Mashemashink

Autovettura - americana - d'epoca

Ci volle un po’ perché la polvere sollevata si posasse di nuovo a terra. E quando successe apparve una Ford Thunderbird del ’66 che un tempo forse era di color acquamarina.
L’uomo al volante, capelli neri e ricci, sulla cinquantina ben portati, abbassò a fatica il finestrino e, sporgendosi verso il distributore di benzina, domandò indeciso:
«Vado dritto per Pinetop Bow o devo svoltare a sinistra?»
L’anziano, in salopette di jeans, era in bilico su una sedia malconcia che si reggeva appena sulle gambe posteriori, lo schienale obliquo a toccare il muro scrostato del capanno. Era immobile tanto da sembrare di cera se non fosse stato che masticava vigorosamente qualcosa; forse del tabacco o della liquirizia.
L’uomo al volante, non avendo visto alcuna reazione nel suo interlocutore, ripeté la domanda questa volta ad alta voce, indicando vistosamente la strada ampia ma sterrata davanti a sé e soprattutto la biforcazione.
«Se continuo su questa strada ci arrivo a Pinetop Bow o devo andare verso sud? Non c’è nessun cartello!»
Passò ancora altro tempo. Poi l’anziano, spostandosi con il busto in avanti, raddrizzò la sedia che piombò sulle gambe anteriori scricchiolando.
«Vuole far rifornimento? Di quanti galloni ha bisogno?» gli chiese con una voce un po’ rauca ignorando la domanda.
Un colpo di vento investì un segnavento di legno che sembrò prendere vita. Difficile dire di cosa si trattasse. Per qualche attimo oscillò con un rumore di pentole fino a indicare con una asta scortecciata di pruno la direzione del vento. Durò poco perché la brezza calò in un attimo e il segnavento riprese la sua sagoma informe e inanimata.
«No, non ho bisogno di benzina, ho fatto il pieno giù a Blackwell… Volevo solo sapere dove devo andare. Non ce l’ha una mappa della zona?»
L’anziano a quel punto si alzò lentamente facendo leva con le braccia sulla seduta. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni uno straccio unto e maleodorante con cui prese a pulirsi le mani.
«Non abbiamo mappe qui… non c’è nulla per miglia e miglia e quelle poche persone che abitano in zona le si conoscono tutte…»
Lo straniero fece una smorfia di disappunto. Guardò davanti a sé come se ora vedesse non una strada infinita che si perdeva nel deserto torrido ma un muro invalicabile.
«Abbiamo Pinelake Grab, un Grosvenor Bow e finanche un Pinehollow Bridge, ma un Pinetop Bow proprio no…» fece l’anziano che, sempre strofinandosi le mani più per abitudine che per necessità, si era avvicinato al finestrino. L’uomo al volante lo stava squadrando frustrato.
«È proprio sicuro che non vuole un po’ di galloni di benzina?» insistette il vecchio arricciando il naso e mettendo così in mostra alcuni denti imbruniti «le servirà di certo una riserva se si addentra nel Thoughtful Angel Desert…» fece sputando nella polvere un grumo scuro che centrò sulla testa una lucertola grigia.
«Le ripeto che non ho bisogno di carburante… voglio solo arrivare a destinazione: è da ieri che sono in macchina…»
Nel frattempo, si era presentato un altro anziano. All’uomo della Thunderbird parve vedere doppio. Era esattamente identico all’altro, anche per come era vestito e per come masticava con la bocca storta.
«È sicuro che non vuole fare benzina?» chiese il nuovo venuto non appena si accostò anche lui alla macchina. Le mani erano entrambe sepolte nelle tasche della salopette dove pareva cercare qualcosa senza trovarla. «Sa, qui ci passa davvero poca gente… e questa settimana c’è uno sconto speciale sulle taniche di carburante da 5,3 galloni…» ribadì quello tirando su con il naso.
Lo straniero li guardò ripetutamente. Erano impassibili anche se avevano lo stesso ritmo di masticazione.
«Ma sì, riflettendoci bene, forse un paio di taniche mi servirebbero proprio… non si sa mai…»
I due gemelli continuarono a fissarlo come fossero impagliati.
«Probabilmente ne ho bisogno di quattro…sì sì, quattro» si corresse l’uomo, dopo un po’, sospirando.
«Ottima decisione, giovanotto!» esclamò il primo anziano che, come il segnavento, parve all’improvviso essere stato investito da una giovanile vitalità.
E mentre uno dei due fratelli caricava le taniche nel bagaglio della Thunderbird e lo straniero pagava, l’altro, tirando su con il naso, se ne uscì:
«Però, adesso che ci penso meglio, Jack, la zona di Maskemashink, prima che le ridessero il nome in dialetto Lakota, come era chiamata?»
L’espressione della faccia dell’altro fratello era interrogativa.
«Ah sì, ora ricordo Jack: la chiamavano Pinecop Row…»
«Già, Aaron, Pinecop Row, assomiglia molto al Pinetop Bow di questo giovanotto…» gli sorrise di rimando. «Ma lì non ci sta proprio nessuno se non le capre selvatiche e il vecchio Glenn, Glenn Weissman…»
«Sono Arthur… Arthur Weissman, il figlio di Abraham Glenn…» disse l’uomo della Thunderbird come fosse un’ammissione di colpa.
«Il figlio di quella vecchia cariatide di Glenny? E chi l’avrebbe mai pensato?» fece Jack facendo finta di dare una gomitata al fratello. «Ma perché non l’hai detto subito che sei il piccolo Arthur?» lo  rimproverò, ora in modo cordiale, Aaron. «Ascolta, non puoi sbagliare: prendi subito qui a sinistra, procedi per una ventina di miglia e quando vedi una roccia a forma di Angelo Pensoso, be’ sei arrivato. La casa di tuo padre è lì sulla destra.»
E subito entrambi i fratelli, senza aspettare un cenno di assenso del guidatore, si girarono all’unisono come se avessero preparato quella uscita di scena tante altre volte.
«Il figlio di quella vecchia cariatide di Glenny!!! E chi l’avrebbe mai detto?» fece ridacchiando Aaron prima di sparire all’interno del capanno.

22 pensieri su “Mashemashink

  1. Cara Briciola e questo come ti è venuto? Vedendo non è un paese per vecchi? Bello, ma inusuale per te, no? O è solo un incipit di qualcosa di più lungo? Buona estate

  2. Mi hai fatto pensare a una pagina di “Pian della Tortilla”, ma poi ho capito che ero finito dentro a “Milagro”, un libro che mi piace anche di più. Complimenti.
    🙂

      • Certo, per adesso non è morto nessuno. Però come tu ben sai nel baule dell’auto è chiusa, legata e imbavagliata, la figlia di un potente narcotrafficante, che ha messo una taglia sull’uomo in fuga, che così dovrà vedersela con il corrotto sceriffo locale, che alla fine finirà in galera grazie alla testimonianza della ragazza rapita, che in realtà era un’infiltrata della CIA. E così l’amore trionfa e al mercato un topolino mio padre comprò.
        😉😂

  3. E sii…l piccolo Arthur non può sbagliarsi…se vede l’Angelo “pensoso” è il posto giusto…ma nel se deserto non hanno cellulari o internet come fanno a fare lo smart working? Mah… Glenny è già in pensione?…Bel pezzo…

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