Il Grande Nord

Era iniziata come una forma di cortesia. Giovane, di belle speranze, si era affezionato a quel vecchio professore dai modi ruvidi e spicci, ma dalla profonda umanità, con cui aveva diviso un intero anno accademico. Così, quando aveva accettato quel nuovo incarico, a migliaia di chilometri di distanza, era rimasto in contatto con lui via e-mail. Il Professore, in linea con il suo personaggio, rispondeva in modo secco e sintetico, ma si capiva che gli faceva piacere. Parlavano un po’ di tutto: della difficoltà incontrate per ambientarsi nella nuova sede, dei colleghi, della casa, piccola, ma con una vista appassionata sul lago. Ma il professorino, con l’andar del tempo, complice la tristezza di abitare tanto lontano da casa, aveva cominciato a parlare di sé, delle proprie incertezze sulle scelte di vita. Il Professore, dal suo canto, non mancava mai di rispondere. A volte faceva passare diversi giorni, a volte diverse settimane, tuttavia, prima o poi, dava un cenno di riscontro. Con il suo garbo, con quella sua parola saggia di incoraggiamento, con quel suo consiglio accorato che sapeva confortarlo. Poi il Professore rimase per un paio di mesi senza dare notizie. E un mattino, quando il giovane temeva che ormai ogni contatto fosse andato perduto, gli giunse la mail insperata che gli comunicava l’avvenuto pensionamento. Erano poche parole, asciutte, quasi una comunicazione formale. Il professorino intuiva che quello doveva essere un momento molto critico per il suo mentore. Sapeva quanto aveva rappresento per quell’uomo la sua prestigiosa cattedra, il contatto quotidiano con gli studenti, i riconoscimenti internazionali. Cercò rispettosamente di tirarlo su di morale, anche se si rendeva conto che era un argomento dedicato e difficile da affrontare per quell’incolmabile divario di anni che li separava. Avrebbe voluto tornare a casa per andare a trovarlo, ma era il periodo di esami e il Rettore gli stava addosso. Così continuò a scrivergli, come aveva sempre fatto. Gli raccontò del suo desiderio di andare a insegnare in Canada, con una borsa di studio pagata dall’Università di Vancouver. Gli disse della sua passione per la montagna, la neve, il freddo, i paesaggi incontaminati del Grande Nord. Gli disse che la vita era una splendida avventura che noi esseri umani non ci meritiamo. Ma il Professore aveva smesso di rispondere.
Un giorno, al computer di facoltà, gli arrivò finalmente una mail.

Mi scusi professor Reinhard. Solo oggi sono riuscita a trovare la password per accedere all’indirizzo di posta di mio marito. E ho trovato le sue mail che gentilmente gli aveva inviato. Sei mesi fa, appena dopo il pensionamento, è uscito di casa mentre ero a fare la spesa e non è più tornato. Volevo che lo sapesse. Lo stiamo ancora cercando”.

4 pensieri su “Il Grande Nord

  1. Bella questa storia!!! Fare il professore non è solo un lavoro, ma è anke una passione ke ti arriva dritta dal !!!!!!!Mi è piaciuta molto…..forse xké anke io ho mantenuto dei buoni rapporti con i miei vecchi prof!!!!!Lavinia

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