha fatto quasi paura, ti assicuro. Aveva una faccia…»
quello che si dice: dare corpo ai sogni 🙂
spesso il dramma della solitudine va a braccetto con la follia…
un flash.
sono colpito.
tornerò
@ Flavia: Grazie per le tue parole, mi consolano. Vuol dire che parte di me ‘passa’ attraverso la scrittura.
Non cambiare filone. MAI. Notte Bric.
Aggiungo ancora una considerazione, condivisibile o meno, forse più proiettiva che interpretativa, non so, valuterai tu che sei l’autore; ma credo spaventi il volto di chi soffre e tutto quello che mina alle nostre pseudo certezze e sbandierate “bellezze”, come la sgargiante e vistosa cravatta! Ciao Flavia
Certo perdere ad una ad una tutte le certezze o tutte le illusioni, che sono poi la stessa cosa, non é facile da accettare; come essere invitati ad una festa, di cui sai non puoi far parte (vedi per il nostro Gianni la “festa della donna”), se non per interposta persona (vedi ipotetica moglie). Quando ti rendi conto poi che non c’é nessun intermediario tra te e la solitudine, l’unica cosa che resta é il tuo solito tavolino da uno.
Caro amico, forse sbaglio ed interpreto a modo mio le tue storie, ma comunicare non é forse suggerire e, nel bisbigliare del’anima, percepire parole che vorremmo esprimere? Dimmi se la vedi anche tu così.
Un abbraccio sincero la tua amica Flavia
Un caro saluto, con simpatia
Stellina
Caro Anonimo,
arriviamo ad un compromesso. Io cambio filone. Magari fra un po’. Magari pure quando pare a me. Tu nel frattempo potresti cambiare blog.
;o)
L’ho sempre detto io di non scherzare con il Peyote…
Adesso basta!
Quand’è che cambi filone?
a me sto racconto ha messo angoscia!!!!!
Col tuo permesso ti linko :))))
Grazie della visita, tanti auguri… in ritardo
E’ da una vita che ti seguo, anche se silenziosamente. Certo che hai una fantasia inesauribile, Briciola. Notte.
ma, alla fine, LUI era rimasto?
Però…bella!
un bacio e buona serata 🙂
ma che carino questo blog! 🙂
ps- grazie!
quelle della lush che hai visto sul mioi blog non sono muatndine vere ma una polverina che ha quetso nome
Si,proprio uan torta al cioccolato:-)
Un mago.
Paolo
Era Gheddafi?
Ho compreso che non si possono fare i racconti su ordinazione, ma almeno oggi un miglioramento, un raggio di sole, un senso di favola in questo tuo mondo sbalestrato potevi almeno farlo….uffi!
…sempre io,…
niente da fare Briciola, la vignetta non funziona, mi si apre una finestra grande come una nuova pagina ma vuota… Non so come mai, forse un problema del mio template o di frontapage! cmq grazie lo stesso adesso mi leggo il tuo racconto! ciao!
la realtà del surreale…..
bello. come sempre
un sorriso
Maria
le tue donne sono sempre un po’ inacidite dalla vita o sbaglio? :))
grazie degli auguri
…se ti va passa a trovarmi sul mio “blog-radiofonico”: Si parla del meraviglioso universo femminile…magari puoi darmi il tuo contributo
da incubo… O.O